Angela Merkel ha ringraziato l’Italia per aver fermato la fuga di Anis Amri, il responsabile della strage di Berlino. Intervenuta in conferenza stampa, la cancelliera tedesca ha fatto anche i complimenti alle forze di polizia per la collaborazione efficiente nella gestione del delicato caso e augurato al poliziotto ferito di guarire rapidamente. Angela Merkel ha poi assicurato di voler scoprire chi era a conoscenza dell’azione di Anis Amri, chi lo ha aiutato e di voler portare a giudizio eventuali complici. Il caso di Amri solleva per la cancelliera tedesca una serie di quesiti che non sono legati all’attentato, bensì al periodo precedente e quindi a partire dall’ingresso del terrorista in Germania. E, infatti, la Merkel ha rivelato di aver chiesto al ministro dell’interno, al ministro della giustizia, all’ufficio della cancelleria e alle autorità di sicurezza di esaminare il caso per valutare la possibilità di adottare nuovi provvedimenti. “Se si renderanno necessari cambiamenti politici o legislativi, prenderemo le dovute misure e le attueremo rapidamente” ha dichiarato la Merkel.
Potrebbe non essere affatto casuale che Anis Amri dopo l’attentato di Berlino sia tornato in Italia e a Milano: è stato ucciso a Sesto San Giovanni e secondo le forze dell’ordine potrebbero esserci contatti e possibili coperture che alcune cellule tra Milano e Sesto sarebbero intervenute per accogliere il tunisino ucciso dai due agenti di polizia questa notte. «Anis Amri, il tunisino ucciso nella notte a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano potrebbe avere dei contatti e delle ‘coperture’ nella comunità islamica di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano», questa è la fonte che viene attribuita agli investigatori milanesi, secondo quanto riportato dalla cronaca del Fatto Quotidiano. La Digos in queste ore sta ricostruendo i fatti e i luoghi toccati da Amri nel suo viaggio di ritorno verso l’Italia, dalla Francia fino a Torino. Scoprire eventuali cellule dormienti di Isis in Lombardia sarà il lavoro più complesso e difficile dei prossimi mesi di indagini dopo la morte del terrorista di Berlino.
Svolta in merito all’attentato di Berlino dei giorni scorsi, in seguito all’uccisione del principale ricercato, Anis Amri, avvenuta la scorsa notte in Italia, precisamente nei pressi della stazione di Sesto San Giovanni, provincia di Milano. Mentre in queste ore si susseguono le notizie sull’attentatore ucciso dalla polizia italiana, Repubblica.it pubblica la foto del suo ultimo rifugio in Germania, prima della fuga verso la Francia. L’appartamento è posto nel cuore del centro islamico radicale, esattamente al numero civico 14 di Perlebergerstrasse, a Moabit. La distanza dal suo rifugio al punto esatto dell’attentato è di appena 3 chilometri. Sulla posta di ingresso che porta al centro islamico e che affaccia sul pianerottolo, si nota un cartello e la stessa è sbarrata. Dal poco che è possibile notare, grazie alle immagini pubblicate, si può notare l’intero del rifugio di Anis Amri dove si vede un tappeto per la preghiera. Il centro è molto frequentato ed ogni giorno ospita almeno una trentina di persone. Secondo quanto riferito dai vicini, qualcuno è solito trascorrere anche la notte. Ironia della sorte: di fronte al centro islamico divenuto per breve tempo il rifugio di Anis Amri, si trova un commissariato di polizia municipale.
È un combattente dell’Isis Anis Amri, il killer di Berlino ucciso questa notte a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano: la conferma una volta di più arriva con il video che è stato postato in rete dall’agenzia Amaq, network dello Stato Islamico, giusto qualche ora dopo l’uccisione del killer di Berlino da parte dei poliziotti di Milano. «Veniamo a sgozzarvi come maiali e invito a tutti i fratelli ovunque essi siano: vadano a uccidere in tutta Europa i crociati maiali!», afferma senza pietà nel breve video girato per lanciare l’ennesima “sfida” all’Occidente. Come riporta l’Ansa, il video risale a prima dell’attacco terroristico di Berlino ma è stato inviato solo dopo la morte del tunisino 24enne: «Invito i miei fratelli musulmani ovunque, state in allerta e combattete sulla via di Dio. Ogni essere umano in grado di combattere, vada a uccidere in tutta Europa i crociati maiali». Parole che risuonano sempre più inquietanti e che purtroppo non si fermeranno a questo caso isolato ma che prevedono altri episodi come già tantissimi già sono accaduti negli ultimi mesi solo in Europa. Clicca qui per il video di Anis Amri, killer di Berlino legato all’Isis
In una conferenza stampa dalla Questura di Milano, è stato approfondito l’omicidio di Anis Amri, il pericoloso tunisino che urlando “Allah Akbar” ha sparato contro uno dei due poliziotto che stavano controllando il suo passeggiare sospetto per la stazione di Sesto San Giovanni alle 3 di notte. «Amri era una scheggia impazzita, pericolosissima. Non escludo che avrebbe continuato a fare attentati», riporta il questore di Milano Antonio De Iesu. Pare che l’attentatore e killer di Belrino fosse solo e senza complici sul luogo della sparatoria ma ovviamente non si può escludere che fosse in Italia per qualche collegamento o base logistica criminale. «Amri è arrivato dalla Francia in treno, è transitato da Torino, poi è giunto a Milano all’una di notte. E al momento del controllo, a Sesto San Giovanni, era solo». Le indagini proseguono tra reazioni della città di Milano assai contrastanti dopo la clamorosa notizia di questa notte.
Come è andata la dinamica dell’uccisione di Anis Amri ora siamo in grado di fornirla nel dettaglio: il killer dell’attentato di Berlino è stato freddato dopo un semplice controllo di documenti avvenuti in piazza Primo Maggio, davanti alla stazione di Sesto San Giovanni alle porte di Milano. «L’uomo, che era a piedi, alla richiesta di mostrare i documenti avrebbe tirato fuori una pistola dallo zaino e avrebbe sparato a un poliziotto, colpendolo a una spalla. A quel punto gli agenti avrebbero risposto al fuoco, sparando all’uomo, poi deceduto», ha appena riportato in conferenza stampa il prefetto di Milano, Alessandro Marangoni. Come invece riporta un flash dell’Ansa, ci sarebbero stati numerosi tentativi dei sanitari di rianimare il tunisino ferito ma senza riuscirci, con la morte sopraggiunta dopo pochi minuti. «Amri è morto, steso sull’asfalto, dopo alcuni inutili tentativi di rianimarlo. A testimoniarlo ci sono la flebo al braccio e un tubicino per l’ossigeno in bocca, come si vede nelle immagini diffuse dalle forze dell’ordine. Il tunisino presenta alcune ferite da proiettili nella parte destra del costato. I sanitari arrivati per il pronto soccorso gli hanno aperto la felpa nera che indossava per prestargli le prime cure, che si sono però rivelate inutili».
Anis Amri è morto ed è successo in Italia: la svolta nell’attentato di Berlino vede la reazione internazionale choc di tutte le cancellerie e le sedi dell’intelligence europeo che una volta di più hanno “fallito” facendosi scappare il ricercato numero di Germania. Non solo, pare dalle prime ricostruzioni come anticipavamo già questa mattina che Anis Amri è arrivato in Italia dalla Francia eludendo così in un colpo solo bene tre servizi di sicurezza europee impegnati nella ricerca del presunto killer di Berlino. Secondo quanto riporta TgCom 24 tramite fonti di antiterrorismo, «Anis Amri sarebbe arrivato in Italia in treno passando attraverso la Francia, da Chambery. Passando attraverso la Savoia, ha raggiunto Torino e dal capoluogo piemontese ha preso poi un treno per Milano dove è arrivato intorno al’una di notte. Infine dalla Stazione Centrale si è spostato a Sesto san Giovanni e lì intorno alle 3 ha incrociato i due agenti della volante che poi lo hanno ucciso». Ferito il poliziotto, Cristian Movio, che ha fermato assieme al collega Luca Scatà il ricercato per un normale controllo a Sesto San Giovanni: non è però per fortuna in pericolo di vita.
Potrebbero esserci “sviluppi futuri” sull’operazione in cui stanotte è stato ucciso a Sesto San Giovanni Anis Amir, l’uomo sospettato di essere il killer dell’attentato di Berlino. Lo ha dichiarato stamattina Marco Minniti, ministro dell’Interno. Minniti ha affermato di “non poter entrare nei dettagli dell’operazione” ma ha sottolineato che “la persona uccisa è risultata essere senza ombra di dubbio Anis Amri, il presunto sospettato dell’attentato terroristico a Berlino”. “Il killer – ha spiegato il ministro dell’Interno – ha aggredito la nostra pattuglia di polizia. Ho parlato personalmente con Cristian Morio (l’agente ferito nella sparatoria, ndr) e gli ho fatto gli auguri di pronta guarigione. Il ragazzo è molto motivato. L’ho ringraziato di cuore per la professionalità dimostrata con il suo collega. Ringrazio tutto il dispositivo di sicurezza del nostro Paese di cui tutti dobbiamo essere orgogliosi”.
Svolta clamorosa sul caso dell’Attentato di Berlino: Anis Amri è stato ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia italiana a Sesto San Giovanni, alle porte di Milano. Come riporta Repubblica, «l’attentatore di Berlino è stato preso a Sesto San Giovanni, vicino alla stazione. Non era una ‘normale’ sparatoria quella che si è verificata nella notte a Sesto San Giovanni. Il sospetto degli uomini della Digos è che dietro la reazione improvvisa e violenta di un uomo fermato per strada per un controllo documenti ci sia il terrorismo internazionale. E’ successo alle tre di notte in piazza I Maggio, fuori dalla stazione di Sesto». Incredibile dunque epilogo della vicenda di Berlino con il presunto killer che dopo un controllo ha riposto al fuoco ferendo un poliziotto: Anis Amri è morto ma prima di essere ucciso ha urlato Allah Akbar, l’ormai famoso e odioso urlo di guerra dei terroristi islamismi legati all’Isis. Da quanto si apprende dalle prime ricostruzioni, il killer aveva nello zaino un biglietto del treno appena preso, era arrivato dalla Francia.
Anis Amri è al momento il ricercato numero 1 in Germania e in Europa dopo l’attentato di Berlino che ha portato 12 morti, tra cui anche una connazionale Fabrizia Di Lorenzo: è un tunisino, profugo e da anni coinvolto in giri legati ad azioni criminali che lo hanno portato anche in carcere in Italia, per la precisione a Palermo. È ricercato dalla polizia federale tedesca perché sospettato di essere il terrorista unico della strage ai mercatini di Natale: nei suoi confronti è stato emesso un mandato di arresto europeo ed è stata promessa una ricompensa di 100.000 euro per chi fosse in grado di fornire informazioni che aiutino la polizia ad arrestarlo. La novità di ieri sul sospetto tunisino, al momento comunque con notevoli prove contro di lui ma senza la vera certezza della sua colpevolezza, è stata comunicata da Ralf Jager ministro degli Interni della Renania Vestalia: «Amri era già indagato da diverse agenzie di sicurezza tedesche perché sospettato di preparare «un grave atto di violenza contro lo stato». Sul camion utilizzato per uccidere 12 persone a Berlino sono stati ritrovati sia i documenti della sua provvisoria permanenza in Germania – era pronto un foglio di via nei suoi confronti – e poi anche le impronte sulla portiera del tir. Pare sia anche ferito visto che l’autista polacco proprietario del camion ha lottato fino all’ultimo nell’abitacolo per evitare la strage ma è stato alla fine freddato con colpi di pistola, non prima di aver ferito l’attentatore con un coltello. Resta da capire dov’è e soprattutto quali legami possa avere con il terrorismo internazionale: è il ricercato numero 1 in Europa ma ancora non si hanno certezze sulla sua piena colpevolezza.
Anis Amri non è solo ricercato in Germania per aver probabilmente agito nell’attentato di Berlino ma è in corso una taglia nei suoi confronti in tutta Europa, Italia compresa dati i trascorsi di Amri nel nostro Paese. Le novità arrivano dalla parole del padre di Anis, dopo un’intervista ad una radio tunisina e giunte come un vero boomerang in Italia, visto il coinvolgimento. Era arrivato in Italia nel 2012 Anis Amir, il tunisino ricercato dalla polizia perché sospettato di essere l’autista del Tir dell’attentato a Berlino. Nel nostro Paese è stato 4 anni in carcere in Italia e, dopo aver scontato la pena, ha ricevuto un provvedimento di espulsione. Nel luglio 2015 aveva poi raggiunto la Germania e dall’aprile 2016 risulta “tollerato”, si legge dal report dell’Ansa. Come invece riporta TgCom 24, il padre del ragazzo ricercato avrebbe raccontato come questi aveva lasciato la Tunisia sette anni fa come migrante illegale e ha scontato quattro anni di prigione a Palermo, nel carcere dell’Ucciardone, perché accusato di un incendio in una scuola. «Nella struttura italiana, il giovane avrebbe manifestato comportamenti violenti. Dopo esser uscito di prigione, il tunisino ha atteso il riconoscimento da parte della Tunisia, senza il quale non poteva essere espulso, nel Cie di Caltannissetta. Il successivo provvedimento di espulsione non è però andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge». Come invece riporta il New York Times nella giornata di ieri, pare che Anis Amir «era inserito nella “no fly list” degli Stati Uniti e aveva fatto ricerche online su come costruire una bomba ed era entrato almeno una volta in contatto con lo Stato Islamico. Sembra che Amri avesse legami con il circolo salafita di Ahmad Abdelazziz, conosciuto anche come Abu Walaa, un predicatore di origine irachena arrestato nella città tedesca di Hildesheim a novembre con l’accusa di essere vicino allo Stato Islamico».