L’ufficio della Procura generale tedesca offre una taglia di 100mila euro a chiunque fornisca informazioni per l’arresto di Anis Amri, il cui documento è stato trovato nel tir che si è scagliato contro la folla a Berlino uccidendo 12 persone. Nel comunicato si mette in guarda sulla pericolosità dell’uomo, che potrebbe «essere violento e armato». Intanto due siciliani, Giuseppe La Grassa ed Elisabetta Ragno, sono tra i 48 feriti nell’attentato al mercatino di Natale della capitale tedesca: la coppia di trentenni era a Berlino per festeggiare il primo anniversario di nozze ed è rimasta coinvolta nell’attacco a Charlottesburg. Il giovane ha riportato una ferita al volto suturata con 25 punti e dovrà essere operato, mentre la moglie è stata lievemente ferita nell’attentato. «Ho visto la morte in faccia. Siamo miracolati. Ho sentito il rombo del tir e ho capito che stava accadendo qualcosa di grave» la testimonianza di La Grassa.



Il ricercato numero 1 per l’attentato di Berlino potrebbe anche non essere l’attentatore effettivo della strage ai mercatini di Natale: il paradosso arriva dalla Germania dove ancora si cerca il terrorista fondamentalista e dove non sono per niente certi che si tratti di Anis Amri, questo il nome del tunisino super ricercato.L’unica certezza sono i suoi documenti ritrovati nella parte anteriore del camion, sotto il sellino del guidatore, che ha ucciso 12 persone a Berlino. Per il resto, al momento, il 24enne tunisino Anis Amri è ricercato con lo scopo “di essere interrogato” ma non necessariamente per una incriminazione diretta, si legge su Huffington post. Infatti potrebbe anche essere, e non è stato ancora scoperto, che i documenti siano finiti in quel camion messi dal vero attentatore per depistare le indagini e far perdere le proprie tracce. Intanto è caccia all’uomo con gli identikit diffusi dai media tedeschi e non dalla polizia che ancora in queste ore chiede massimo riserbo per non far diffondere notizie compromettenti. 



Una beffa quanto viene reso noto dalla Germania rispetto al killer ricercato per l’attentato di Berlino: mentre lo sforzo della polizia e delle forze speciali si concentrano in numerosi blitz ancora in corso (specie nell’area del Nordreno-Vestfalia, ovest Germania tra i vari campi profughi), arriva notizia dal ministro dell’Interno del Nordreno Ralf Jaeger che dalla Tunisia sono arrivate le carte attese per l’espulsione di Anis A., il tunisino ricercato per la strage ai mercatini. Una beffa visto che quei documenti erano attesi da settimane e arrivano due giorni dopo la strage che si presume sia stata messa in atto da Anis, avendo ritrovato i suoi documenti contraffatti nell’abitacolo del camion piombato sulla folla. «Al tunisino era stato negato il diritto all’asilo e il foglio che aveva in mano segnalava l’attesa per l’espulsione, che purtroppo è arrivata oggi dalla Tunisia. Va detto che la partecipazione dell’uomo alla strage è ancora incerta», conclude il ministro.



L’attacco terroristico a Berlino di due giorni fa e che ieri sera è stato rivendicato dall’Isis, fino ad ora aveva visto i riflettori puntati su un solo responsabile, un giovane profugo tunisino di età compresa tra i 21 e i 24 anni, dalle molteplici identità. Alcune fonti di stampa avrebbero già diffuso la sua foto e pare che Anis A. (Amir secondo altre fonti), come riporta TgCom24, fosse arrivato in Italia nel 2012. Ma le notizie in merito all’attentato in Germania proseguono alla velocità della luce, e l’ultima che giunge dall’agenzia di stampa Ansa proprio in questi minuti riprende le parole del ministro dell’Interno Thomas de Maizière a Berlino: “C’è un nuovo sospettato che viene ricercato. È un sospettato e non necessariamente il colpevole”. Cautela, dunque, in merito a Anis A., sebbene nei suoi confronti, a detta del ministro tedesco, “è stato emesso alla mezzanotte un mandato di cattura per la Germania e per tutta l’area Schengen, quindi anche per l’Europa”. La caccia al presunto terrorista, dunque, non si ferma, sebbene restino ancora i sospetti che possa essercene anche più di uno. L’ipotesi, inoltre, è che il maggiore ricercato possa essere armato e c’è il timore che possa già aver lasciato il Paese.

Son continue le novità che arrivano da Berlino dopo l’attentato di due giorni fa: rivendicato ieri sera dall’Isis, l’attacco terroristico vede un unico responsabile per ora, un tunisino tra i 21 e i 24 anni che nel suo passato pare abbia collezionato circa 8-9 identità diverse, profugo tunisino che da anni cerca in Europa di stabilirsi senza trovare però asilo nei vari Paese. I suoi documenti, come spieghiamo qui sotto, sono stati trovati sul camion che ha travolto le vittime ai mercati di Natale della capitale tedesca, ma le ultime news che arrivano dalla Germania rivelano come il giovane sia arrivato in Italia nel 2012, chiedendo asilo ma senza ottenere risposta positiva. Ma non è l’unica novità dell’ultim’ora, stando a quanto riporta la Sueddeutsche Zeitung: «il giovane era stato giudicato pericoloso ed era sotto osservazione per i suoi legami con il predicatore Abu Walaa, accusato di estremismo islamico, arrestato a novembre insieme ad altri quattro uomini, considerati legati allo stato islamico».

La Germania ha un unico ricercato per l’attentato di Berlino: sono infatti stati ritrovati alcuni documenti a bordo del camion usato per fare strage sulla folla ai mercati di Natale. Secondo quanto riportato dai media tedeschi, gli inquirenti hanno trovato sotto il sedile del guidatore un documento che attestava la sospensione del permesso di soggiorno e dunque il foglio di via dal paese tedesco. I nomi utilizzati non sono certi, visto che sulla “Duldung” (il documento ufficiale tedesco) è inserito un nome Anis A., tunisino ordinario di Tataouine. Ma come riporta la Repubblica poco fa, «sul giornale ”Allgemeine Zeitung” di Magonza si legge che uno dei nomi utilizzati è Ahmed A. I documenti gli sarebbero stati registrati a Kleve, in Nordreno-Westfalia, cittadina a pochi chilometri dal confine olandese, dove, secondo quanto riportato da N24, “il giovane avrebbe vissuto in un centro accoglienza profughi”». Le foto iniziano a circolare, si tratta comunque di un 21enne tunisino che ora è l’uomo più ricercato di tutta la Germania e i confini europei.

Nell’Attentato di Berlino compiuto il 19 dicembre sera tra i mercatini di Natale, l’autore terrorista è ricercato come tutti sanno dopo che ieri è stato rilasciato l’unico sospettato: un killer in fuga con le polizie di tutta Europa che sono attivate con misure di sicurezza straordinarie in modo da non farsi sfuggire l’attentatore con ogni probabilità islamista, vista la rivendicazione ufficiale dell’Isis ieri sera. La novità della mattinata è non tanto il fermo di un altro sospettato, visto che è stato rilasciato dopo poco dalla stessa polizia di Berlino per uno scambio di persona, quanto la possibilità che il killer in fuga possa essere ferito. Secondo la Bild, la polizia starebbe cercando un uomo tra i feriti non solo di Berlino ma anche nelle altre città tedesche: le ferite potrebbe essere giunte dopo la collezione con l’autista polacco che ha tentato di evitare l’attentato col suo camion. Ferito ripetutamente con un coltello, l’innocente autista è molto poi ucciso da colpi di pistola dell’attentatore che però potrebbe nella lotta aver ricevuto colpi e feriti con lo stesso coltello che padroneggiava. Non ci sono conferma, ma solo indiscrezioni, eppure la polizia sta comunque anche cercando nei vari ospedali del Paese: la morsa si stringe attorno al killer con le ultime notizie che filtrano dai media tedeschi che parlano di un ricercato tunisino.

Ha lottato fino all’ultimo per deviare il camion in corsa prima dell’attentato di Berlino: così riporta questa mattina la Bild sull’autista polacco proprietario del camion usato dall’attentatore, morto quando poi il tir si è fermato (dopo aver travolto le persone ai mercatini di Natale), ucciso molto probabilmente dallo stesso attentatore. Il celebre giornale tedesco ha riportato nel dettaglio, utilizzando fonti vicini alla polizia tedesca: «avrebbe lottato fino all’ultimo con l’attentatore e sarebbe stato ancora in vita, nella cabina, al momento in cui il mezzo ha investito la folla. avrebbe tentato di deviare il camion aggrappandosi al volante, sono state ritrovate ferite da taglio». Pare che ci sia stata proprio una lotta per evitare fino all’ultimo l’attentato e che poi l’attentatore abbia ucciso con vari colpi di pistola il povero autista polacco: intanto è caccia all’uomo in Germania e in tutta Europa, il killer è ancora a piede libero.

Lo scenario già importante dopo l’attentato di Berlino avvenuto due giorni fa e che ha portato alla morte 12 persone è giunto ieri sera: l’uomo di 23 anni che era stato arrestato subito dopo l’attentato del camion sulla folla ai mercatini di Natale, un rifugiato pachistano, è stato rilasciato ieri sera dalla polizia tedesca perché riconosciuto innocente, o quantomeno non risultano prove sufficienti per la colpevolezza. Una svolta clamorosa, visto che ora il vero killer e attentatore è ancora in fuga, con la Germania e tutte le frontiere europee avvistate sulla pericolosità del soggetto: intanto anche in Italia scattano le indagini visto che il camion partito da Cinisello Balsamo lo scorso 16 dicembre e passata la frontiera il 17 dicembre da Bressanone. Italiana è anche la possibile vittima, Fabrizia Di Lorenzo, che purtroppo risulta dispersa ancora dalla notte dell’attentato: non ci sono ormai molte speranze di riaverla viva, come ha detto il padre ieri sera raggiunto dall’Ansa. Spunta inoltre un altro retroscena riportato da alcuni media internazionali: nel numero di novembre della rivista dello Stato Islamico Rumiyah era presente un articolo di tre pagine che spiegava come un unico attentatore può attaccare civili usando un camion: l’attacco di Nizza veniva preso a modello dall’articolo. Come giustamente riporta il Post, «L’articolo spiegava che i camion si prestano ad attaccare un gran numero di persone perché è facile procurarsene uno e non si tratta di un’azione sospetta: «È una delle armi più sicure e facili da usare contro gli infedeli”.». Nel frattempo ieri sera è arrivata anche la conferma dall’agenzia Amaq, molto vicina allo Stato Islamico: «L’agenzia di stampa dell’Isis, Amaq news agency, ha rivendicato l’attentato chiamando il terrorista un “soldato dello Stato islamico”. “E’una vendetta per gli attacchi in Siria”, è scritto sulla rivendicazione», si legge nel flash dell’Ansa.

Viene svelato dal sito del Guardian un retroscena “curioso” sull’attentato di Berlino che avrebbe potuto cambiare e di molto quanto avvenuto nella giornata del 19 dicembre, evitando forse la tragedia: in poche parole, la TyssenKrupp ha confermato che l’autista polacco del tir usato per l’attentato di lunedì era arrivato quella mattina al deposito di Berlino della società tedesca per cercare di consegnare in anticipo il carico di lamiere che trasportava dall’Italia. Ma secondo il Guardian la compagnia avrebbe respinto il tir dichiarando come si poteva scaricare solo nel giorno fissato per la consegna, ovvero martedì mattina. Ecco la testimonianza del cugino dell’autista fatta ai media tedeschi: «l’uomo aveva parcheggiato in un quartiere vicino, da lui definito ‘strano’ al telefono, e poi era andato a mangiarsi un kebab. Poi non aveva avuto più contatti con il cugino». Uno scenario che avrebbe potuto cambiare e di molto il destino della strage: ovvio che l’attentatore, ancora in fuga, avrebbe potuto rubare e sequestrare un altro tir o trovare delle soluzioni, ma l’ovvia scelta senza alcuna responsabilità oggettiva della società suona come un caso assai curioso ai limiti dell’inquietante, della serie “sliding doors” o simili…