Ha creato un gran caos in Sardegna, soprattutto nel mondo politico, una circolare che è stata affissa negli ospedali San Giovanni Di Dio e Casula il 13 dicembre, in cui si invitava i medici a fermare i ricoveri e a mandare a casa i pazienti che potevano essere dimessi, per far fronte all’emergenza che ci sarebbe stata di lì a poco, dello sbarco di quasi mille migranti sulle coste dell’isola. “In previsione dello sbarco dei migranti previsto per la giornata di oggi, si invita a provvedere a bloccare i ricoveri programmati e a dimettere i pazienti dimissibili, al fine di poter affrontare l’eventuale emergenza”, si legge nella circolare firmata dal direttore medico dei presidi ospedalieri di Cagliari, Giuseppe Ortu. Questo perché generalmente, quando si hanno questi sbarchi, le persone che arrivano a bordo dei gommoni versano in condizione di grave malessere fisico: molte sono donne in stato interessante e bambini piccoli. Tanti, purtroppo, sono i cadaveri che si trovano sulle imbarcazioni.
A sollevare la questione dei migranti al posto dei pazienti è stato il deputato di Unidos Mauro Pili: “La comunicazione imposta dall’assessorato regionale tra la follia e la totale spregiudicatezza di una regione allo sbando che arriva a pianificare lo sfollamento degli ospedali, mandando a casa i pazienti che risultano ricoverati per un motivo, altrimenti non dovrebbero essere ricoverati, e rispedire a casa coloro per i quali era pianificato il ricovero. Un atto che rasenta la follia e la degenerazione gestionale di questa partita immigrazione: nessuna seria pianificazione con prefetture che danno l’assenso senza aver in alcun modo la certezza della più elementare logistica. Siamo dinanzi a provvedimenti che lasciano esterrefatti e sollevano dubbi seri sulla capacità di governo della sanità. Un fatto grave che segnalerò al Ministro con una interrogazione urgente al ministro della salute”. Non si sa come sia continuata la vicenda e cosa sia accaduto in quegli ospedali il giorno della diramazione della circolare, che ha suscitato indignazione tra il mondo della politica e chi è passato per quegli ospedali.