Per Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio e condannato lo scorso primo luglio alla pena dell’ergastolo per il delitto della tredicenne ed il suo occultamento di cadavere, sta per arrivare il terzo Natale in cella. In attesa del processo d’Appello e che andrà in scena molto probabilmente a partire dalla prossima primavera, Massimo Bossetti ha deciso di scrivere una intensa lettera di due pagine rivolta al padre scomparso un anno fa. La missiva è stata pubblicata in esclusiva dal sito AdnKronos.com, che ne ha riportato gli stralci più importanti. “Ciao amato papà, il mio pensiero per te in questi giorni si è intensificato, puoi benissimo immaginare il motivo…Si avvicina il Natale, il terzo Natale lontano dalla mia amata famiglia e il primo Natale senza più te papà accanto al mio fianco”: ha esordito così il presunto assassino di Yara Gambirasio, che proprio in questo periodo di festa e vicinanza ribadisce la mancanza della moglie e dei suoi figli. Quello emerso dalla lettera inviata al padre, è un miscuglio di tristezza, dolore, malinconia ed angoscia, gli stessi termini usati in riferimento alla sua “stanza”. “La tua fede al dito, la tua foto attaccata al muro, è tutto quello che mi resta, so che mi sei vicino (…). Ti voglio bene e mi manchi tantissimo”, ha chiosato Bossetti. Intanto la sua difesa formata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, non manca di ribadire i tanti errori del processo di primo grado che si è concluso con la sentenza di condanna a carico del loro assistito, nonché unico indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio. A detta dell’avvocato Salvagni, in particolare, occorrerebbe non dare credito ad “un’opinione pubblica forcaiola” e abdicare “allo Stato di diritto per cercare un colpevole a ogni costo”. Secondo il legale, inoltre, il nuovo attesissimo processo dovrebbe ammettere il contraddittorio ed i giudici dovrebbero permettere non solo l’analisi dei reperti da parte della difesa ma dovrebbero anche acconsentire alla perizia sul Dna che lo stesso Massimo Bossetti in questi mesi ha sempre avanzato. Sempre a detta della difesa del presunto killer di Yara Gambirasio, la sentenza a carico del muratore di Mapello non ha permesso allo stesso di visionare i reperti dai quali è stata estratta la traccia mista considerata la “prova regina” contro Bossetti, avanzando così l’ipotesi di una vera e propria “violazione dei diritti di difesa” dell’imputato.