Svolta nel caso dell’omicidio Lidia Macchi. Stefano Binda, l’unico accusato per l’omicidio compiuto ormai trent’anni fa, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di essere lui l’assassino dalla Procura di Milano che si occupa del caso. Svolta che non è stata accolta con favore dagli avvocati della famiglia Macchi, preoccupati che si voglia chiudere al più presto il caso invece di aspettare i risultati delle indagini scientifiche sui resti della salma, che nei mesi scorsi è stata riesumata, così come della ricerca di altri indizi: “non posso negare di essere rimasto molto sorpreso da una richiesta di rinvio a giudizio di Binda formulata in tempi così brevi. Sembra, infatti, che la Procura Generale di Milano abbia innescato l’ottava marcia per celebrare il processo al più presto possibile, senza più voler tener conto degli importanti esami scientifici ancora in corso, come quelli sulla salma di Lidia” ha commentato l’avvocato Pizzi. A proposito del processo ha detto che, “stando l’innegabile gravità del quadro indiziario a carico del Binda”, la famiglia Macchi si costituirà parte civile. Nelle ultime settimane erano riprese le ricerche dell’arma del delitto nel luogo in cui venne ritrovato il corpo di Lidia Macchi. In una intervista concessa ieri sera al Tg3 Lombardia, la madre di Lidia aveva detto che Binda, in caso fosse davvero lui l’assassino, per il suo stesse bene sarebbe ora che confessasse: “Tenere per così tanti anni un segreto de genere deve essere un tormento”. Binda si trova in carcere dal gennaio di quest’anno quando il caso venne clamorosamente riaperto grazie ad alcune rivelazioni.



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