La figlia di Albano Crocco, ucciso e decapitato dal nipote Claudio Borgarelli, vuole incontrare suo cugino, che oggi in carcere ha confessato l’omicidio al giudice per le indagini preliminari. “Voglio vederlo in faccia e chiedergli perché l’ha fatto, perché ha distrutto la mia famiglia e ha distrutto se stesso“, ha dichiarato all’ANSA Daniela Crocco, che chiede giustizia e che suo cugino non veda più la campagna che tanto amava: “Deve rimanere in carcere tutta la vita“. Secondo la figlia di Albano Crocco, suo padre aveva un presentimento: “Mio padre aveva paura di lui. Adesso capisco perché mi chiamava tante volte quando uscivo con lui e perché mi diceva di non fidarmi di Claudio“. Intanto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi ha commentato la confessione di Claudio Borgarelli dell’omicidio di Albano Crocco, cogliendo l’occasione per fare i complimenti ai carabinieri della compagnia di Chiavari e al nucleo operativo del comando provinciale di Genova: “È stato un lavoro egregio. Hanno avuto l’intuizione di compiere le intercettazioni che sono state determinanti“.
E’ giunta l’attesa svolta in merito al giallo di Albano Crocco, il pensionato trovato decapitato lo scorso 11 ottobre nei boschi di Lumarzo. Il nipote Claudio Borgarelli, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di omicidio aggravato e premeditato e occultamento e sottrazione di cadavere, questa mattina ha confessato il macabro delitto al cospetto del giudice per le indagini preliminari, Paola Faggioni. A darne notizia è il sito Fanpage.it che riporta le parole pronunciate dall’assassino reo confesso nel corso dell’interrogatorio nel quale avrebbe ammesso di essere stato lui l’autore dell’omicidio di Albano Crocco. Con la sua confessione si chiuderebbe il giallo dell’uomo decapitato, alla luce delle motivazioni credibili avanzate dal nipote della vittima. Claudio Borgarelli al gip avrebbe ammesso di aver discusso con lo zio per il sentiero. “Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla”, avrebbe aggiunto. Durante la confessione Borgarelli avrebbe pianto, pur non manifestando alcun sentimento di pentimento nei confronti del gesto fatto a scapito di Albano Crocco. Al gip ha poi descritto quanto accaduto la mattina del delitto. Dopo aver aperto la porta della sua abitazione, avrebbe visto l’auto dello zio parcheggiata poco distante e i paletti del sentiero divelti. Proprio il sentiero era stato oggetto di precedenti liti tra Claudio Borgarelli e Albano Crocco, al punto da aver fatto interrompere i loro rapporti. “Ho seguito mio zio e mi sono portato dietro la pistola perché temevo che fosse armato anche lui”, ha quindi raccontato l’assassino. Tra zio e nipote sarebbe quindi scaturita una violenta discussione culminata in omicidio. “Io gli ho sparato due colpi e poi l’ho decapitato. Sono tornato a casa, ho messo la testa nel sacco e poi l’ho buttata”, ha confessato Borgarelli. A portare gli inquirenti all’arresto dell’uomo, nipote di Albano Crocco, erano state alcune intercettazioni ambientali. Dopo l’installazione di cimici sparse per la sua abitazione e all’insaputa di Borgarelli, l’uomo si era lanciato in affermazioni a voce alta simili a vere e proprie confessioni. Altri indizi avrebbero portato all’assassino del 68enne di Lumarzo: dalla tuta di lavoro del nipote indossata anche il giorno dell’omicidio e mai ritrovata, alle tracce di sangue della vittima rinvenute lungo il sentiero. Messo di fronte ai fatti, Claudio Borgarelli questa mattina non ha potuto più mentire e ha confessato il delitto di Albano Crocco chiudendo così il cerchio attorno ad un giallo dai contorni inquietanti e macabri, a 20 giorni esatti dal ritrovamento del cadavere dell’uomo, privo della testa.