Il Nobel per la Pace 2016 andato a Juan Manuel Santos, presidente colombiano, sta facendo rifletter min molti analisti nelle ore successive alla premiazione dell’accademia norvegese di Oslo: il comitato Nobel per la Pace è l’unico fuori dalla Svezia e proprio la matrice norvegese del premio sarebbe un motivo importante per capire il perché di questa scelta. Secondo quanto ha riportato Ariel Avila della Fondazione “Paz y Reconciliacion” alla tv colombiana questa mattina, «Questo premio Nobel al Presidente Santos è evidentemente un messaggio politico volto ad esercitare pressioni a Uribe e convincere tutte le parti in causa». Il significato è presto che detto: negli ultimi anni la Norvegia, su consiglio dell’Europa, è al lavoro per raggiungere la pace stabile tra Cuba e Stati Uniti. E proprio questo suo ruolo potrebbe ora ripetersi, con un’occasione molto più “simbolica e pubblica” per spingere alla firma bilaterale definitiva tra Colombia e le Farc. Il Nobel come una sorta di manato delle Nazione Unite per portare alla fine delle guerra civile in Colombia: lontani o vicini alla verità?
Nelle passate ore è stato assegnato il Nobel per la Pace 2016 a Juan Manuel Santos, il presidente colombiano. Un Nobel assegnato per gli “sforzi tenaci” e come incoraggiamento a non mollare. Sarebbe questo il significato dell’importante riconoscimento, come sottolineato da Agi.it. Ha il sapore della speranza il Nobel a Juan Manuel Santos, anche se quasi certamente il comitato di Oslo avrebbe preso la sua decisione prima di domenica, ovvero prima dell’esito del referendum popolare che ha bocciato l’accordo con la guerriglia Farc. A prescindere da tutto, il comitato ha voluto comunque premiare la volontà e l’impregno del presidente colombiano a fermare una guerra civile nella quale hanno perso la vita oltre 220 mila persone e costretto alla fuga altri 6 milioni di colombiani. A commentare il Nobel è stato anche il leader delle Farc, Timoleon Jimenez, che su Twitter ha scritto: “L’unico premio a cui aspiriamo è la pace con giustizia sociale per la Colombia, senza gruppi paramilitari di estrema destra, senza rappresaglie contro i ribelli di sinistra, o bugie. Pace nelle strade”.
Sono le prime parole del nuovo Premio Nobel per la Pace 2016, Juan Manuel Santos, dopo la sorpresa dell’annuncio di Oslo: «sono onorato del premio, lo accetto in nome del popolo che ha sofferto così tanto durante questa guerra». Il mondo qualche ora fa ha ricevuto la notizia del premio Nobel legato al presidente della Colombia come tutti sanno ora in virtù del tentato accordo con le Farc, il gruppo armato colombiano con cui è in atto una guerra civile da oltre 30 anni. Accordo firmato, ma la pace ancora non viene raggiunta visto che il referendum indetto immediatamente ha bocciato in sostanza le misure dello stesso. Ora è tutto da rifare ma l’intenzione della pace vuole essere mantenuta da tutti i protagonisti: «di sicuro un grande stimolo per costruire la pace in Colombia», ha voluto raccontare alla Reuters lo stesso presidente Juan Manuel Santos.
Il Premio Nobel per la Pace 2016 al presidente colombiano Juan Manuel Santos è particolare: a differenza dallo scorso anno dove il premio venne dato ad un Quartetto sconosciuto o quasi sui processi di pace in Tunisia, la consegna di quest’anno del Comitato Norvegese di Oslo ha scelto un personaggio molto conosciuto specie negli ultimi giorni proprio per l’accordo firmato con le Farc negato poi dal referendum colombiano che per pochi voti ha rimesso le trattative in mano a Manuel Santos e il leader delle Farc, Rodrigo Londono. Importanti sono le parole di Ingrid Betancourt, la fu-candidata alla presidenza della Repubblica colombiana rapita il 23 febbraio 2002 dai guerriglieri delle Farc ed rimasta sei anni e mezzo nella giungla nelle mani dei suoi rapitori fino alla clamorosa liberazione. «Anche le Farc meritano il premio Nobel della Pace? Sì, credo di sì. Sono troppo felice, sono ottimista per il futuro» dice tra le lacrime la Betancourt, come riporta l’Ansa.
Il Premio Nobel per la Pace è andato a Juan Manuel Santos, il presidente della Colombia per il suo recente accordo di pace firmato con il gruppo armato delle Farc che da circa 30 anni porta avanti una guerra civile con lo stato colombiano, con una carneficina che ha pochi eguali nel sud America. Sorpresa ma non tanta per la scelta del Comitato Organizzatore norvegese del Nobel che ha scelto il presidente di un Paese che da pochi giorni ha bocciato con un referendum deciso proprio dal Presidente, la scelta dell’accordo tra Stato e Farc. Ora è tutto da rifare l’accordo ma resta l’impegno totale di Santos del “cessate il fuoco, bilaterale e definitivo, al netto del risultato del referendum: «premiato per il suo processo di pace, ma è un omaggio anche a tutto il popolo colombiano, premo dedicato a tutte le vittime della guerra civile sanguinosa. Manuel Santos ha cercato di portare avanti il processo di pace ben cosciente del piano controverso di anni di guerra civile e ha voluto che gli elettori votassero con il referendum anche se il risultato del voto non è quello auspicato» spiega il Comitato Norvegese per il premio Nobel intervenuto pochi istanti fa per annunciare ad Oslo il prestigioso Premio Nobel per la Pace 2016.
Un’ora ancora e si saprà chi è il vincitore del Premio Nobel per la Pace 2016, forse il premio più atteso e politico tra i vari riconoscimenti dell’accademia reale svedese: moltissime le candidature quest’anno, quasi tutte segretissime che però evidentemente possono essere immaginate almeno nei nomi più importanti. 228 persone, 148 organizzazioni per un totale di 376 nomination, è record per per i candidati al Nobel della Pace di questo 2016. Oltre ai grandi favoriti, interessante è andare a scorgere chi potrebbe essere la “grande” sorpresa dei quest’anno, come lo era stato Obama nel 2009, o lo stesso Liu Xiaobo, dissidente cinese ai tempi ancora in carcere e che aveva creato un incidente diplomatico con la Cina. Quest’anno ci potrebbe ambire? Inutile dire che la cancelliera tedesca Angela Merkel rientra nella lista dei candidati, dopo l’anno scorso in cui sembrava più la favorita per la questione migranti e invece rimase “delusa” dalla scelta del quartetto tunisino. Si vocifera poi anche dei volontari Emilia Kamvsys, del pescatore Stratis Vallamos, e dell’attrice americana Susan Sarandon, che si è unita a Lesbo alle squadre impegnate a prestare soccorso ai migranti: mentre il vero “papabile” tra le grandi sorprese, forse non così sorprese tutto sommato, proprio colui che dà il nome al concetto di “papabile”. Papa Francesco è infatti il più vociferato di tutti, dopo i vari messaggi distensivi e i simboli che stanno comunque scrivendo la storia di questo pontificato. Cosa deciderà l’Accademia svedese del Nobel?
Ancora poche ore per l’assegnazione del Nobel per la Pace 2016: il verdetto verrà pronunciato alle 11 di oggi, venerdì 7 ottobre 2016. Numerosissimi i candidati per l’edizione di quest’anno, come già annunciato in questi giorni dal Comitato. Interverranno infatti 148 associazioni e 228 persone fisiche. Il segreto come sempre è assoluto è non è possibile sapere quale nome potrà conquistare l’ambita statuetta. Il regolamento infatti prevede che le candidature verranno rivelate solo 50 anni dopo l’assegnazione del Nobel. Intanto è già in atto un toto Nobel per la Pace con cui prevedere, anche se impossibile, quale sarà il nome papabile che assumerà il volto della Pace. C’è tuttavia un grande fermento riguardo ad alcuni nomi in particolare, fra cui l’ex insegnante di matematica Svetlana Gannushkina, che negli anni ’90 ha fondato un’associazione per fornire ogni tipo di assistenza ai migranti, dal legale alla scolastica. In particolare si è battuta a lungo per i diritti umani, ma anche e soprattutto per i migranti che sono approdati negli anni in Russia. Un compito quindi molto difficile che la rende per forza di cose una delle più indicate per il premio e che, tra le altre cose, potrebbe attirare maggiormente l’attenzione mediatica sull’attuale presidenza russa, sempre più discussa in tutto il mondo.
Difficile stabilire, oltre al nome del possibile vincitore del Premio Nobel per la Pace 2016, anche quale campo attirerà di più l’attenzione. A causa dei numerosi attacchi terroristici in tutto il mondo, è possibile infatti che la statuetta andrà a chi, in modi diversi, ha contribuito a sedare la minaccia. Fra questi l’iraniano Ali Akbar Salehi e l’americano Ernest Moniz, ovvero i due negoziatori che hanno reso possibile l’accordo iraniano sul nucleare. Da non dimenticare tuttavia anche i volontari della Difesa civile in Iran, ovvero i caschi bianchi. Per loro, infatti, salvare una singola vita equivale a “salvare tutta l’umanità”, come cita nel Corano e frase che hanno preso come motto. Diversa invece la posizione di Edward Snowden, accusato di spionaggio in passato e rifugiato in Russia da sei anni per evitare il processo. L’ex collaboratore dell’NSA ha consegnato al Washington Post ed al Guardian migiaia fascicoli top secret sul programma del governo in merito alla sorveglianza di cittadini sia stranieri che americani, compresi i leader delle Nazioni alleate e rivali.