La morte misteriosa di Gabriella Fabbiano resta ancora avvolta nel mistero, soprattutto per quanto riguarda il coinvolgimento di Fabrizio Antonazzo, presunto complice di Mario Marcone, ritenuto l’assassino della 43enne. L’uomo era in carico ai servizi sociali del Comune e a causa della sua situazione di indigenza era stato inserito come dipendente del comune negli uffici della cooperativa che, in città, ha in appalto il Centro diurno disabili. Eugenio Comincini, sindaco della città, dopo le notizie del suo arresto ha commentato sul quotidiano Il Giorno: “Ho verificato, in effetti questo uomo era seguito per una situazione economica problematica e compromessa dal punto di vista sanitario”. “In ragione delle sue capacità con i computer, era stato assegnato alla parte tecnica e si era rivelato idoneo alla mansione”, ha aggiunto il primo cittadino precisando di non essere mai entrato in contatto con il pubblico. A differenza di Mario Marcone, Fabrizio Antonazzo godeva di una buona reputazione a Cernusco. “Un bonaccione. Non come l’altro”, dicono gli abitanti. Marcone, a differenza sua, veniva infatti considerato un testa calda e pregiudicato.
Il caso di Cernusco relativo all’omicidio di Gabriella Fabbiano appare ancora ricco di numerosi aspetti da chiarire. La versione fornita da Mario Marcone continua a non convincere pienamente gli inquirenti, mentre si indaga sulla posizione del complice del killer. Oltre all’ultimo compagno della vittima è finito in carcere anche il 52enne Fabrizio Antonazzo, accusato di aver aiutato Marcone nell’occultamento di cadavere di Gabriella Fabbiano. Eppure, alla notizia, in tanti suoi concittadini hanno reagito con enorme incredulità. “Complicità nel trasporto di un cadavere? Si stenta a crederlo, non stava nemmeno in piedi”: sarebbe questa l’idea generale che circola a Cernusco, come riporta il quotidiano Il Giorno. Per chi lo vedeva sempre in paese, il presunto complice, amico dell’assassino reo confesso, era il classico “pezzo di pane”. Non solo: l’uomo, tecnico informatico, era senza lavoro ma soprattutto con una invalidità parziale a causa di un problema alle gambe che gli rendeva anche difficile camminare. Come avrebbe potuto, allora, riuscire a spingere il cadavere di Gabriella Fabbiano fino alla cava?
Ha cambiato versione Mario Marcone, lo spazzino di Pioltello di 42 anni reo confesso dell’omicidio di Gabriella Fabbiano. Durante l’interrogatorio l’uomo aveva confessato di essere il responsabile del delitto, ma ha cambiato versione dopo un’iniziale tentativo di concentrarsi sulla presunta minaccia da parte della vittima, armata di pistola. In queste ultime ore invece, Mario Marcone ha premuto sul fatto che fosse difficile avere una relazione con una donna “così diversa da lui”. Ecco il perché delle liti, sfociate nella discussione avvenuta fra lo scorso 29 e 30 novembre. I toni sarebbero diventati sempre più accesi, fino alla decisione da parte di Marcone di impugnare l’arma. Durante l’interrogatorio, l’uomo ha sottolineato inoltre di aver agito da solo, scagionando così Fabrizio Antonazzo, l’amico ed invalido di Cernusco, che secondo gli inquirenti lo avrebbe aiutato a disfarsi del corpo della giovane. Il percorso processuale, sottolinea Il Giorno, sarà la vera determinante del caso e ruoterà attorno alle differenze fra l’aguzzino e la vittima. “L’azione di Marcone è un blackout in una vita normale”, ha affermato l’avvocato difensore Matilde Sansalone.