Evidentemente innervositi per non essere stati presi in considerazione (anche se in realtà non è così in quanto il papa non ha nessun obbligo in questo senso) i quattro cardinali firmatari della lettera in cui chiedono chiarimenti sul documento Amoris Laetitia con alcuni “dubia”, dubbi che quanto il documenta contiene possa tradire la tradizionale dogmatica della Chiesa, hanno adesso lanciato un vero ultimatum a Francesco. Già la lettera, resa pubblica in modo provocatorio, è qualcosa che non ha precedenti, l’ultimatum lanciato adesso dal cardinale americano Burke in una intervista al sito conservatore e tradizionalista Lifesitenews, lancia un ultimatum al papa, con l’evidente tentativo di screditarlo presso i fedeli cristiani. Burke dice che aspetteranno fino a Natale, al massimo dopo l’epifania poi faranno una richiesta ufficiale di chiarificazione, un atto pubblico e ufficiale per correggere il papa in quelli che loro considerano errori in materia di fede. E’ un evidente attacco al pontefice da quattro esponenti dell’ala più tradizionalista e dogmatica della Chiesa, una sparuta minoranza ma molto attiva nel cercare di gettare discreto nei confronti del papa: i cardinali Raymond L. Burke, Walter Brandmuller, Carlo Caffarra, Joachim Meisner. In ballo i temi della comunione ai divorziati risposati, il valore delle norme morali sulla concezione della vita cristiana nei quali vengono visti errori rispetto alla dottrina cattolica. Questo atto di correzione richiesto ha avuto un solo precedente nella storia della Chiesa e risale al 14esimo secolo ai tempi di Giovanni XXII. Allora gli fu chiesto di smentire che le anime dei giusti fossero ammesse alla visione beatifica dopo la morte, visione che invece sarebbe rimandata alla fine dei tempi e alla risurrezione dei corpi.



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