Se il racconto di Mario Marcone, l’assassino reo confesso di Gabriella Fabbiano ha contribuito a fornire nuovi dettagli all’intricata vicenda, lo stesso non si può dire per la seconda persona finita in carcere, Fabrizio Antonazzo. Amico e forse complice del primo, l’uomo, conosciuto in paese soprattutto per la sua situazione economica difficoltosa e per la sua invalidità, è accusato di essere entrato a conoscenza del delitto della 43enne di Cernusco e di aver coperto Marcone. Secondo quanto emerso da Il Giorno nella sua versione online, nel corso dell’interrogatorio di garanzia Antonazzo avrebbe fornito una versione parziale e confusa di quanto accaduto quasi un mese fa. L’uomo ha ammesso di aver saputo del delitto di Gabriella Fabbiano per tramite di Mario Marone, per poi aggiungere: “Ma io non ci volevo credere”. Non è ancora del tutto chiaro se il 52enne invalido abbia aiutato Marcone a trasportare il corpo della compagna fino alla cava o se invece il 42enne abbia agito da solo. E’ certo tuttavia che il netturbino di origini pugliesi abbia tenuto in casa il cadavere della donna per quattro interi giorni prima di disfarsene.
Il caso di Gabriella Fabbiano, la 43enne trovata senza vita lo scorso 5 dicembre in una cava abbandonata di Cernusco sul Naviglio inizia a delinearsi sempre di più. Il racconto dell’ultimo suo compagno, Mario Marcone, netturbino di Pioltello nonché reo confesso, sembra aver delineato anche il movente dietro l’omicidio di Gabriella. Come rende noto il quotidiano Il Giorno, Mario Marcone e Fabrizio Antonazzo, accusati di essere rispettivamente l’assassino di Gabriella Fabbiano e colui che pur sapendo quanto commesso dall’amico ha preferito tacere, restano in carcere. E’ questa la decisione del gip al termine degli interrogatori di garanzia, sebbene non sia stato convalidato il fermo in assenza di pericolo di fuga. Tornando al movente, Mario Marcone avrebbe ammesso al cospetto del gip di aver ucciso la donna in preda alla rabbia dettata dall’eccessiva gelosia. Ecco, dunque, la ricostruzione di quanto avvenuto la sera del delitto: al termine di una violenta lite tra i due, l’uomo avrebbe ucciso Gabriella Fabbiano nel sonno con un colpo di pistola alla testa. L’assassino reo confesso ha poi raccontato di essersi procurato la pistola di piccolo calibro in un periodo precedente al giorno del delitto della 43enne di Cernusco. In seguito al delitto, in preda al panico, Mario Marcone si sarebbe rivolto all’amico e compaesano (anche lui originario di San Severo, in Puglia), Fabrizio Antonazzo, considerato dagli abitanti di Cernusco “un pezzo di pane”. Ancora dubbi su chi e come avesse trasportato il corpo di Gabriella Fabbiano fino alla cava, dove poi è stato rinvenuto due settimane fa. Secondo il legale di Mario Marcone, l’avvocato Fabrizio Antonazzo, l’uomo starebbe metabolizzando quanto accaduto solo in queste ore. Anche per questa ragione il delitto è stato definito dallo stesso avvocato “un black out in una vita normale”.