Riflettori ancora accesi su Marco Vannini, il ragazzo di 20 anni morto in circostanze ancora da chiarire il 17 maggio 2015 nella villetta della fidanzata, Martina Ciontoli: è in corso infatti il processo a carico di tutti i membri della famiglia Ciontoli. Ma un’altra vicenda parallela è emersa negli ultimi giorni. Il cugino di Marco Vannini, Alessandro Carlini, avrebbe infatti ricevuto una querela. Secondo quanto riportato da Terzobinario.it, il legale di Carlini ha confermato il fatto: “Confermo – ha detto l’avvocato Alessandro Gnazi – che martedì scorso (25 ottobre, ndr) Alessandro Carlini è stato convocato dai Carabinieri di Cerveteri e che gli è stato comunicato che nei suoi confronti è stata sporta una querela. Dalle prime informazioni – continua il legale – sembrerebbe che la querela sia stata presentata dalla famiglia Ciontoli a seguito, si può ipotizzare, della pubblicazione di un post su Facebook da loro considerato diffamante”. Poi l’avvocato di Alessandro Carlini ha aggiunto: “Nei prossimi giorni farò ulteriori verifiche. Ci tengo a precisare che, nonostante tale comunicazione sia stata effettuata proprio il giorno precedente all’udienza del 26, il mio assistito ha reso la sua testimonianza innanzi la Corte con animo assolutamente sereno. Quanto all’accusa di diffamazione posso aggiungere che Alessandro, anche se dalla morte del cugino Marco sta vivendo un dolore indicibile, non ha mai diffamato nessuno ed ha sempre dissuaso gli altri dal farlo”.
Il caso di Marco Vannini, il 20enne di Cerveteri ucciso con un colpo di pistola esploso da Antonio Ciontoli la sera del 17 maggio 2015 continua a far discutere, anche alla luce delle ultime indiscrezioni emerse. Da alcune settimane è iniziato il processo a carico dell’intera famiglia Ciontoli, compresa la fidanzata di Marco Vannini, Martina. A processo anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli e chiamata a rispondere di omissione di soccorso. Nel corso della passata udienza l’avvocato della famiglia Vannini, Celestino Gnazi, avrebbe sollevato una questione delicata e che ha provocato un certo imbarazzo presso i testimoni presenti in aula. Come riporta il settimanale Giallo, l’avvocato Gnazi avrebbe rivelato la presenza di un telefono segreto in possesso di Antonio Ciontoli. Si tratterebbe nello specifico di un cellulare di servizio in merito al quale il legale ha chiesto se dopo l’omicidio di Marco Vannini qualcuno avesse mai analizzato: “Perché negli atti non si parla di questo cellulare di servizio in dotazione all’imputato?”, ha domandato il legale senza tuttavia ricevere risposta. Un carabiniere che si è occupato delle indagini, chiamato a testimoniare si è limitato a rispondere: “Abbiamo intercettato solo il numero telefonico fornito da Ciontoli, non l’altro”. Nessuno, dunque, avrebbe confermato in aula l’avvenuta analisi sui tabulati relativi al secondo telefono di Antonio Ciontoli, ovvero dell’uomo accusato del delitto di Marco Vannini. Gnazi si è domandato a lungo su cosa possa essere accaduto nelle ore successive al terribile omicidio di Marco Vannini: Antonio Ciontoli ha contattato qualcuno con il suo cellulare di servizio? Dubbi leciti ai quali in parte ha risposto Mecenate Tv, come riportato da terzobinario.it. Secondo quanto emerso, il capofamiglia dei Ciontoli non avrebbe usato l’apparecchio contestato, almeno non nell’ora trascorsa dallo sparo a scapito di Marco Vannini ai primi soccorsi dati al ragazzo. Questi dati trapelerebbero dai risultati dei tabulati telefonici e che farebbero così crollare la tesi sollevata dall’avvocato dei Vannini, secondo la quale potrebbe esserci stata una regia esterna dopo il delitto del ragazzo. Intanto, la Procura avrebbe avviato ulteriori esami su qual numero per capire se possa essere riconducibile ad Antonio Ciontoli ma a quanto pare il secondo telefono di servizio, la notte del 17 maggio 2015 non fu mai in uso.