Le ultime indiscrezioni in merito alle indagini in corso sul delitto atroce di Luca Varani, avrebbero evidenziato alcuni aspetti legati al possibile movente. Come vi avevamo annunciato in apertura di articolo, il sospetto è che dietro il massacro del giovane romano possa esserci l’ombra della droga. Alla luce delle ultime novità non riesce a capacitarsi la giovane fidanzata di Luca Varani, massacrato lo scorso 4 marzo da Manuel Foffo e Marco Prato. “Continuano a passare i mesi e la mancanza ed il vuoto restano sempre presenti. Però, caro Luca mio, ancora una volta non mi riesco a dar pace e non riesco a capire perché e che necessità avevi di raccontarmi una cosa diversa dalla realtà”, scrive la fidanzata del 23enne ucciso, Marta Gaia, sulla sua pagina Facebook. Il ricordo del giovane e del loro amore resta ancora vivo, insieme al dolore ed alle tante domande che il suo vuoto ha lasciato. “È presente la rabbia, ed è presente quel senso di vuoto, per non averti “salvato” anche quel maledetto giorno, anche se so perfettamente che non avrei potuto fare materialmente niente. E mi chiedo, perché ?”, scrive ancora Marta. Clicca qui per leggere lo stato Facebook completo.



Il caso sul delitto di Luca Varani continua a portare alla luce giorno dopo giorno nuovi particolari shock che permettono di chiarire maggiormente il quadro shock nel quale sarebbe avvenuto il massacro del giovane 23enne, per mano di Manuel Foffo e Marco Prato. Come rivela il sito BlitzQuotidiano, i due assassini avrebbero consumato un rapporto sessuale proprio davanti al povero Luca Varani agonizzante. Il dettaglio shock sarebbe emerso nel corso dell’interrogatorio a carico di Manuel Foffo, il ragazzo che a differenza di Marco Prato, dal giorno dell’arresto si è dimostrato molto più collaborativo. Il rapporto tra i due sarebbe avvenuto in camera da letto, dopo aver trascinato il corpo forse ancora vivo di Luca Varani. Questi particolari inquietanti emergono alla vigilia del processo per omicidio premeditato a carico di Foffo e Prato, i due trentenni romani che lo scorso 4 marzo hanno messo in atto la loro follia omicida al culmine di un festino a base di alcol e droga, dopo la chiusura delle indagini che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio.



Nell’omicidio di Luca Varani, il 23enne romano massacrato lo scorso marzo, entrano anche i dati dei cellulari di Manuel Foffo e Marco Prato. I due giovani sono attualmente in carcere e si va verso il loro rinvio a giudizio e l’inizio di un processo a loro carico. Le indagini sono durate alcuni mesi e sarebbero arrivate a chiudere il cerchio intorno ai due accusati. Quel giorno Luca Varani sarebbe stato convinto ad andare a casa di Manuel Foffo, un appartamento nel quartiere Collatino a Roma, dove si trovava anche l’altro amico Marco Prato. Gli inquirenti hanno ricostruito quanto sarebbe accaduto quel giorno, a partire dall’invito rivolto a Luca Varani, scandagliando anche i cellulari di Manuel Foffo e Marco Prato. E sarebbero appunto spuntati vari sms, secondo quanto riportato da Il Messaggero, con i quali Prato avrebbe cercato di convincere Varani ad andare a casa di Foffo per “portare cocaina”: a Luca Varani sarebbe stato promesso il pagamento immediato della droga e sarebbe stato quindi questo il motivo che avrebbe spinto il ragazzo ad andare a casa del suo amico dove poi sarebbe stato ucciso.



Il caso relativo al massacro di Luca Varani continua ad essere caratterizzato da nuovi inquietanti retroscena, a distanza di oltre otto mesi dall’omicidio del giovane ragazzo romano. Il 23enne fu vittima di una vera e propria mattanza avvenuta nell’abitazione nel quartiere Collatino a Roma, ad opera del proprietario dell’appartamento, Manuel Foffo e del pr Marco Prato. Di recente sono emersi i dati dell’autopsia compiuta sul cadavere di Luca Varani e che hanno confermato come il giovane fu massacrato a martellate e coltellate per un totale di cento colpi. Una morte lenta e dolorosa al termine di infiniti minuti di violenza. Ora emergono nuovi retroscena che potrebbero chiarire anche quale fosse il movente che portò Manuel Foffo e Marco Prato all’indicibile omicidio, sicuramente uno dei più cruenti degli ultimi anni. Il quotidiano Il Messaggero ha messo in luce un dettaglio ritenuto dagli inquirenti molto importante: il contatto di Luca Varani era memorizzato sul cellulare di Marco Prato con l’appellativo di “mogliettina mascottino” seguito da due cuoricini. E’ quanto emerso dall’analisi approfondita effettuata dai Carabinieri e che ha riguardato gli scambi di sms, Whatsapp e contatti telefonici tra la giovane vittima ed il pr romano, uno dei suoi assassini. Il nomignolo, insieme all’ipotesi secondo la quale Luca Varani fornisse a Marco Prato la droga potrebbero finalmente fornire le attese risposte in merito alla domanda madre dell’intero delitto: cosa ha spinto il 23enne a recarsi la mattina in cui fu ucciso presso l’appartamento di Foffo? E che tipo di rapporto c’era tra lui e il suo assassino Marco Prato? Secondo Il Messaggero i due si conoscevano da tempo. Oltre ad un intenso scambio di messaggi, il loro rapporto era dominato anche da tanta cocaina. Sarebbe quest’ultima la chiave del massacro che si è compiuto lo scorso 4 marzo nell’appartamento al Collatino. Tra i tanti che in quelle ore erano passati dall’appartamento di Manuel Foffo, Luca Varani era certamente il più debole. Sicuramente il più bisognoso di soldi. A convincerlo a recarsi all’appuntamento fu un messaggio di Prato: “Prendi un autobus, un taxi e chiama quando stai per arrivare”. E poi ancora, nel tentativo di convincerlo ulteriormente: “Portami quelle cose e stai tranquillo, ti paghiamo ma non dire nulla a Giacomo altrimenti non posso pagarti oggi. Se mantieni il segreto te li do oggi stesso”. Varani avrebbe chiesto ulteriore conferma per poi accettare e confermare: “Nel giro di poche ore arrivo”. Ignaro che da lì a breve la sua vita sarebbe finita per sempre.