Eugenio Scalfari ha fatto un’ intervista a papa Francesco prima dell’election day americano, ma l’ha pubblicata subito dopo l’inattesa elezione di Donald Trump e la sua intervista ha fatto notizia soprattutto per la domanda al papa sul nuovo presidente americano. C’era curiosità infatti sulla posizione di Francesco verso Trump. I mass media hanno ricordato in questi giorni le parole di Francesco alla fine del viaggio in Messico su chi, costruendo muri anziché ponti, non può dirsi cristiano e la ruvida battuta sul papa del tycoon americano. Tra i tanti sconfitti dalla vittoria di Trump — democratici americani, politici europei, governanti sudamericani eccetera — ci sarebbe dunque anche il papa e molti si chiedevano se Francesco si sarebbe messo in contrasto con lui anche dopo l’elezione a presidente degli Stati Uniti. Ma le risposte del papa a Eugenio Scalfari smontano questo confronto tutto politico. “Io non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici” ha tagliato corto il papa. 



Francesco però non ha eluso la sostanza più profonda dell’interrogativo che gli è stato rivolto: “voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi”. Oggi, ha aggiunto infatti, la sua preoccupazione principale è “quella dei profughi e degli immigrati”. Mettendosi ancora una volta dalla parte dei più poveri e dei più deboli, Francesco è uscito fuori dal grande gioco globale dei vincitori e degli sconfitti che si è svolto in questi giorni nella politica mondiale. La sua idea di politica, infatti, è un’altra: non “le beghe per il potere, l’egoismo, la demagogia, il danaro, ma la politica alta, creativa, le grandi visioni”. 



Politica vera, insomma, non è cercare il potere ma combattere i sistemi malvagi. Oggi “il denaro” e cioè i meccanismi prevalenti nell’economia mondiale non solo creano disuguaglianze profonde, ma impediscono anche “i provvedimenti che tendono a livellare il benessere e favorire quindi l’eguaglianza”. I cristiani devono perciò fare politica contrastando tutto questo e cercando di rimuovere la sofferenza e il disagio dei poveri (anche se non tutti i poveri sono cristiani o hanno fede). Anche l’idea di vittoria, in papa Francesco, è profondamente diversa da quella corrente: “la persona forte” è quella “capace di spezzare la catena dell’odio, la catena del male”, non con la violenza ma con l’amore. E’ grazie ai martiri, ha osservato, se oggi i cristiani sono più di due miliardi. Mentre il mondo celebra in Trump il trionfo del denaro e della forza, dunque, la libertà dei cristiani davanti a questi idoli si esprime vigorosamente per bocca del vescovo di Roma.



Diversamente da quanto potrebbe sembrare, il ragionamento del papa non è astratto o velleitario, buonista o antistorico. Francesco individua una contraddizione nel malessere e nella protesta che tanto hanno contribuito anche alla vittoria di Trump. Molte volte, egli nota, i provvedimenti per aiutare rifugiati e immigrati sono “avversati dalle popolazioni che temono di vedersi sottrarre il lavoro e ridurre i salari” e anche i poveri dei paesi ricchi “temono l’accoglienza dei loro simili provenienti da paesi poveri”.  In realtà, nota Francesco, il “denaro” è anche “contro i poveri dei paesi ricchi”. La tenuta delle Borse mondiali in questi giorni mostra l’attesa diffusa che Trump difenda i grandi interessi finanziari, ma anche molti bianchi che si sentono “dimenticati” e che temono l’impoverimento hanno votato per lui temendo l’arrivo di “loro simili provenienti da paesi poveri”. “E’ un circolo perverso e deve essere interrotto” afferma Francesco. Il problema più profondo, sembra volerci dire il papa, non sono né Trump, né le aberrazioni della sua campagna elettorale, né i suoi programmi ultraliberisti. Ma il circolo perverso della lotta di chi nei paesi ricchi teme l’impoverimento contro chi fugge da paesi in preda alla guerra o alla miseria. Francesco non si duole per la sconfitta dei democratici americani o per le difficoltà dei progressisti europei. Ma per un ostinato rifiuto della solidarietà verso la sofferenza altrui che rende miopi e che spinge anche contro i propri interessi più profondi.  La sua non è solo una denuncia, il papa offre anche una risposta. La contraddizione che egli rileva non è solo nei comportamenti e nelle scelte di tanti: è anzitutto nel profondo di cuori che ancora non hanno accolto l’annuncio del Vangelo.

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