Suor Lia Gianesello, anima delle Cucine Economiche Popolari di Padova, non è certo intimorita nel prendere la parola davanti alle oltre 1.100 persone sedute nel Gran Teatro Geox per la quindicesima Cena di Santa Lucia, promossa da Graziano Debellini (nella foto). “Oggi presso le nostre cucine sono passate oltre 500 persone – racconta suor Lia -. Più di 350 hanno ricevuto un pasto caldo, altre sono venute fin dalla mattina per riscaldarsi un po’, per fare una doccia, per cambiarsi d’abito. Alcune per una visita medica: ammalarsi d’influenza per chi è per strada e non ha un tetto è una cosa completamente diversa”. Quando la Cena ha chiesto a suor Lia cosa le sarebbe piaciuto per regalo di Santa Lucia, ha risposto a colpo sicuro: “Il lettino del nostro ambulatorio perde un po’ i pezzi, grazie se lo possiamo rimpiazzare”.
#RifugiatiMigranti: è il titolo (rilanciato dalla Campagna Tende Avsi) della Cena 2016, tenuta al termine dell’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco. “Non dobbiamo mai perdere la speranza in un mondo migliore” dice in apertura della serata don Claudio Cipolla, chiamato un anno fa dal Papa a reggere la diocesi di Padova. “Contro la tentazione della decadenza dobbiamo rendere il nostro cuore urgente”, sollecita Giorgio Vittadini.
In platea ci sono tutti gli “amici della Cena”: una comunità che Debellini ha accresciuto anno dopo anno. I nomi riempirebbero pagine e pagine, fra rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, manager, accademici, giornalisti, sportivi, uomini e donne di tutte le età e backgound attivi nel volontariato, in Italia e fuori. Come i medici missionari del Cuamm, che hanno lanciato un programma-benchmark di abbassamento della mortalità infantile in Africa; come i Fratelli delle Scuole Cristiane, come monsgnor Silvano Tomasi, nunzio in Etiopia e all’Onu, oggi tornato ad Addis Abeba come animatore dell’Università Cattolica.
Ma la Cena tiene nel suo raggio anche chi fa misericordia quotidiana nel raggio di pochi chilometri: come la Caritas di Padova, che ha fatto fa catalizzatore fra enti pubblici e iniziative private per un progetto di solidarietà-lavoro. Fra i 9 progetti adottati dalla Cena nel 2017 non mancano la Siria (“Ospedali aperti” da costruire o ricostruire soprattutto per i più poveri); Livano e Giordania (rifugio educativo per 7mila bimbi in fuga e per le loro famiglie); il Kenya (formazione professionale) ; la Costa d’Avorio (percorsi formativi per 5mila artigiani, con un’attenzione speciale ai malati di Aids); il Burundi (donne vittime di violenza familiare); senza dimenticare l’Ucraina scossa dalla guerra (orfani e famiglie divise).
(a sinistra: il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla; a destra: il nunzio monsignor Silvano Maria Tomasi)
“Ancora una volta abbiamo avuto una bella sorpresa dai padovani e dai veneti”, dice Debellini a ilsussidiario.net. “È in occasione come queste che si vede all’opera il cuore di una città e di una regione, disponibile a fa-re il bene in modo spontaneo ed entusiasta”. C’è poi un altro dato a cui il presidente della Cena dà particolare rilievo: “La gran parte delle adesioni è pervenuta da parte di imprenditori, e in generale dai mondi produttivi della città, che danno lavoro a decine di migliaia di persone. Un fatto quest’ultimo in grande sintonia con il tema di quest’anno”.
L’obiettivo della Cena non è solo raccogliere fondi “ma anche, come è successo tante volte in questi anni, di creare sinergie, opportunità, scambi tra istituzioni e aziende di paesi diversi. Puntiamo a sostenere chi vive la condizione di migrante, rifugiato e sfollato con azioni concrete e in questo modo concorrere a cambiare la ‘narrazione’ vigente, che vede queste persone solo come un problema e non come un’opportunità. Siamo convinti che i progetti, per essere veramente efficaci, debbano implicare anche un lavoro e una sfida culturale. Anche la scelta di puntare a una nuova sede come il Gran Teatro Geox è nata dal desiderio di fare un passo in più, di ‘uscire’, permettendo oltre tutto una maggiore affluenza di ospiti alla Cena”.