Papa Francesco ieri mattina è andato ad Amatrice e sugli altri luoghi del terremoto. I giornali hanno scritto che era una visita a sorpresa ma non è del tutto esatto. L’aveva detto subito che ci voleva andare. Già quel 24 agosto, quando la preghiera aveva preso il posto dell’Udienza, già allora aveva detto che avrebbe voluto essere lì. Poi altre volte e l’ultima domenica scorsa, durante il volo di rientro da Baku. Aveva detto che voleva andare nei luoghi del terremoto ma “privatamente, da solo, come sacerdote, come vescovo, come Papa. Ma da solo. Così voglio farla. E vorrei essere vicino alla gente”. 



Non si sapeva il giorno esatto ma si sapeva esattamente che avrebbe fatto quello che aveva detto perché papa Francesco fa promesse e poi non dà buca. E se deve aspettare aspetta, perché aspettare a volte è la cosa giusta da fare. “Non volevo dare fastidio, per questo ho lasciato passare un po’ di tempo. Sono qui semplicemente per dire che vi sono vicino e prego per voi. Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi”. 



Il Pontefice ha raggiunto la città simbolo del terremoto a bordo di una Golf con i vetri oscurati ed è entrato nella scuola provvisoria realizzata dalla Protezione civile del Trentino per incontrare alunni e insegnanti. D’altra parte si fa così in famiglia. Si chiede quando è il momento migliore per andare al capezzale di una persona cara ammalata, ferita, addolorata. Lo si fa rispettando la sua volontà e la volontà di chi lo accudisce. Perché a visitare i malati ci si va per stare coi malati, non per fare il Giubileo. Ed il protagonista di quella visita è il malato non l’ospite anche fosse un ospite d’onore come il Papa. Si va per condividere con chi sta male un pochino del suo stare male. In tutto ciò è accaduto l’incredibile, e cioè una scossa di terremoto di magnitudo 3.6 proprio mentre il Papa era ad Amatrice: quasi che il Creatore volesse sottoscrivere che il Papa non andava lì a far cessare il terremoto ma a far compagnia all’uomo, agli uomini in carne ed ossa, in quella tragedia che era il terremoto.



Il Papa è andato per prima cosa dai bambini perché sono le donne e i bambini i primi da salvare in caso di naufragio. Insieme ai vigili del fuoco, si è incamminato poi, tra le macerie, lungo Corso Umberto I. “Ogni giorno prego per voi affinché non dobbiate lavorare, perché il vostro lavoro è un lavoro doloroso. Sono io che devo ringraziare voi”. Il Papa si è fatto spiegare  gli interventi di soccorso e ha chiesto di poter fare una foto con tutti i vigili del fuoco. “Voglio una foto con loro perché sono quelli che salvano la gente”. 

Così il prete Papa Francesco se ne sta con gli uomini specializzati nel salvare la gente, come fosse il parroco di Amatrice e quella fosse la sua gente. Ma poi è così: è veramente la sua gente. Perché lui è veramente il loro pastore. Ed è per questo che non era una sorpresa che fosse lì. “Si cammina meglio insieme, da soli non si va. Avanti! Grazie”.

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