Sul caso Tiziana Cantone, l’accusa contro Facebook e il semi-rigetto dell’istanza presentata dalla società social network ha fatto clamore ed è scoppiato anche sul web, come del resto l’intera vicenda Cantone ha fin da subito coinvolto il mondo della rete, nel bene e nel male. Secondo il Tribunale di Napoli Nord, i link e le informazioni contenute su quei video hard diffusi dovevano essere rimossi da Facebook senza neanche dover aspettare un’ordinanza amministrativa o giudiziaria. Va detto però, come riporta l’Ansa, che il collegio ha accolto la parte del reclamo di Fb «disponendo che non sussiste alcun obbligo per l’hosting provider di controllare preventivamente tutte le informazioni caricate sulla varie pagine». Il commento ulteriore fatto dall’avvocato di Tiziana Cantone e della madre Teresa Giglio, verte verso una pronuncia molto equilibrata: «perché introduce il principio, rigettando quanto asseriva Facebook, secondo cui un hosting provider, pur non avendo un generale obbligo di sorveglianza su tutto quanto viene pubblicato sui propri spazi, deve però rimuovere le informazioni illecite, quando arriva la segnalazione di un utente. E’ quello che è avvenuto nel caso di Tiziana. E non deve attendere che il sia Garante della Privacy oppure il giudice ad ordinargliene la rimozione», riferisce il legale Andrea Orefice su TgCom24.



Riflettori ancora accesi sul caso di Tiziana Cantone, la giovane napoletana suicida dopo la diffusione di alcuni suoi video hard in rete. Ad intervenire sulla vicenda è stato anche il legale di Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone. L’avvocato Andrea Orefice, come rivela l’agenzia di stampa Ansa ha commentato l’ordinanza del tribunale di Aversa che ha dato ragione alla madre della vittima esprimendosi contro Facebook. Il colosso del web, infatti, è reo di non aver censurato nei mesi scorsi i contenuti illeciti presenti sul social e dedicati a Tiziana Cantone. “Facebook ha l’obbligo morale di fornire tutti gli elementi utili a individuare le generalità di quelle persone che, nascoste dietro falsi profili, hanno aperto le pagine su cui sono state caricati quei contenuti diffamatori, tra link, video e commenti offensivi”, ha commentato il legale. Proprio questi contenuti avevano contribuito a creare la gogna mediatica che portò la giovane 31enne al suicidio. La speranza della madre di Tiziana Cantone è che Facebook possa collaborare con le procure impegnate nelle indagini.

Il caso di Tiziana Cantone ha di nuovo gommoso il web: questa volta però non per i suoi video hard trafugati e diffusi in maniera illegale e neanche per il terribile suicidio di settembre scorso che ha messo fine alla sua ancora giovane vita. Qui sotto vi abbiamo raccontato della “seconda uccisione” come ha raccontato la madre Teresa dopo la richiesta di archiviazione fatta dai pm di Napoli Nord: secondo l’amica intervenuta questa mattina durante la puntata di Mattino 5 con Federica Panicucci, «ciò che è successo a Tiziana può accadere a chiunque e quel che sconvolge è che ancora non ci sia stata giustizia». Un coro di ingiustizia si è sollevato anche sul web dopo quanto di nuovo è provenuto dalla procura di Napoli: la storia triste di Tiziana Cantone prosegue anche mesi dopo il drammatico suicidio e nelle prossime settimane si attenderanno novità sull’unico processo rimasto in piedi, ovvero quello contro ignoti per istigazione al suicidio.

Sul caso Tiziana Cantone, dopo la notizia emersa ieri della Procura di Napoli sulla richiesta di archiviazione per i 4 indagati denunciati dalla ragazza suicida campana, ha parlato questa mattina ospite da Mattino 5 la mamma di Tiziana, Teresa Giglio. A metà tra la furia e la profonda tristezza, la donna non accetta la richiesta fatta dai pm: «Mia figlia è stata uccisa per l’ennesima volta. Una ragazza perbene e particolarmente sensibile a cui erano state tolte la dignità e il rispetto dopo la diffusione di quei video». In collera Teresa Giglio per quanto deciso dai pm dopo la mancanza di elementi sufficienti per procedere a giudizio, come hanno spiegato dalla procura di Napoli che indagava dopo il complicato caso di denuncia fatto mesi fa da Tiziana Cantone – come spieghiamo nel dettaglio qui sotto. Sconvolti i parenti, gli amici e anche gli utenti sul web che non accettano come una vicenda del genere possa concludersi in questa maniera.

Clamorosa svolta nel processo sul caso Tiziana Cantone, la povera ragazza morta suicida a settembre dopo mesi di vessazioni, sfottò e insulti online per i suoi video hard hackerati illegalmente e diffusi in rete. Ieri sera a sorpresa la Procura di Napoli ha chiesto l’archiviazione del fascicolo aperto in seguito alle denunce della stessa Tiziana prima del suicidio. Secondo il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli e il sostituto Alessandro Milita «non ci sono infatti i presupposti per esercitare l’azione penale nei confronti dei quattro indagati per diffamazione. Nessuno era invece stato iscritto nel registro degli indagati per l’altro reato ipotizzato, la violazione della privacy», riporta la fonte del Corriere della Sera. Svolta clamorosa per un processo che in queste settimane aveva tenuto impegnata la famiglia Cantone dopo la triste notizia della morte per disperazione della bellissima e giovane Tiziana. Resta ora aperta solo l’inchiesta sull’induzione al suicidio alla procura di Napoli Nord, anche se con l’accusa contro ignoti rischia di portare ad un nulla di fatto anche questo procedimento. Le motivazioni della richiesta del Pm non sono ancora uscite e la difesa di Tiziana come del resto la madre hanno deciso di non commentare per evitare polemiche, fino alla reale lettura delle motivazioni. Processo complesso con l’inchiesta avviato quanto Tiziana Cantone segnalò la diffusione virale di alcuni video hard da lei girati e inviati senza la volontà della ragazza in rete: denunciò lo smarrimento del cellulare in un primo momento poi ammise di aver inviato i video a quei 4 amici poi indagati e infine però ritirò «la querela nei confronti dei quattro spiegando al pm di non essere certa che fossero loro gli autori della divulgazione: aveva compreso, probabilmente, che in mancanza di elementi certi avrebbe rischiato lei l’accusa di calunnia», scrive ancora il Corriere della Sera. Tutta l’incertezza a portato alla richiesta di archiviazione e ora si vedrà come finirà questo ennesimo processo sul caso Cantone: purtroppo nessuna decisione riporterà indietro quella bella ragazza, questa forse la sconfitta più grande.