Impossibile pensare di dormire un sonno profondo. Un occhio è sempre aperto, un orecchio sempre teso, la paura è che all’improvviso, da un momento all’altro, possa tornare una scossa forte. Ieri mattina poco dopo le 10 ancora una volta, con una scossa di magnitudo superiore ai 4 gradi della scala Richter, la terra ha tremato. Ma la gente vuole essere più forte della paura, vuole dimostrare di poter decidere della propria vita mettendosi in contrasto con quanto consigliato e deciso dalla protezione civile. 



Sono quasi cinquemila gli sfollati dopo queste nuove scosse di terremoto che hanno interessato territori di Marche, Umbria, Abruzzo. La maggior parte degli sfollati vive sulle montagne appenniniche al confine tra Umbria e Marche. Gente abituata a temperature rigide, gente che non vuole andare nelle tende ma che nello stesso tempo non vuole abbandonare la propria terra, dirigendosi verso un albergo della costa adriatica come disposto dai piani della protezione civile. Una situazione complessa, perché non ci sono edifici agibili in molti paesi capaci di ospitare gli sfollati. Le tendopoli sono impensabili alla vigilia dell’inverno e con temperature che la notte già diventano rigide. Ma la gente non vuole fuggire dal terremoto, non vuole abbandonare il proprio paese, vuole dimostrare che si può restare anche se non ci sono soluzioni adeguate. Il governo ha subito stanziato 40 milioni di euro per gli interventi e la ricostruzione nei paesi del maceratese, in quelli della provincia di Perugia e poi allargandosi verso l’ascolano, il teramano, il reatino.



È ricominciata la conta dei danni. Tante chiese hanno perso i campanili, sono inagibili. Centri storici di paesi come Ussita sono diventati un ricordo. Centinaia di studenti universitari di Camerino hanno paura di tornare dopo il lungo ponte di Ognissanti, cominciato con la scossa di mercoledì. Il rettore ha fatto effettuare controlli alla sede universitaria che non avrebbe riportato danni e conta di fare a riprendere le lezioni nel giro di una settimana al massimo. Ma l’economia di quei posti rischia il tracollo. Il rettore ha chiesto aiuto a Renzi ed è in attesa di un sostegno. Camerino vive di universitari ed è triste vedere gli studenti armati di trolley abbandonare il paese. Chi parla di fortuna nel dramma è il sindaco di Fiastra, un piccolo paese dove la scuola, costruita negli anni Ottanta, è rimasta fortemente lesionata. Poche ore prima era piena di studenti, il terremoto dello scorso agosto non l’aveva scalfita. La scossa di mercoledì l’ha resa inagibile.



Gli abitanti di Pieve Torina invece si sono ritrovati in piazza con il loro sindaco. Un centinaio di persone che non voleva essere trasferita negli alberghi di Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto. Il sindaco dopo un sorta di confronto pubblico nella piazza del paese con i propri cittadini è riuscito a convincerli a trasferirsi per almeno tre giorni sulla costa. Nel frattempo i residenti dovranno decidere se scegliere dei container che sarebbero disponibili prima di Natale oppure aspettare quattro mesi per dei moduli abitativi provvisori, sicuramente più confortevoli. 

Ogni piccola comunità cerca la soluzione migliore per rimanere viva, per non perdere quei rapporti che ogni giorno si vivevano nella piazza del paese o dentro qualche negozio mentre si faceva la spesa o all’uscita della messa vespertina. Sicuramente bisognerà mediare tra la situazione edilizia dopo le scosse, il desiderio di rimanere, il freddo che incombe. E mentre si discute di tutto ciò, in in ogni paese tutti sono concordi nel sottolineare l’importanza del ruolo che stanno svolgendo i vigili del fuoco. Chi impegnato alla messa in sicurezza delle strade invase da sassi e massi, chi dirottato verso gli edifici inagibili a fare da angelo custode a quelle persone che cercano di rientrare in casa per recuperare gli effetti personali più importanti e portarli via con sé evitando anche di essere vittime degli sciacalli. I carabinieri hanno intensificato i controlli proprio per evitare furti sotto le macerie.