Non si spengono i riflettori sul terribile omicidio di Luca Varani, molto più simile ad una vera e propria mattanza, messa in atto da Manuel Foffo e Marco Prato lo scorso 4 marzo. Il settimanale Giallo, nell’ultimo numero, oltre a pubblicare alcune foto shock della scena del crimine ha anche rivelato in esclusiva quanto scritto dai Carabinieri rispetto alla tragica ed agghiacciante vicenda che si è verificata al Collatino. Secondo quanto riferito da Manuel Foffo, non conosceva Luca Varani, il quale si era presentato la mattina prima su invito dell’amico Marco Prato. “Prato aveva partecipato all’omicidio e poi si era allontanato, per tentare il suicidio in una stanza d’albergo”, scrivono ancora i militari. Una volta giunti nell’albergo poco distante dall’appartamento di Foffo dove si è consumato il massacro di Luca Varani, i carabinieri avrebbero trovato Marco Prato “con la testa infilata quasi sotto al letto matrimoniale, in stato confusionale. Ha assunto farmaci. Sul tavolo alcuni biglietti d’addio”. Trovati nella sua borsa anche scarpe e abiti da donna. Secondo i successivi controlli sanitari, tuttavia, Prato non aveva assunto una dose letale di farmaci. Scrive Giallo: “I medici che lo soccorrono scrivono che non mostra segni di pentimento, è lucido e sta bene. Per cui si ipotizza che abbia solo simulato”.



Il terribile delitto di Luca Varani negli ultimi giorni è tornato al centro dell’attenzione, alla luce dei dati shock emersi dall’autopsia eseguita sul corpo del giovane 23enne romano, ucciso lo scorso 4 marzo. Un omicidio cruento, avvenuto all’interno dell’abitazione di Manuel Foffo, in un appartamento anonimo al Collatino, ad opera sua e dell’amico Marco Prato. Il settimanale Giallo, in esclusiva sul nuovo numero, ha pubblicato diverse immagini che potrebbero inchiodare definitivamente gli assassini del povero Luca Varani. Come si legge sulla rivista diretta da Andrea Biavardi, si tratta delle foto della scena del crimine, esattamente le meno cruente. Ciò che appare davanti al lettore, è una scena raccapricciante, racchiusa in poche ma eloquenti immagini: il piumone sporco di sangue, sotto il quale vi è il cadavere di Luca Varani, la bibita scusa dalla quale la vittima avrebbe bevuto prima di sentirsi male, gli indumenti sporchi, le cicche di sigaretta, tra cui una contenente le tracce di un rossetto, quasi certamente fumata da Marco Prato, il quale era solito travestirsi da donna e truccarsi. Una sua abitudine quasi certamente messa in atto anche il giorno dell’atroce delitto di Luca Varani. Secondo l’autopsia, il 23enne sarebbe stato torturato per almeno due ore e sarebbe rimasto vivo nelle mani dei suoi aguzzini, Marco Prato e Manuel Foffo, mentre questi lo seviziavano. Vivo ma inerme, come evidenzia Giallo, in quanto Varani non era in grado di difendersi a causa delle massicce dosi trovate nel suo corpo della così detta “droga dello stupro”, una sostanza sedativa in grado di immobilizzare letteralmente chi la assume. Dal settimanale emergono anche le terribili parole di Manuel Foffo ai carabinieri e relative al racconto di quel maledetto 4 marzo scorso: “Lo abbiamo tagliato come si affetta il pane, ma Luca non voleva morire: dopo un minuto di silenzio ricominciava a respirare”. Uno dei due assassini ha poi raccontato di averlo coperto con il piumone dopo essere stato accoltellato al cuore ma anche in quegli attimi Luca Varani era ancora vivo. “Aveva la gola recisa, questo pugnale nel petto ed io l’ho coperto per non vederlo più. Ci ha messo un’infinità a morire…”. Parole terribili, che hanno trovato riscontro proprio dagli esiti dell’autopsia. Sarà il medico legale a scrivere che quelle rinvenute sul corpo del 23enne romano sono “lesioni inferte per provocare dolore”. Un martello e tre differenti coltelli sono state le armi impiegate da Manuel Foffo e Marco Prato per provocare in Luca Varani una inspiegabile quanto ingiustificabile agonia infinita fino alla lenta ed atroce morte.

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