Sono ancora tanti i punti da chiarire nella vicenda di Nadia Arcudi, la maestra svizzera 35enne trovata morta nei boschi di Rodero lo scorso 16 ottobre. E sono proprio le date, in questa storia, a risultare cruciali nella ricostruzione dei fatti. La Arcudi, infatti, secondo l’autopsia sarebbe stata uccisa due giorni prima del ritrovamento del cadavere, dunque il 14 ottobre. Ora, la domanda che inquirenti si pongono è: chi ha inviato una mail alla madre e alla sorella di Nadia, scrivendo a nome della vittima il 15 ottobre? Quel giorno la ragazza era già morta, chiarisce blastingnews, eppure qualcuno è riuscito ad utilizzare la sua casella di posta elettronica e a scrivere un messaggio denso di sofferenza. In quelle righe, la presunta Nadia dice di aver buttato i biglietti del concerto dei Coldplay acquistati da tempo e di voler essere lasciata da sola. Possibile che qualcuno, magari proprio l’unico indagato Michele Egli, abbia cercato di depistare gli investigatori spingendoli a valutare l’ipotesi di un suicidio?



Il giallo sul delitto di Nadia Arcudi continua ad essere costellato da numerosi aspetti oscuri. La maestra 35enne di Stabio, trovata cadavere nei boschi di Rodero lo scorso 16 ottobre, secondo i risultati dell’autopsia era ancora viva quando sarebbe stata abbandonata dal cognato 42enne, Michele Egli, attualmente in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. L’uomo, tuttavia, continua a ribadire con forza di non essere stato lui ad uccidere Nadia Arcudi, trovata già morta dal cognato dopo essere andato a trovarla nella sua abitazione. A quel punto, in preda al panico, avrebbe deciso di trasportare fuori il corpo della donna, avvolto in un tappeto, e di nasconderlo oltre la frontiera al fine di evitare un dolore enorme alla moglie, sorella della maestra. Ma ci sono ancora altri aspetti poco chiari, come ad esempio le dichiarazioni shock del direttore della scuola elementare di Stabio nella quale Nadia Arcudi lavorava. Marco Rossi è stato intervistato in esclusiva dal portale del Ticino, tio.ch, al quale ha riferito nei limiti del segreto istruttorio alcuni aspetti inediti sulla intricata vicenda. La mattina dello scorso 17 ottobre, ovvero tre giorni dopo la scomparsa di Nadia Arcudi e all’indomani dal ritrovamento del suo cadavere, il direttore scolastico si sarebbe recato a casa della maestra per accertarsi delle motivazioni di quell’assenza sospetta. Prima di recarsi in casa della donna, l’uomo avrebbe chiamato al cellulare, poi al numero fisso senza tuttavia ricevere alcuna risposta. Un dettaglio, questo, ritenuto importante. Il direttore avrebbe quindi deciso di recarsi presso l’abitazione di Nadia, essendo poco distante dalla scuola. Dopo aver suonato al citofono, ad aprire fu la madre della maestra 35enne. Da questo momento inizierebbero una serie di dubbi ed interrogativi sui quali si stanno effettuando i dovuti accertamenti, a partire dal motivo per il quale la madre di Nadia Arcudi avrebbe deciso di non rispondere al telefono pur trovandosi in casa. Non solo: secondo le indiscrezioni pare che quella mattina la camera da letto della maestra fosse chiusa a chiave, come mai? “Alle mie domande la madre ha risposto di non sapere dove si trovava la figlia, forse in camera, ma che questa era chiusa a chiave. Ho chiesto di poter parlare con lei, ma non ha voluto farmi entrare”, ha riferito Marco Rossi che, preoccupato e temendo potesse avere un problema di salute avrebbe allertato immediatamente il fidanzato della 35enne. “Solo allora ho saputo che il fidanzato non la vedeva da due giorni. E ho chiamato la polizia”, ha poi chiosato. Quella stanza chiusa a chiave e nella quale la madre avrebbe ipotizzato essere la figlia, era stata giorni prima teatro del delitto della povera Nadia Arcudi, sul quale si continua ad indagare senza sosta.

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