I casi di femminicidio non riguardano solo il nostro Paese ma anche il resto del mondo, dove spesso vengono documentati casi di violenza che sfociano inevitabilmente in una fine drammatica. Un caso tragico e che sta facendo molto discutere, è quello con protagonista Yara Savchuk, una donna di 36 anni di Orel, a Sud di Mosca, vittima delle violenze da parte dell’ex convivente, Andrej Bachkov, in seguito alle quali è stata trasportata in ospedale dove poi è deceduta. Quaranta minuti prima di morire, nel mezzo della violenta lite, la donna aveva allertato la polizia. Gli agenti, giunti sul posto, non avrebbero però fatto nulla per evitare che la vittima di violenza potesse essere messa ulteriormente in pericolo, ma anzi, prima di andarsene, avrebbero avvertito che non sarebbero tornati in caso di una nuova chiamata. “Quindi se mi succede qualcosa, voi non intervenite?”, avrebbe chiesto incredula Yana, come riporta il sito di Russia Beyond the headlines. Come risposta, l’addetta del commissariato, al telefono, avrebbe aggiunto, dopo la minaccia di averla denunciata per procurato allarme: “Se la ammazzano, usciremo senz’altro per eseguire l’autopsia sul cadavere”. Una frase che oggi risuona come un triste presagio. Yana è stata gettata con violenza a terra e presa ripetutamente a calci dall’ex, Andrej Bachkov, già noto alle forze dell’ordine per furto, violenza carnale e possesso di droga. Giunta in ospedale la donna 36enne non ce l’avrebbe fatta. La notizia shock ha messo in luce uno spaccato abbastanza sconcertante in merito al lavoro della polizia russa creando molte polemiche soprattutto sui social network, dove sono emerse storie molto simili, ma fortunatamente con un epilogo meno tragico. La vicenda si va ad inserire proprio durante la controversa discussione in merito allo scandaloso disegno di legge alla Duma, relativo ad un alleggerimento delle pene per gli aggressori.



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