Commosso Giorgio Napolitano per la morte di Paolo Prodi, storico ed ex deputato. Il presidente emerito della Repubblica partecipa con profondo rispetto al cordoglio per la scomparsa del professore, fratello dell’ex premier Romano Prodi. «È stato personalità eminente della cultura italiana del Novecento per l’accuratezza e finezza dei suoi studi» scrive Napolitano, facendo riferimento in particolare agli studi dedicati alla storia della Chiesa cattolica. Il presidente emerito, però, ha evidenziato anche il forte impegno civile e democratico di Paolo Prodi «in rapporto dialettico con la politica nazionale ed europea e in una indefettibile dedizione ad ogni causa di progresso». Napolitano ha quindi espresso le sue condoglianze ai famigliari e il più caldo abbraccio a Romano Prodi. Lunedì 19 dicembre – come riportato da Repubblica – si terrà alle 10.30 all’Archiginnasio di Bologna una cerimonia in ricordo di Paolo Prodi, a cui forse alle 11.30 seguirà il funerale religioso nella chiesa di San Benedetto in via Indipendenza 64.



Anche il sindaco di Bologna ha espresso sentite condoglianze alla famiglia Prodi per la scomparsa di Paolo, fratello dell’ex presidente del Consiglio Romano: Virginio Merola ha ringraziato lo storico per il contributo al dibattito politico e culturale in Italia. «Con lui scompare una voce autorevole che negli ultimi anni ha consegnato riflessioni importanti sulla crisi della civiltà liberaldemocratica» ha dichiarato il primo cittadino di Bologna, consigliando poi la lettura del libro Il tramonto della rivoluzione «per capire come abbiamo bisogno di un mutamento che non possa essere solo quelle delle tecnologie sganciato da una visione di sviluppo e da un modello sociale». Anche il presidente dell’assemblea legislativa regionale Simonetta Saliera, come riportato da Il Resto del Carlino, ha commentato con dolore la scomparsa del professor Paolo Prodi: «Ha rappresentato per oltre mezzo secolo un fermento culturale di prim’ordine contribuendo a formare intere generazioni di giovani studenti e docenti in maniera mai conformista, ma sempre attenta ai valori della verità e della convivenza civile tra i popoli». Poi ha evidenziato l’impegno politico e parlamentare: «È stato contrassegnato da questa limpidezza e da una acuta analisi della nostra società».



Paolo Prodi è morto: l’ex deputato e fratello dell’ex premier Romano è scomparso a Bologna all’età di 84 anni. Professore di Storia moderna, in uno dei suoi ultimi libri aveva espresso la preoccupazione per il destino della nostra civiltà liberaldemocratica. Tra i fondatori dell’associazione culturale Il Mulino, ha insegnato in vari atenei italiani: Trento, Roma e all’Alma Mater. «Sincero cordoglio» esprime il Pd bolognese, che ha espresso vicinanza e affetto al professor Romano Prodi, alla famiglia e ai tanti amici. «Il contributo nel campo della storia, dell’Università, della politica rimarrà prezioso per il nostro territorio» aggiungono nella nota. Cordoglio ha espresso anche il deputato Pd Andrea De Maria, che ha avuto modo di conoscere personalmente Paolo Prodi: «Ne ricordo la grande competenza, la lucidità di pensiero, il rigore nello studio e nell’argomentare. Una personalità di grandissimo profilo e molto autorevole» riporta il Corriere della Sera.



Paolo Prodi è nato nel 1932 a Scandiano, in provincia di Reggio Emilia. Il fratello dell’ex premier Romano Prodi si era laureato a Milano presso l’Università Cattolica poi aveva approfondito gli studi in Germania. Allievo di Hubert Jedin, ha proseguito l’opera di approfondimento del grande storico tedesco sul Concilio di Trento. Appassionato di politica, nel 1992 era stato eletto deputato con La Rete, movimento fondato da Leoluca Orlando. È tra i fondatori dell’associazione culturale Il Mulino e tra gli animatori più attivi della casa editrice omonima, per la quale ha pubblicato molti libri, come l sovrano pontefice (1982), Il sacramento del potere (1992), Settimo non rubare (2009). Docente di Storia moderna, è stato rettore dell’Università di Trento dal 1972 al 1977. Nella stessa città aveva diretto l’Istituto storico italo-germanico che aveva fondato insieme a Jedin. Al recente referendum sulla riforma costituzionale si era esposto per il No, a differenza del fratello Romano.