Castelli, il Comune del Teramano noto per la ceramica i danni più gravi li aveva subiti con il terremoto del 2009, tanto che l’allora premier Berlusconi e il capo della Protezione civile Bertolaso lo inserirono fra quelli del cratere sismico. Danni per decine di milioni di euro, ma una lentezza burocratica che non ha mai permesso di sbloccare i 40 milioni di euro messi a disposizione per la ricostruzione. Interi comparti del paese con il divieto di transito, impalcature e sistemi di sicurezza che sono entrati a far parte del paesaggio. 



In mezzo a tanta incapacità amministrativa è arrivato il terremoto del 2016 che ha peggiorato la situazione, tanto da obbligare il sindaco di oggi a ricominciare da capo. Ma, in attesa di capire se il nuovo cratere sismico avrà una valenza oppure se tutti i danni verranno valutati al di là della collocazione geografica, rimane il fatto che maggiore efficienza avrebbe significato interventi più rapidi, danni minori e risparmio di soldi. 



Nel 2009 l’ex sindaco Di Flavio, con la sua amministrazione, aveva messo in campo una convenzione con la Facoltà di Architettura dell’Università di Pescara per elaborare un Piano della Ricostruzione, strumento fondamentale per autorizzare l’avvio di tutti i cantieri (sia per gli edifici pubblici che privati). Di Flavio aveva avviato una convenzione con il Consorzio universitario per l’ingegneria nelle assicurazioni (Cineas) e la rete dei laboratori universitari di ingegneria sismica (ReLUIS) per accorciare i tempi di ricostruzione. Ma nel 2012 le nuove elezioni vedono eletto un sindaco, vicino a Ncd, che ribalta le carte in tavola. Il nuovo sindaco Enzo De Rosa revoca le convenzioni convinto di avere soluzioni migliori e più rapide, che però non si sono mai viste. Così Castelli diventa il Comune del cratere che si trova più indietro nelle procedure amministrative propedeutiche alla ricostruzione. I soldi potrebbero diventare subito disponibili e utilizzabili, ma mancano le carte necessarie. E i cittadini in silenzio subiscono. Le scelte di De Rosa, che purtroppo è deceduto nel 2014, si rivelano inconcludenti. Forse mal consigliato, forse debitore di gratitudine verso qualche politico vede la sua politica arenarsi ben presto. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Nel 2012 c’è stato l’intervento di diversi consiglieri regionali sollecitati dai residenti, ma non se n’è fatto nulla.



Adesso il nuovo terremoto, nuovi danni, il rischio di dimenticare un ricco turismo dovuto alle bellezze naturali del Gran Sasso e alla ceramica. Un giovane sindaco, Rinaldo Seca, che mette tanto impegno, voglia di riuscire ma che si trova di fronte ad anni di immobilismo che deve saper coniugare con le nuove emergenze. A volte è il terremoto e la sua violenza a sconvolgere tutto, ma spesso, con danni di eguale entità, sono il silenzio, la burocrazia e e l’immobilismo a finire il “lavoro”. L’obiettivo è quello di sbloccare i vecchi finanziamenti, unirli ai nuovi e ricostruire un centro storico che ha bisogno di gru, operai e tanta buona volontà per tornare a vivere.