Laura e Leonardo. L ed L, un cuore e una freccia. Lei infermiera, lui anestesista. Lavoravano insieme, ed è scoccata la scintilla. Solo che lei era sposata, e anche gli altri parenti non vedevano di buon occhio la relazione. Di solito in questi casi o ci si molla, o si resiste nell’ombra, in segreto, o ci si dichiara apertamente, accettando le conseguenze. Di solito, non si fanno fuori i critici, tanto più se sono parenti. E intendo “far fuori” in senso letterale, non metaforico. Invece, Laura decide che il consorte, povero lui, essendo malato di diabete, si può trattare in modo da esasperare il male e portarlo rapidamente alla morte. La madre è anziana, probabilmente si è potuto “trattare” anche lei. Peccato però che ci fossero di mezzo anche due figli, e il dubbio le è venuto, solo che sarebbe stato complesso giustificare tutti questi decessi in famiglia, forse bisognava aspettare l’occasione giusta. Per precauzione, comunque, per i congiunti trapassati si era scelta la cremazione, vedi mai che qualcuno avesse potuto riesumare le salme e decidere una perizia.
Se lo dicono, Lei e Lui, quando ormai le voci corrono, la gente mormora, troppi morti girando intorno alla coppia, mica solo parenti: ci sono almeno quattro vecchietti improvvisamente precipitati in ospedale in situazioni poco chiare, e qualcuno cominciava a parlar troppo. “Che dici, possiamo dire che è eutanasia?”, chiede lui. “No, eutanasia è quando qualcuno ti chiede di morire perché soffre troppo”. Ecco, “allora è omicidio volontario?” “Sì, è omicidio volontario”. E se ne vantava di questi omicidi, Leonardo, “l’angelo della morte”, mente turbata da troppi film horror, evidentemente. Pare che di omicidi volontari ce ne siano ben di più, dalle indagini che in questi giorni vengono svolte, tra l’orrore dei coinvolti, nell’imbarazzo colpevole di chi poteva e doveva controllare e che giustamente sarà sottoposto a processo.
Ma sarebbe troppo comodo liquidare la storia nera dei due amanti di Saronno come una vicenda di pazzia. Facile e sbagliato. Perché certamente di follia si tratta, ma alimentata, animata da una cultura che fa dire ai novelli Rosa e Olindo, con più sfacciataggine, “tanto erano vecchi e terminali, inutile curarli”. E’ quel che si dice in illustri platee giornalistiche e televisive. E’ inutile curarli: neppure un fintamente pietoso “che non soffrano più”. Del resto, negli ospedali ci sono pochi posti, ci sono emergenze gravi, sprecato star dietro a scarti che tanto, comunque, durerebbero poco. Non sono opinioni strampalate e disumane, purtroppo.
Ci si chiede poi se una follia così manifesta non sia mai trapelata prima, visto che si stanno accertando fatti risalenti a tre anni fa, e corre il dubbio che più che di follia si tratti di pervicace, radicale malvagità. Che poi il male fatto abitui, e porti con sé altro male, si può capire. Che possa tracimare in psicosi, anche. Ma ci stiamo abituando troppo a considerare l’orrore come derivante da disequilibri mentali, e prima o poi ci sarà qualche inchiesta che tirerà fuori le turbe infantili dei due, considerando in qualche modo che avevano qualche giustificazione. Invece tocca tornare a dire con coraggio che il male si può scegliere, volontariamente. Il diavolo, probabilmente. Per chi crede nel diavolo. Che altrimenti è complicato immaginare tanto abbassamento alla crudeltà e al cinismo in una persona. Il diavolo, per chi crede sia una presenza, vinta, ma operante in chi gli si offre. O non ci resta che la società, l’educazione e chissà che altro, arrampicandosi sugli specchi per inventare scuse alla coscienza deviata.
Poi, bisogna ragionare sul reato, o perlomeno sul vizio, dell’omertà. L’indifferenza, la trascuratezza, la paura di rovinare il buon nome dell’ospedale, o il proprio. Anche tra i “buoni” un vecchietto morto in più o in meno non poteva fare la differenza, e dunque, perché impicciarsi? La sclerocardia, la chiama papa Francesco. La durezza del cuore, che porta a voltarsi dall’altra parte. Ma essere medici e infermieri così, vale la pena? Che vocazione è?