Sono state le intercettazioni, numerose ed inquietanti, ad incastrare Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga, i due amanti killer in carcere dallo scorso 29 novembre per le morti sospette in corsia e non solo. L’ultima intercettazione sarebbe relativa all’ex marito della cugina dell’infermiera, divenuto uno dei bersagli della coppia, come già ampiamente spiegato nel focus sotto. Per Taroni e Cazzaniga, dunque, l’omicidio rappresentava la soluzione a tutto, ecco perché per l’infermiera l’eliminazione dell’uomo avrebbe rappresentato un modo per vendicare la cugina. Dietro il macabro rituale dell'”angelo della morte” e della sua amante, vi era in particolare quello che la stessa Taroni aveva definito un bisogno. Al medico Cazzaniga, era stata la stessa, come reso noto dal settimanale Giallo, a rivelare nel corso di una delle tante conversazioni con l’anestesista: “Io ogni tanto ho questa voglia di… Di uccidere qualcuno… Ne ho bisogno…”. Delle sue pulsione Laura ne aveva parlato anche con la psichiatra presso la quale era in cura, ma lasciando intendere di non aver mai realmente confidato quanto lei e il suo amante per lungo tempo hanno commesso.
Il caso di Saronno continua ad inquietare con i vari casi fuoriusciti dalle intercettazioni dei killer in ospedale Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga: questa mattina il Giorno riporta uno dei tantissimi dialoghi tra i due amanti killer in cui si evince, per l’ennesima volta, una disarmante tranquillità nel discutere di vita e morte dei propri pazienti e dei propri familiari. Il pm Maria Cristina Ria, nella richiesta di ordinanza che ha portato in carcere la coppia dell’orrore descrive proprio in questi termini: «Laura Taroni e Cazzaniga, una coppia dalla disarmante tranquillità». In questa intercettazione si parla di un parente della donna, l’ex marito della cugina dell’infermiera killer, con l’uomo che sarebbe “scomodo” perché «colpevole di farsi mantenere dalla ex moglie». I due parlano dei progetti di “farlo fuori, ma solo se ci fosse la possibilità di portarlo in ospedale a Saronno”: «Taroni: «Ma lui ce l’ha ancora… lui lavora no?». Cazzaniga: «Sì». Taroni: «Prende lo stipendio ma non gli dà una lira… lui mangia lì, quando fa freddo lui sta lì perché i caloriferi da lui non li fa andare … cioè è mantenuto in tutto e per tutto quindi… cioè basta!». Cazzaniga: «Non si potrebbe farlo fuori così, tra il chiaro e lo scuro… mica per altro ma… così». Taroni: «Uhm… non lo so… se un giorno venisse… giù in ospedale da noi… trac! Tra il chiaro e lo scuro via, gli è venuto un infartaccio (ride) comunque adesso io che ho fatto il corso».
C’è chi sapeva e non ha fatto nulla per evitare che Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga si macchiassero delle presunte morti in corsia avvenute nell’ospedale di Saronno. E’ qui che l’infermiera ed il suo amante e medico anestesista procedevano con l’applicazione dell’ormai celeberrimo “protocollo Cazzaniga” e che ha portato all’esplosione del caso in seguito al loro arresto avvenuto lo scorso 29 novembre. Negli ultimi giorni, la Procura di Busto Arsizio ha proceduto agli interrogatori a carico di tutti i membri della commissione d’inchiesta interna dell’ospedale, che nel 2013 fu incaricata di verificare quanto denunciato da due infermieri nei confronti di Leonardo Cazzaniga. Tra questi anche Claudio Borgio, responsabile del servizio infermieristico ed indagato al pari degli altri per omessa denuncia e favoreggiamento. Borgio, come rivela Il Giorno, è stato sottoposto ad un interrogatorio fiume durato 5 ore al cospetto del procuratore e del pm, rispondendo a tutte le loro domande. Il suo verbale è stato secretato, ma sarebbe comunque trapelata qualche indiscrezione secondo la quale l’uomo avrebbe ribadito quanto già emerso nella sua relazione, dalla quale era venuta alla luce la sua preoccupazione sull’operato del medico Leonardo Cazzaniga. Borgio aveva ritenuto di non dover esprimere un suo parere sulla relazione esistente tra le terapie farmacologiche adottate e le otto morti sospette prese in esame, tuttavia aveva evidenziato “un utilizzo di farmaci stupefacenti, ipnotici e sedativi in associazione fra loro e a dosaggi non comuni”. Non solo: nella sua relazione il membro della commissione interna aveva ritenuto pericolosi i farmaci impiegati, evidenziando i “dosaggi non comuni”. Ma se c’è chi ha deciso di rispondere al fuoco di domande di pm e procuratore, c’è anche chi, tra coloro che si crede sapessero, ha preferito non presentarsi. E’ il caso del medico legale ed anche lei membro della commissione, Maria Luisa Pennuto. Per il suo legale le ragioni della sua assenza sarebbero legate a motivi di salute ed avrebbe colto anche l’occasione per definire infondate le accuse a carico della sua assistita. Eppure, contro di lei ci sarebbero le intercettazioni telefoniche nelle quali, parlando di Leonardo Cazzaniga lo definiva “quello del pronto soccorso che somministrava i farmaci in modo assurdo”.