MALMO (Svezia) — Quando Francesco è passato a salutare i giornalisti, ieri mattina, in volo verso Malmo e la Svezia, ho notato che si era tagliato di fresco i capelli. Così mentre tornava al suo posto dopo essersi sottoposto, come di consueto, all’estenuante rito dell’ascolto e dell’abbraccio di cronisti e fotografi, con la solita faccia tosta gli ho detto che avevo notato il taglio nuovo. Lui, come sempre, ha celiato, dicendo che per questo gli andava un po’ larga la papalina. La cosa mi ha commosso, non certo il fatto che anche il Papa vada dal barbiere, ma che abbia deciso di farsi bello e ordinato alla vigilia di un viaggio così importante, dove era atteso alla ribalta della Storia. 



Che sarebbe stato sotto i riflettori era più che ovvio. Dopo 500 anni, anzi per la precisione 499, luterani e cattolici decidono di commemorare insieme niente di meno che la Rifoma e quel Lutero, considerato eretico e scismatico per secoli da Santa Romana Chiesa, che gli aveva dato fiato. Il tutto avviene il 31 ottobre, data non casuale perché coincide con il giorno del calendario in cui il Martin di cui sopra ebbe la risoluta e sciagurata, per molti, idea di affiggere sul portone della chiesa di Wittenberg le 95 tesi sulle indulgenze, scatenando il putiferio nell’allora Cristianità. 



Per non parlare poi del luogo scenario per la commemorazione comune. La Cattedrale di Lund, paesino con un certo fascino e onesta autorevolezza nel sud della Svezia, satellite di lusso di quella Malmö che oggi è famosa soprattutto per aver dato i natali a Zlatan Ibrahimovic in sfregio alla lunga lista di santi e re che l’hanno popolata. La Chiesa severa che si erge con le sue due torri al centro dell’area universitaria tra le più famose e prestigiose di Europa, conserva nelle sue pietre le impronte di memorie diverse. Fino al 1536, quando l’ultimo arcivescovo cattolico della Scania, Torben Bille, fu imprigionato dai luterani, fu il centro della Chiesa cattolica. Poi, dopo l’aspro confronto che si aprì in seguito alla diffusione del protestantesimo, rimase simbolo di una vittoria sofferta: cattedrale luterana, cuore della riforma scandinava e ispiratrice del rinnovamento culturale e religioso della regione.



Oggi al suo interno celebrano cattolici e luterani. Uno spazio condiviso, segno del cambiamento maturato nell’ultimo secolo e del ristabilirsi di rapporti civili ed amichevoli tra “papisti” e chiese riformate. A Lund, nel 1947, fu anche fondata la “comunione di chiese”, 45 per dare numeri esatti, presenti in 98 paesi con 74 milioni di fedeli che va sotto il nome di Federazione Luterana Mondiale.  

E qui si torna al Papa. Perché a parte il taglio dei capelli, Francesco non sembra aver subito la pressione del passato. Bello e fresco di rasatura è arrivato in Svezia, e contento come a Pasqua, ha compiuto il passo tanto atteso. Il coro misto di rifugiati, profughi e biondi chierichetti cantava l’Alleluia, mentre lui e il segretario delle Federazione Luterana Mondiale, il rev. Junge, percorrevano affiancati la navata centrale della Cattedrale di Lund, pronti a pregare insieme, a riconoscersi più vicini che mai, raccogliendo i frutti di un lavoro iniziato nel 1967, all’indomani del Concilio Vaticano II, con un serrato confronto sui nodi teologici tra cattolici e luterani, sfociato poi nel capolavoro ecumenico che fu l’accordo sulla dottrina della Giustificazione (1999). In quella camminata l’ultimo tratto di un lavoro portato avanti da Benedetto XVI ispiratore del prezioso documento del 2013 “Dal Conflitto alla Comunione”. Testo che ha posto le basi per quello che è accaduto nel pomeriggio di ieri tra Lund e Malmö. 

E’ successo che fratelli separati “vedendo Cristo” in mezzo a loro abbiano cominciato “a vedersi in modo diverso”, rami della stessa vite in Cristo. Uomini e donne che vogliono rimanere uniti a lui per portare finalmente frutto, senza rassegnarsi alla divisione e alla distanza. Quello che alla fine si è vissuto in Svezia è la possibilità di riparare ad un momento drammatico della storia cristiana, superando controversie e malintesi, guardando con amore e onestà al passato, riconoscendo gli errori e chiedendo perdono. 

Si è purificata la memoria. E Francesco lo ha fatto raccontando la Riforma in modo diverso, come occasione per una maggiore centralità della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa e Lutero, come colui che ha riportato al centro la questione del giusto rapporto con Dio. Padre che prende sempre l’iniziativa e che precede qualsiasi risposta umana. Nella dichiarazione congiunta, firmata nella cattedrale da Francesco e dal presidente della Federazione Luterana Mondiale, si legge che cattolici e luterani non sono più estranei, che il passato non può essere cambiato, ma trasformato sì. E se l’aspirazione rimane sempre partecipare alla stessa mensa eucaristica, cosa oggi impraticabile, si può cominciare a sanare le ferite della memoria e quelle degli uomini. Insieme.  

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