Giornata storica doveva essere e giornata storica è stata: da oggi i figli nati nell’ambito del matrimonio potranno avere il cognome materno, oltre a quello paterno. Lo ha deciso con una sentenza che farà giurisprudenza la Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittima la norma che prevede l’attribuzione ai figli del solo cognome paterno come d’abitudine in Italia. La Corte, come riportato da Rai News, ha tenuto a sottolineare l’importanza in questa scelta della volontà dei genitori, che da questo momento in poi saranno anche liberi di fare una scelta diversa. La Corte Costituzionale si è espressa a tal proposito per rispondere alla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte di Appello di Genova sul cognome del figlio di una coppia italo–brasiliana che fino ad oggi non aveva avuto la libertà di attribuire al proprio bambino entrambi i cognomi dei genitori così come da loro volontà. Con questa sentenza si chiude probabilmente una querelle che in Italia dura da circa 40 anni e che nel 2014 era stata acuita da una sentenza della Corte Europea aveva condannato l’Italia per la violazione del divieto di discriminazione tra uomo e donna.
Oggi 8 novembre potrebbe diventare una giornata storica per il diritto civile italiano. Infatti, è attesa entro la fine della giornata la sentenza della Consulta chiamata a decidere su un ricorso presentato da una coppia italo –brasiliana che non ha potuto dare, fino a questo momento, al proprio figlio anche il cognome materno. Una richiesta che è nata in ragione della volontà dei due genitori che evidentemente vengono da tradizioni e culture differenti, per cercare di dare al proprio primogenito un deciso segno di parità socio – culturale. Una questione che in Italia si trascina avanti ormai da circa 40 anni tra dibattimenti parlamentari e tante polemiche e che è frutto di una visione patriarcale ancora molto sentita in alcune zone. Inoltre, c’è da sottolineare come il mondo della politica non abbia provato ad affrontare il tema neppure dopo la sentenza del 2014 con la quale la Corte Europea ha condannato l’Italia per la violazione del divieto di discriminazione tra uomo e donna. Ad onore del vero fu presentata una proposta di legge che ancora oggi risulta impantanata al Senato.
Nel caso in cui la Consulta dovesse accogliere il ricorso presentato dalla coppia italo – brasiliana che si è vista negare il diritto di mettere il doppio cognome al figlio, chiaramente si aprirà una nuova pagina del diritto civile italiano. Infatti, la sentenza farebbe giurisprudenza con relativa legalizzazione della pratica del doppio cognome. C’è da ricordare come nel 2006 ci sia stato un importante precedente che ha visto protagonista l’avvocatessa Susanna Schivo. La Schivo è una delle figure di spicco della lotta per il riconoscimento del diritto di poter mettere al figlio il cognome della madre. Nel 2006 ottenne una mezza vittoria giacché la Corte Costituzionale non bocciò la sua proposta rimettendo la questione nelle mani del Parlamento Italiano. Il punto che potrebbe far sperare in un esito positivo è quello in cui la Corte Costituzionale nel 2006 definì: “retaggio di una concezione patriarcale della famiglia e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con il valore costituzionale dell’uguaglianza uomo donna”.