Il solo nome di Louisa May Alcott evoca ricordi piacevoli e sereni, dovuto al successo della sua opera maggiore, Piccole Donne. Un libro che fino a non poco tempo fa, generazioni di fanciulle e adolescenti leggevano anche su consiglio dei professori scolastici. Un’usanza che sembra essere ormai perduta, così come lo è stato per molto tempo anche un romanzo sconosciuto della scrittrice. “Un lungo fatale inseguimento d’amore” è stato scoperto piuttosto di recente e ci dona un lato inedito, nonché stravolgente, di Louisa May Alcott. Il genere in questo caso si rifà a quel thriller macabro di cui si era resa protagonista nei primi anni di carriera, e scartato dall’editore perché dai toni troppo forti. Il lato oscuro della Alcott è onnipresente nei suoi scritti, persino Jo, ovvero il suo alter ego, definisce “racconti di sangue e tuoni, pericolosi per le giovani menti”. La scrittrice, se vista alla luce di questo filone della sua scrittura, non mette freno ai propri personaggi, spingendoli a superare qualsiasi limite, dalle vendete agli adulteri, fino agli incesti e molto altro. 



Meg March è la maggiore delle quattro sorelle descritte da Louisa May Alcott: all’inizio di “Piccole Donne” viene presentata come una sedicenne assennata e riflessiva che sogna di guadagnare un ruolo rispettabile all’interno della buona società del luogo. Per questo, probabilmente, soffre in modo particolare la pessima situazione economica in cui la sua famiglia si ritrova a navigare: le piacerebbe avere abiti sempre in ordine per debuttare in società e non dover subire i commenti che alcune malelingue rivolgono nei confronti delle sue toilette. Come se non bastasse, spesso si trova in conflitto con sua sorella Jo, dato che la ragazza troppo spesso mette in atto atteggiamenti anticonformisti che Meg non capisce e da cui si sente messa in imbarazzo. La giovane March, però, ha buon cuore ed è sempre in grado di comprendere la vera natura delle cose: le scelte che farà per la sua esistenza lo dimostrano ampiamente. Meg, infatti, non si lascia lusingare da corteggiatori facoltosi e vanesi: sceglie di sposare l’umile precettore John Brooke, un uomo buono e semplice che in svariate occasioni ha dimostrato il suo profondo valore alla famiglia March. Con lui decide di vivere una vita semplice e dignitosa, piena di calore e di amore, e si ritrova perfettamente felice nel suo ruolo di compagna complice e di madre affettuosa. Un ruolo che Louisa May Alcott cucì addosso ad un carattere presente in tanti “bravi figli” ma spesso infelici nelle storie di tutti i giorni: qui però il riscatto della bella Meg ha fatto sognare intere generazioni. Un’intuizione davvero felice…



Louisa May Alcott deve aver pensato a smuovere un po’ le vicende in casa March creando “Piccole donne crescono”: in questo secondo capitolo della saga vediamo l’evoluzione delle giovani sorelle March, creature letterarie nate dalla penna della scrittrice statunitense Louisa May Alcott. Meg convola a giuste nozze con John Brooke, il precettore di Laurie, ed inizia a sperimentare le gioie e le difficoltà della vita matrimoniale. I due si trasferiscono in una piccola casetta che chiamano “La Piccionaia” e ben presto mettono al mondo una coppia di vivaci gemelli. Jo, invece, decide di trovare la propria strada nel mondo e lascia la casa dei suoi genitori per accettare un incarico come istitutrice presso una ricca famiglia di New York. Quando il dolce Laurie la chiede in moglie, la nostra eroina lo rifiuta perché sa perfettamente che la loro vita sarebbe piena di litigi e di conflittualità: la Alcott insiste fortemente su come sia essenziale la compatibilità caratteriale per una vita familiare serena. Jo accetta invece il corteggiamento del posato e colto professor Fritz Bhaer, filosofo tedesco che si dedica all’insegnamento ed alla puericultura. Amy, diventata una graziosissima ed assennata fanciulla, accompagna la ricca e burbera zia March in un viaggio in Europa: qui incontra Laurie e si innamora di lui, diventandone presto la moglie. La povera Beth, invece, muore a causa di alcune complicazioni della scarlattina, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori delle sue sorelle.



Beth March, probabilmente uno dei personaggi più amati dai lettori di Louisa May Alcott, è un personaggio delicato e sfumato che, però, riesce a lasciare un segno indelebile nei primi due romanzi della tetralogia. La giovane Elizabeth, questo il suo nome per esteso, all’inizio dell’opera ha appena tredici anni: è dotata di un carattere dolce e di un’indole naturalmente buona che la portano ad essere amata da tutti. In particolare Jo trova nella sua sorella minore la quiete interiore che lei non ha mai avuto: Beth è la sua confidente, l’unica che sia in grado di arginare le sue intemperanze. Animo delicato e puro, questa fanciulla ha una passione travolgente per la musica e suona il piano in modo soave: questa capacità riesce ad aprirle il cuore del burbero signor Lawrence, il vicino di casa della famiglia March. L’uomo le dona un pianoforte, rallegrando così gli ultimi anni della sua esistenza. La vocazione all’altruismo della fanciulla, infatti, le sarà presto fatale: di nascosto dalle sue sorelle si reca ad assistere una famiglia bisognosa della zona e contrae la scarlattina. La salute della povera Beth non è mai stata delle migliori e la nostra beniamina lotta disperatamente tra la vita e la morte. La bambina riesce a sopravvivere alla fase acuta del morbo ma dovrà sopportare alcune gravi complicazioni di questa malattia: morirà dolcemente nel secondo capitolo della saga, spirando proprio tra le braccia della sua amata Jo e lasciando un ricordo indelebile in chiunque l’abbia conosciuta.

Louisa May Alcott nacque 184 anni fa e della sua vita in questo martedì 29 novembre stiamo dicendo tanto grazie a Google che le ha dedicato un apposito doodle. Ma non c’è vita senza morte, allora tocchiamolo pure l’argomento scottante: come morì Louisa May Alcott? La scrittrice di Piccole Donne perse la vita all’età di 55 anni a causa di un colpo apoplettico. Inizialmente si credette che questo fosse stato causato da un avvelenamento da mercurio al quale la Alcott andò incontro durante la Guerra Civile a causa di una cura sbagliata. Successivi accertamenti sul suo corpo fecero emergere invece un’altra verità, secondo cui la Alcott non aveva sofferto di diversi problemi di salute a causa dell’avvelenamento da mercurio, bensì per una malattia autoimmune. Quel che è certo è che Louisa May morì a due giorni di distanza dal padre che aveva assistito per molti anni della sua vita, ma della sua morte capì poco, se è vero che le sue ultime parole furono:”Non è meningite?”.

Il doodle di Google volto a celebrare la figura di Louisa May Alcott a 184 anni dalla nascita ci fornisce l’occasione di approfondire quella che è stata la vita di questa grande scrittrice statunitense. Scrittrice sì, ma anche altro. Nel 1862 infatti, in concomitanza con lo scoppio della Guerra Civile Americana, la Alcott prestò servizio per un anno come infermiera all’Union Hospital a Georgetown. La passione per la scrittura, però, non rimase in letargo durante questa parentesi da infermiera se è vero che Louisa May spedì diverse lettere, successivamente riorganizzate e pubblicate dal Commonwealth con il titolo di “Hospital Sketches”, all’interno delle quali l’originaria di Germantown diede prova di essere in grado di comunicare su carta non soltanto emozioni dettate da sentimenti e legami profondi, ma anche ironia e senso dell’umorismo. Furono queste lettere, difatti, a farle meritare le prime recensioni positive da parte della critica. 

“I ragazzi di Jo”, ultima fatica letteraria di Louisa May Alcott legata al mondo delle sorelle March, ci mostra l’evoluzione degli studenti che Jo ha accolto all’interno della sua scuola privata e della sua famiglia. Sono passati dieci anni dagli eventi narrati in “Piccoli uomini” e tutti i suoi protagonisti sono diventati dei giovani in gamba che cercano di trovare il proprio posto nel mondo. Nessuno di loro, però, dimentica il ruolo fondamentale che Plumfield ha avuto sulle loro esistenze e spesso vi fanno ritorno per ricevere consigli ed aiuto da Jo e da suo marito Fritz. Questo è ciò che accade al violinista Nat, per esempio, quando si ritrova solo in Europa per cercare di sfondare nel mondo della musica: le insidie del bel mondo rischieranno di rovinare la sua vita e solo l’intervento del professor Baher lo riporterà ad uno stile di vita più adatto alla sua personalità. Il suo amico di sempre Dan, un avventuroso e coraggioso ragazzo dall’animo indomabile, torna nel luogo in cui è cresciuto per altre ragioni: da sempre il suo cuore appartiene alla graziosa Bess, la figlia di Amy e di Laurie. Quando capirà che non potrà mai sposarla, deciderà di sacrificare la sua giovane vita combattendo al fianco dei nativi americani. Menzione d’onore per la giovane Nan: la ragazza rifiuterà ogni offerta matrimoniale e proseguirà negli studi fino a diventare uno dei primi medici donna della nazione. Anche in questo romanzo la Alcott, infatti, punta i riflettori su caratteri femminili forti ed indipendenti che siano in grado di far fronte alle proprie esistenze in modo autonomo. Un focus sulla scuola che in realtà riflette i medesimi temi dei primi capitoli: educazione e spiriti indipendenti che si imbattono nelle fatiche della realtà. Una scuola non fine a se stessa ma appunto come paradigma, palestra di vita.

Meriterebbe 184 volte grazie Louisa May Alcott, nell’anniversario della sua nascita, per avere creato la magia che solo un capolavoro come Piccole Donne può ispirare. Quel che è certo, però, è che la scrittrice oggi prefereribbe di gran lunga un pagamento in denaro e per la precisione 1,2 milioni di dollari: la somma necessaria a salvare Orchard House, la casa della famiglia Alcott che ha ispirato le vicende di Meg, Jo, Amy e Beth March. Se vi state chiedendo cos’è che sta insidiando l’abitazione con le tegole marroni situata a Concord, in Massachussetts, dovete pensare a dei nemici tanto subdoli quanto inarrestabili: le termiti. Gli insetti mangia-legno stanno infatti rosicchiando con voracità le mura della casa di Louisa May Alcott, e soltanto la raccolta fondi iniziata da una sua discendente può sperare di riuscire a salvare quel luogo e allo stesso tempo i sogni di tutti coloro che hanno amato le sorelle March con le loro ambizioni e i loro difetti. Un terzo della cifra verrà fornito dall’associazione Save America, ma i restanti 2/3 della somma dovranno essere reperiti entro il mese di giugno. E in questo caso, a dare una mano alla residenza di famiglia, arriva come sempre Louisa May Alcott, dal momento che la stessa discendente che ha dato il via al tentativo di salvataggio di Orchard House, come riporta l’Ansa, ha anche scovato un manoscritto inedito originale della sua antenata intitolato “Lu Sing” che verrà messo all’asta nella speranza di reperire i fondi mancanti. Perché queste Piccole Donne hanno pur bisogno di un tetto sotto il quale vivere…

Una delle figure più interessanti dei libri di Louisa May Alcott è certamente Amy March, la più giovane delle quattro sorelle raccontate dalla grande scrittrice nella saga di Piccole Donne. All’epoca del primo libro ha appena undici anni: nonostante la sua giovane età, è un personaggio esplosivo dotato di un caratterino piuttosto deciso e determinato. La ragazzina, infatti, è capricciosa e vanitosa: passa ore intere ad ammirarsi allo specchio e ad immaginare una vita futura fatta di ricchezze e di sfarzo. Priva di peli sulla lingua, Amy è in perenne conflitto con Jo: entrambe, infatti, sono testarde e poco disponibili all’ascolto. I loro litigi epocali, comunque, vengono sempre risolti grazie all’amore che le lega. Cresciuta, la giovane viene condotta dalla ricca zia March in Europa dove può approfondire la conoscenza della storia dell’arte, materia che l’ha sempre affascinata: la ragazza dimostra di avere un ottimo talento per il disegno e per la pittura. Qui la raggiunge la notizia della morte di Beth: il dolore per la perdita della sorella la fa crescere in modo incredibile. Quando Laurie la raggiunge nel Vecchio Continente fa fatica a riconoscerla dato che Amy è diventata dolce, saggia, comprensiva e matura. I due si innamorano e convolano a giuste nozze: la vita matrimoniale ci mostrerà come la giovane March sia diventata una sposa affettuosa ed una madre estremamente amorevole. Una storia voluta, un personaggio amato da tanti questo “piccolo brutto anatroccolo” che Louisa May Alcott ha voluto forse più di tutti celebrare.

La vita di Louisa May Alcott è una di quelle che può definirsi straordinarie. Eppure, a 184 anni dalla nascita dall’ideatrice di Piccole Donne, si può dire che la scrittrice raggiunse tutti i suoi traguardi pur senza mai rinunciare alla propria semplicità. La vita di Louisa May Alcott, come ricorda Focus.it, si è svolta infatti perlopiù tra Concord e Boston se si escludono un tour in Europa e alcuni viaggi nella Grande Mela. La semplicità osservata dalla Alcott, però, più che una scelta è sembrata rappresentare una condizione inevitabile, soprattutto a causa delle scelte del padre, il capofamiglia affascinato dalla teoria del trascendentalismo, troppo impegnato a rincorrere ai suoi ideali per preoccuparsi di considerare i bisogni economici e materiali dei componenti del suo nucleo familiare. Sarà per questo che il mancato raggiungimento della ricchezza ha rappresentato sempre un cruccio per la Alcott, tanto che già ad 11 anni scriveva:”Vorrei essere ricca, buona, e che tutta la nostra famiglia fosse felice”. Desideri che testimoniano quanto la condizione di povertà pesasse sull’allora “piccola donna”, Lousa May Alcott.

Nel 1871 Louisa May Alcott manda alle stampe “Piccoli uomini”, terzo capitolo della saga letteraria legata alle sorelle March. Jo ha finalmente capito cosa vuole fare nella vita. Morendo, zia March le ha lasciato in eredità Plumfield, estesa tenuta della zona dotata di diverse camere e di ampio spazio esterno: la nostra protagonista decide di aprire una scuola improntata alle idee pedagogiche teorizzate da suo marito Fritz. Plumfield, quindi, diventa il teatro della crescita di svariati ragazzini tra cui spiccano Rob e Teddy (i figli di Josephine e di Fritz), Demi, Daisy e Josie (figli di Meg e John) e Bess (la bimba di Laurie e Amy). Assieme a loro troviamo una banda di allievi molto eterogenea: Nat Blake, per esempio, è un riservato fanciullo con la passione del violino: tutti lo amano e in particolar modo Jo ritrova in lui la dolcezza e la delicatezza della sua adorata e mai dimenticata Beth. Anche la piccola Nan occupa un posto speciale nel cuore dell’insegnante: la bimba è un vero e proprio maschiaccio dai modi bruschi e dal carattere indomabile che ricordano alla nostra protagonista l’indole burrascosa che finalmente è riuscita a domare. A questi fanciulli viene offerta un’educazione completa che comprende un’istruzione di ottimo livello, calore umano e la possibilità di sviluppare le vocazioni personali in modo libero: questa teoria è il messaggio principale che Louisa May Alcott desidera veicolare grazie al romanzo in questione. Un capitolo che allarga gli orizzonti e si dispiega ben aldilà della “semplice” educazione femminile ma che incontra il panorama umano educativo. E brava Louisa May Alcott, oggi la ricordiamo anche per questo

Fu una sostenitrice della soppressione della schiavitù e del suffragio universale femminile Louisa May Alcott, l’autrice del romanzo Piccole Donne di cui oggi ricorre il 184esimo anniversario della nascita. Ricorda inoltre Focus che la scrittrice americana realizzò quest’opera autobiografica in soli tre mesi: Louisa May Alcott scrisse poi tre sequel di Piccole Donne, libro che racconta la storia delle quattro sorelle Jo, Beth, Meg ed Amy. Oggi Google dedica un Doodle alla ricorrenza proprio per ricordare questa data. Louisa May Alcott fu una donna indipendente e femminista come il suo alter ego letterario, Jo: fu molto legata alla famiglia d’origine tanto da mantenerla per tutta la vita. Louisa May Alcott non si sposò mai ma accudì come una figlia la nipote, dopo la morte della sorella. Il libro Piccole Donne è basato sui ricordi d’infanzia di Louisa May Alcott: era un racconto realistico della vita dell’epoca e divenne subito un classico della letteratura per l’infanzia tanto da essere seguito da altri tre romanzi, Piccole donne crescono, Piccoli uomini, I ragazzi di Jo.

Che sia il giorno di Louisa May Alcott non si può sbagliare, se per caso oggi guardare il doodle del vostro motore di ricerca preferita: eppure qualcosa che non sapete sulla grande scrittrice di Piccole Donne di certo la troviamo. Anzi, come noi oggi è la grande occasione di scoprirci qualcosa di più, in fondo la cultura è come un libro da scoprire pagina dopo pagina: la brava scrittrice vissuta nell’Ottocento è protagonista di un inizio carriera assai singolare, guardando poi lo sviluppo della sua fulminante carriera. Come tanti autori del passato, anche Louisa May Alcott ha iniziato la sua produzione artistica facendo quello che c’era bisogno per poter sbarcare il lunario. E allora dai temi morali ed educativi che raggiunse più tardi con una maturazione artistica eccezionale, la nostra eroina incominciò con uno pseudonimo per poter scrivere racconti… gotici! Brevi scritti horror e gotici con pieno stile sensazionalista. Era “obbligata” a farlo visto che doveva lavorare per l’Atlantic Monthly che donava ai lettori queste storie un po’ dark e un po’ suspence, tanto che la nostra Louisa May Alcott dovette adeguarsi. Una prova di talento che fu comunque molto utile più tardi e che ci regalò una scrittrice davvero a tutto tondo.

A 184 anni dalla nascita di Louisa May Alcott, la poetessa e scrittrice dalla cui penna nacquero le Piccole Donne diventate un mito per diverse generazioni, conosciamo tanti aspetti della vita di questa straordinaria personalità, ma ce n’è uno che merita di essere approfondito: la breve esperienza da vegetariana di Louisa e famiglia. Come ricorda Focus.it, infatti, nel 1843 il padre di Louisa, Bronson Alcotti, ispirato dalla dottrina filosofica del trascendentalismo che poneva l’uomo al centro del mondo in rapporto con la natura, fece trasferire tutta la famiglia a Fruttilandia. Un nome che è già un progetto, ma di preciso cosa avveniva in questo luogo “mistico”? In breve si estremizzava la dieta vegetariana, con tutti gli adepti che si nutrivano esclusivamente di pane azzimo, minestrone e acqua, e che osservavano il divieto di indossare indumenti di lana, di utilizzare concime nel terreno e di piantare semi in profondità. Risultato dell’esperimento? Fruttilandia venne abbandonata dopo 6 mesi in quanto erano tutti malnutriti e in precarie condizioni di salute. Aggiungete anche questa esperienza, dunque, alle tante prove che hanno reso Louisa May Alcott una donna straordinaria, capace di partorire un capolavoro come Piccole Donne.

Della vita di Louisa May Alcott si sa ogni più piccolo particolare, famiglia compresa. Lo si deve ad uno dei suoi più grandi successi Piccole donne e non si può certo dire che fosse una scrittrice originale. La Alcott ha infatti descritto il dramma delle sorelle March ispirandosi al proprio nucleo familiare, o meglio, descrivendo esattamente ciò che le è successo. Facile pensare quindi come la Luna Nera avesse letteralmente adottato la scrittrice, condannando a morte qualsiasi persona facesse parte della sua vita. Si potrebbe dire persino che la sua presenza ha portato scompiglio tanto quanto la capacità della Signora in Giallo (Murder, she wrote) di attirare omicidi nella piccola cittadina di Cabot Cove. Se fossero vissute nello stesso periodo Jessica Fletcher e Louisa May Alcott avrebbero di sicuro risolto il problema della sovrappopolazione di interi Paesi. Dalla povertà, voluta fortemente dal padre, al fallimento dell’intera comunità di Utopiah Fruitlands in cui gli Alcott si trasferirono nel 1843. Il nome del paesino stesso non era di certo garanzia di successo, ma fu particolare il collegamento fra l’arrivo della famiglia della scrittrice e la distruzione di Utopiah. Eppure fu una fervente sostenitrice delle donne, come dimostrano i suoi numerosi scritti e la scelta particolare di concentrare, il romanzo Piccoli Uomini esclusi, quasi interamente le sue trame sull’universo femminile. Che cosa ne avrebbe pensato, oggigiorno, dei diritti civili? Si potrebbe pensare che Luoise May Alcott sarebbe stata fra gli attivisti più accesi, pronta a scrivere pagine e pagine sul vantaggio di un universo tutto al femminile.

Quando rievochiamo il nome di Louise May Alcott nella nostra mente, senza dubbio veniamo invasi da un’ondata di piacere, nel solo ricordo di Jo, Beth, Meg ed Amy. Inevitabile associarla a Piccole Donne, anche se nei romanzi in cui ha parlato della famiglia March sono presenti anche delle tragedie. Eppure, indagando a fondo, potremmo scoprire che in realtà la nostra visione della Albott è falsata. Per esempio, potremmo considerarla una Stephen King dell’Ottocento. Luoise May Alcott infatti esordì nel mondo della letteratura e della scrittura grazie a novelle gotiche e dark, parlando di delitti, suicidi e tutti i fatti più macabri che possiamo immaginare. Spesso anche ciò che non concepiremmo mai. Una leggenda vuole che la scrittrice appaia in sogno a Shonda Rhimes, la creatrice di How to get away with murder (Le regole del delitto perfetto), per suggerirle le trame per i futuri episodi. Ovviamente è un lato oscuro e macabro di Louisa May Alcott che è venuto alla luce solo molti anni dopo la sua morte, grazie a delle lettere che James R. Elliott inviava alla Alcott per chiederle di firmare i propri racconti con il suo vero nome, piuttosto che con lo pseudonimo di A.M. Bernard. 

Per ricordare il 184° anniversario della nascita di Louisa May Alcott, Google ha voluto creare un Doodle ispirato alla sua opera più grande, Piccole Donne. La Doodler Sophie Diao ha voluto concentrarsi con forza nel ritrarre una possibile scena domestica con protagoniste le quattro sorelle March, impegnate in molteplici attività. Dalla predilezione di Beth per il pianoforte alla passione di Amy per il disegno, senza dimenticare l’abilità di Meg con pizzi, merletti e tombolo. In primo piano Jo, la più forte della sorella March e personificazione della Alcott stessa. In ognuno dei suoi personaggi l’abile scrittrice ha infatti ritratto le proprie sorelle e la madre, donando a Jo, ribelle e determinata, il proprio carattere e ambizioni. Nel Doodle, la scrittrice in erba corre infatti lontana da Lawrence, il vicino di casa che vediamo fuori dalla porta, stringendo i propri libri e manoscritti, molti dei quali persi durante il tragitto e sparsi sul pavimento. Il significato ruota tutto attorno alla volontà di Jo di esprimere le proprie convinzioni tramite lo scritto ed allo stesso tempo l’attività prolifica di Louisa May Alcott. Scrisse infatti oltre 300 opere, fra articoli, racconti e romanzi.