Dovranno essere accertate le cause della morte di Michele Alfano, il 40enne di Capaccio Scalo che è deceduto a causa delle complicazioni in seguito ad un intervento di chirurgia bariatrica per la riduzione dello stomaco. Secondo gli ultimi dati, riporta l’agenzia di stampa Ansa, “in Italia gli interventi chirurgici per obesità sono raddoppiati in 8 anni, passando dai 6mila 2008 a oltre 12mila nel 2015”. I dati sono stati presentati nei giorni scorsi nel corso del primo Position Paper sull’Obesità elaborato dal Centro di Studi sull’Obesità dell’Università Statale di Milano, in collaborazione con la Società Italiana Obesità (Sio), Società di Chirurgia dell’Obesità (Sicob), Associazione di Dietetica e Nutrizione Clinica (Adi) e Associazione Amici Obesi. Per quanto riguarda la chirurgia bariatrica un’analisi realizzata dal Centro di Studi sulla Sanità Pubblica (Cesp) dell’Università di Milano-Bicocca sottolinea in realtà che questa “comporta un guadagno di oltre tre anni di vita vissuta in condizioni di salute ottimale e una riduzione della spesa di 11.384 euro a paziente”. Il presidente Sicob Luigi Piazza spiega appunto che “In Italia c’è ancora scetticismo e solo un obeso su 100 si sottopone a intervento, eppure la chirurgia bariatrica è il trattamento più efficace nei casi gravi. Oltre a garantire un calo ponderale significativo comporta anche un notevole risparmio di costi per il Sistema Sanitario”.



Voleva cambiare la sua vita, ma qualcosa è andato storto e Michele Alfano è morto: il 40enne di Capaccio Scalo si è spento alla Clinica Cobellis di Vallo della Lucania a causa delle complicazioni sopraggiunte in seguito ad un intervento chirurgico per la riduzione dello stomaco. Michele Alfano voleva perdere peso, per questo lo scorso 3 novembre si era sottoposto all’operazione insieme al fratello minore. Michele e Alfonso, entrambi di oltre 120 chili, volevano perdere peso e, quindi, sono entrati insieme in sala operatoria, ma per due interventi differenti: Michele si è sottoposto ad un intervento di riduzione dello stomaco, mentre Alfonso per l’inserimento di un palloncino, non essendo ancora idoneo al cosiddetto “slim” perché doveva perdere altro peso prima. Entrambi gli interventi sembravano essere andati a buon fine, ma il 5 novembre sono emerse le prime complicazioni per Michele Alfano, ricoverato in rianimazione con febbre alta, sensazioni di vomito, bruciore di stomaco e problemi di respirazione. Le sue condizioni peggiorano fino al decesso. Come riportato da Il Mattino, è stato colpito da tre collassi respiratori nell’ultimo giorno di vita, l’ultimo – quello fatale – alle 22 circa. La famiglia, avvisata dai sanitari, allerta nella notte i carabinieri, denunciando quanto accaduto. Da qui il sequestro della cartella clinica e e della salma.



La chirurgia bariatrica è il trattamento più efficace dei pazienti affetti da obesità? Su questa domanda verte il dibattito che si è aperto negli ultimi giorni dopo un caso di morte in seguito ad un intervento per la riduzione dello stomaco. La chirurgia bariatrica non è indicata per tutti i soggetti obesi, infatti nella fase pre-operatoria e post-operatoria è importante un approccio multidisciplinare. Di conseguenza, le valutazioni degli psicoterapeuti, i consigli dei nutrizionisti, dei diabetologi e infine quelli del chirurgo hanno un ruolo cruciale nella gestione del paziente. Oltre che sull’efficacia, ci si interroga anche sulla sicurezza di questo tipo di operazioni. Qualcosa è andato storto, ad esempio, per Michele Alfano e ora la sua famiglia si aspetta verità e chiarezza. Michele Alfano sarebbe morto dopo due settimane dall’intervento per una peritonite provocata dalla lacerazione della parete posteriore dello stomaco. «Ancora non riusciamo a crederci, vogliamo vederci chiaro ed andare fino in fondo a questa storia», hanno ribadito i familiari. 

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