Si apre una nuova fase istruttoria del processo per la morte di Dina Dore: presso la corte d’assise d’appello a Sassari è stato ascoltato il padre di Pierpaolo Contu, condannato a 16 anni come esecutore materiale dell’omicidio. Chiamato a testimoniare insieme alla moglie Giovanna Cualbu, Antonio Contu ha negato che il figlio abbia mai confessato ad amici o conoscenti di aver ucciso Dina Dore e che abbia indicato in Francesco Rocca, marito della vittima, la persona che aveva commissionato l’omicidio. “Pierpaolo non ha venduto nessuno”, ha dichiarato il padre di Pierpaolo Contu, ribadendo di essere a conoscenza dell’esistenza di un gruppo che premeva affinché il figlio si dichiarasse colpevole e tirasse in ballo Francesco Rocca, condannato in primo grado all’ergastolo come mandante del delitto. I coniugi Contu hanno, inoltre, assicurato di non aver mai saputo o riferito a nessuno del coinvolgimento del figlio e del dentista nell’omicidio.
L’omicidio di Dina Dore è avvenuto il 27 marzo 2008 a Gavoi, in provincia di Nuoro. La donna è stata ritrovata morta nel bagagliaio della sua stessa auto dopo diverse ore dalla sua scomparsa, nelle quali si è ipotizzato un rapimento. Francesco Rocca è stato riconosciuto come mandante del delitto, eseguito materialmente da Pierpaolo Contu, minorenne all’epoca dei fatti. Dalle intercettazioni è emerso il movente: Dina avrebbe scoperto che il marito la tradiva con la sua assistente di studio, quindi i rapporti con Francesco si sarebbero deteriorati al punto tale che il marito temeva per il divorzio e per le conseguenze che avrebbe provocato sulla sua situazione economica. Quindi, forte dell’amicizia con Pierpaolo Contu, avrebbe convinto il ragazzo ad uccidere la moglie in cambio di una somma ingente di denaro. Proprio queste intercettazioni hanno permesso di incastrare Francesco Rocca, ma Pierpaolo Contu è in attesa della sentenza d’Appello.