Sono ancora molti gli aspetti da chiarire sull’omicidio di Nadia Arcudi e la svolta potrebbe arrivare dagli esami tossicologici. I risultati non sono ancora giunti, ma intanto in carcere è finito Michele Egli, cognato della vittima accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere in Svizzera e in Italia. L’uomo sostiene di aver solo portato via il corpo di Nadia Arcudi via dalla casa dopo averla trovata già morta e di averlo avvolto in un tappeto per poi gettarlo a Rodero. Un aspetto importante da chiarire riguarda l’assenza di segni di difesa o di aggressione sul corpo della donna: è stata stordita con farmaci e stupefacenti prima di essere soffocata? In tal caso si potrebbe cominciare a ragionare su un omicidio premeditato, abbandonando così l’ipotesi di un delitto avvenuto in un gesto d’impeto. Stando a quanto riportato da Il Giorno, va chiarito anche il movente. Non mancano le ipotesi: dai motivi passionali a quelli economici, ma al momento non è possibile stabilire con certezza chi possa aver avuto interesse a uccidere Nadia Arcudi.
Il caso di Nadia Arcudi contempla ancora molti lati oscuri che potrebbero essere svelati in seguito all’arrivo dei risultati sugli esami tossicologici in corso. Intanto, gli inquirenti hanno rivelato al settimanale Giallo in che modo sono riusciti ad individuare la vittima, ritrovata lo scorso 16 ottobre nei boschi di Rodero. La donna non indossava le scarpe, né aveva con sé cellulare (poi ritrovato) o carta di riconoscimento. I carabinieri di Como si sono così messi al lavoro al fine di individuare l’identità della vittima, uccisa due giorni prima del ritrovamento. Andrea Ilari, maggiore dei carabinieri al settimanale ha raccontato le difficoltà riscontrate: “Dopo aver escluso che fosse una persona di cui era già stata denunciata la scomparsa tra Como e Varese, abbiamo dedotto che si trattasse di una donna svizzera”, ha rivelato. Il particolare che ne ha permesso l’identificazione è stato un braccialetto riconducibile ad un evento sportivo che era stato organizzato un mese prima a Lugano. Il giorno successivo al ritrovamento di Nadia Arcudi i colleghi avevano segnalato l’assenza della maestra a scuola e poco dopo anche la madre aveva denunciato la sua scomparsa.
Continua a restare un mistero la morte di Nadia Arcudi, la maestra 35enne trovata senza vita lo scorso 16 ottobre nei boschi di Rodero, al confine tra Svizzera ed Italia. Per l’omicidio intenzionale della donna e l’occultamento del suo cadavere è finito in carcere il cognato Michele Egli, collaboratore informatico all’università di anni 42 e marito della sorella di Nadia Arcudi. Le sue parole continuano a non convincere affatto gli inquirenti in quanto ritenute del tutto inverosimili. Come riporta il settimanale Giallo, l’uomo e presunto assassino della maestra morta, avrebbe confermato l’occultamento di cadavere mentre continuerebbe a sostenere di non essere stato lui ad uccidere Nadia Arcudi: “L’ho trovata già morta e, spaventato, ho nascosto il cadavere”, avrebbe asserito agli inquirenti. Michele Egli ha confessato di essere entrato in casa della donna lo scorso 14 ottobre e di averla trovata senza vita. A quel punto in preda al panico ed al fine di non procurare sofferenze nella moglie, nonché sorella di Nadia, avrebbe deciso di far sparire il suo corpo. Una versione davvero assurda secondo gli inquirenti poiché non si spiega il motivo che lo avrebbe spinto a liberarsi del corpo della vittima se realmente non fosse stato lui ad ucciderla, addirittura oltrepassando la frontiera. Il settimanale avrebbe svelato un altro particolare shock che potrebbe portare a confermare ulteriormente le responsabilità a carico del presunto assassino di Nadia Arcudi. Quanto accaduto alla giovane maestra di Stabio, rievocherebbe la trama di un romanzo scritto proprio dal cognato Michele Egli, dal titolo “Luci e ombre”. Il libro parlerebbe di un omicidio e del ritrovamento in un bosco del cadavere di una ragazza. La vittima protagonista del romanzo sarebbe stata “uccisa a pugnalate e strangolata”. Anche il bosco sembra essere un elemento ricorrente nel romanzo che oggi appare come una terribile profezia. In merito al delitto di Nadia Arcudi, l’autopsia compiuta sul suo cadavere avrebbe confermato la morte per un edema polmonare, forse in seguito a soffocamento. La maestra potrebbe essere stata soffocata con un sacchetto di plastica stretto attorno alla testa, inoltre presentava una ferita da taglio a un dito. È probabile che la vittima se la sia procurata nel vano tentativo di difendersi dal suo assassino.