E’ stato dichiarato chiuso il processo per il delitto Caccia, nel corso della giornata odierna, dalla Corte d’Assise di Milano, a causa di alcuni errori della procura, per il quali lo stesso pm si è scusato nel corso dell’udienza. Grande la delusione da parte delle figlie del procuratore di Torino, Bruno Caccia, per come è stato condotto l’intero processo a carico di Rocco Schirripa. Le due figlie del magistrato torinese ucciso nel 1983 si sono dette “confuse”, come riporta Repubblica.it, ma anche intente a non arrendersi. Ad intervenire nel corso di una pausa dal processo anche lo stesso Rocco Schirripa, accusato di essere l’esecutore materiale del delitto Caccia: “Io non c’entro niente con questo giudizio. Voglio che il processo continui perché voglio dimostrare la mia innocenza. Posso giurare davanti a dio che non scappo. È l’ultima cosa che posso fare. Io voglio difendermi in questo processo”, ha chiosato. Schirripa passa da imputato a indagato in seguito alla riapertura delle indagini da parte della procura avvenuta due giorni fa.
Novità importante in merito al caso relativo al delitto Caccia: oggi a Milano si è chiuso il processo che vede imputato Rocco Schirripa, il presunto esecutore materiale dell’omicidio avvenuto nel 1983 a scapito di Bruno Caccia, procuratore di Torino. La Corta d’Assise, nella giornata odierna ha deciso di chiudere il processo con sentenza di “non doversi procedere”. Una chiusura giunta, come riporta Repubblica.it, dopo l’errore della procura che non aveva avanzato la richiesta di riapertura delle indagini ignorando l’esistenza di un precedente fascicolo archiviato e che ha reso così nulle le prove raccolte. Tutto, dunque, riparte dalle indagini riaperte due giorni fa e che hanno seguito il fermo a carico di Schirripa, il quale potrebbe ora affrontare un nuovo processo. Nel corso dell’udienza che si è svolta questa mattina, è intervenuto anche il pm Marcello Tatangelo, chiedendo scusa alla Corte per l’errore auto denunciato dalla stessa procura. “Chiedo scusa alla Corte. Questo processo contro Schirripa è illegittimo e deve chiudersi”, sono state le parole del pm. “Possiamo sbagliare ma siamo persone serie. Abbiamo chiesto la scarcerazione ma anche la riapertura indagini e poi ho firmato un fermo”, ha poi aggiunto nel corso del suo intervento in aula Tatangelo. A sua detta, però, nulla è perduto in quanto le prove raccolte “erano e sono valide”. L’errore al quale si è andati incontro in merito al caso sul delitto Caccia, come evidenziato anche dal magistrato stesso, è un errore avvenuto anche in passato spesse volte. Nonostante le quattro udienze che si sono svolte, dunque, il processo si conclude qui con la promessa del pm: “Ci sarà un altro processo”. Gli avvocati della difesa si sono definiti concorsi alla richiesta di chiusura del processo avanzata dalla procura. Di parere differente, invece, l’avvocato della famiglia Caccia che ha attaccato in modo duro sia il pm che i giudici chiedendo che sia la stessa Corte a pronunciarsi sull’utilizzabilità delle prove finora raccolte.