Si è svolta oggi la quinta udienza del processo sulla morte di Marco Vannini e che ha visto Antonio Ciontoli, per la prima volta davanti al giudice prendere la parola. L’uomo, indagato insieme al resto della sua famiglia per l’omicidio in concorso del bagnino 20enne di Cerveteri, ha commentato in lacrime, come riporta Roma FanPage: “Marco per noi era un figlio, oltre ad essere il ragazzo di mia figlia”. Dopo essere apparso commosso anche nelle precedenti udienze, oggi ha parlato per la prima volta in aula, dopo le parole del maresciallo Roberto Izzo, una delle persone che Ciontoli chiamò dopo la tragedia. “La reazione della famiglia Ciontoli quando hanno saputo della morte di Marco è stata di disperazione, soprattutto quella di Antonio”, ha dichiarato Izzo. Antonio Ciontoli ha poi ripreso la parola sostenendo di essersi recato in caserma dove lo avrebbe raggiunto anche Izzo con il quale avrebbe avuto un colloqui informale su quanto accaduto: “Nel frattempo arrivavano gli aggiornamenti della condizione di Marco. Gli aggiornamenti furono 3: quello che diceva che Marco aveva avuto un arresto cardiaco, quello che diceva che aveva ripreso a respirare è quello che diceva che Marco era morto”, ha dichiarato l’imputato al cospetto dei giudici.
Si è conclusa in mattinata la quinta udienza del processo a carico della famiglia Ciontoli sulla morte di Marco Vannini, avvenuta il 17 maggio dello scorso anno. Il caso è stato ripreso questo pomeriggio anche dalla trasmissione La vita in diretta che ha sempre dedicato ampio spazio al delitto del ragazzo di Cerveteri. Nel corso della trasmissione sono state trasmesse le immagini di Antonio Ciontoli mentre in aula parlava per la prima volta in presenza dei giudici, ribadendo tra le lacrime come per loro Marco Vannini fosse come un figlio. Non sono mancati i moti di indignazione dei presenti in aula, subito ripresi dal giudice. Intanto, a commentare la dolorosa giornata è stata la madre del 20enne ucciso, Marina Conte, che sempre ai microfoni del programma di Rai 1 ha asserito: “Purtroppo è stato un momento bruttissimo, ho pianto, ho rivissuto quegli istanti, ho ricordato quando il maresciallo Izzo mi accompagnò a rivedere mio figlio per l’ultima volta: avrei voluto stringerlo e baciarlo, invece ho potuto vedere solo il suo viso”, ha dichiarato commossa la donna, prima di fare gli auguri di buon Natale al suo Marco. Quello che verrà sarà il secondo Natale senza suo figlio, per il quale chiede ovviamente giustizia.
È scattato questa mattina il processo sull’omicidio di Marco Vannini, con alla sbarra tutta la famiglia Ciontoli, accusata dell’orrenda morte dell’ex bagnino di Ladispoli: grazie alla diretta chat compiuta dal portale Terzo Binario, possiamo apprendere quanto sta avvenendo all’interno dell’aula nell’udienza alla Corte di Assise di Roma. Tra i vari teste delle forze dell’ordine chiami a deporre, ha parlato il il maresciallo dei Ris di Roma, Arianna Salis: «L’analisi chimica ha evidenziato uno sparo di tipo “piombo bario antimonio”, dunque una detonazione classica.I tamponamenti (fatti su parti casuali degli indumenti) rilevano che gli indumenti erano molto vicini al punto di fuoco e che quindi Antonio, Martina e Federico erano presenti al momento dello sparo. Non si può comunque dire con certezza chi ha sparato». Le conclusioni tratte dopo la lunga deposizione del maresciallo sono sempre tratte dall’inviato del portale in questione: in sostanza, «la concentrazione delle particelle di piombo, bario, antimonio ci da solo un’indicazione sulla presenza delle persone al momento dello sparo, perché queste particelle possono essere trasferite con i contatti ad esempio delle mani. Chiaramente chi ha più particelle è più probabile che sia stato presente al momento dello sparo».
Oggi, presso la Corte d’Assise di Roma andrà in scena la quinta udienza per il delitto di Marco Vannini, il giovane ventenne di Cerveteri ucciso la sera del 17 maggio 2015 mentre si trovava in casa della fidanzata Martina. L’intera famiglia Ciontoli è a processo per l’omicidio volontario dell’aspirante Carabiniere, ferito a morte da un colpo di arma da fuoco partito dalla pistola di Antonio Ciontoli, capofamiglia e padre della fidanzata. Sul banco degli imputati con l’accusa di omissione di soccorso, compare anche Viola Giorgini, fidanzata di Federico Ciontoli (fratello di Martina) e presente anche lei nella villetta di Ladispoli, la sera dell’omicidio. Questa volta, a prendere la parola nel corso dell’importante udienza, come rivela il sito TerzoBinario.it, saranno alcuni testi dell’accusa rappresentati da importanti rappresentanti delle Forze dell’Ordine che hanno avuto un ruolo decisivo nel corso delle indagini, a partire dal maresciallo dei Carabinieri di Ladispoli, Roberto Izzo. Saranno sentiti anche alcuni agenti del Nucleo Operativo di Civitavecchia, tra cui il luogotenente Audenzio Risveglia il quale si occupò del prelievo dei tamponi e dei sopralluoghi in casa Ciontoli; il maresciallo capo Marco Balducci, che si occupò dei tamponi e dei prelievi della polvere da sparo; il maresciallo Arianna Salis; il maggiore Giuseppe Iacovazzi del Nucleo dei RIS di Roma. Quella di oggi sarà un’udienza soprattutto tecnica e vedrà anche la presenza dei periti che renderanno noti in aula i risultati di alcuni accertamenti, tra cui il test dello stub ma anche eventuali impronte sull’arma dalla quale sarebbe partito il colpo che ferì mortalmente Marco Vannini. In riferimento al test dello stub, il quale proverebbe la presenza di polvere da sparo sul corpo e sugli abiti dei presenti, questo avrebbe confermato la partecipazione sulla scena del crimine sia di Antonio Ciontoli che dei due figli, Martina e Federico. L’arma, invece, non avrebbe riportato alcuna impronta digitale e questo la direbbe lunga sul presunto comportamento adottato dagli imputati nei momenti successivi allo sparo.