“Il mistero del Natale? Ci racconta il mondo come lo vede Dio. Il Natale è la pienezza della felicità ed io la vorrei condividere con tutti”. In dialogo con mons. Corrado Lorefice, arcivescovo metropolita di Palermo.

Monsignor Lorefice, nel Messaggio per la Giornata della Pace di quest’anno papa Francesco scrive tra l’altro: “Se l’origine da cui scaturisce la violenza è il cuore degli uomini, allora è fondamentale percorrere il sentiero della nonviolenza in primo luogo all’interno della famiglia”. Che significato hanno per lei queste parole?



Penso che il cuore dell’esperienza cristiana siano le Beatitudini, le quali da una parte rivelano Dio e la sua logica e dall’altra anche il volto di Gesù. Esse costituiscono idealmente una sorta di carta d’identità di Cristo, ma anche del cristiano. In esse si vede come l’appartenenza al Padre generi uno stile: quello della mitezza. 



E questo come si rapporta con la drammaticità della vita umana?

A mio avviso oggi questo è realmente il potenziale della vita cristiana. Mentre viviamo in un mondo pieno di tensioni e contraddizioni, insieme a condizionamenti mentali e culturali, dall’altra parte sappiamo bene che una famiglia cristiana che vive la consapevolezza della fede all’interno della condizione coniugale può essere realmente una grande risorsa per tutti gli uomini.

Ciò non toglie che la guerra sembra dominare il contesto mondiale.

Papa Francesco ripete spesso che oggi siamo all’interno della terza guerra mondiale, anche se a tappe e a scaglioni. Al di là di questa affermazione che potrebbe essere angosciante, è indubbio che in alcune zone del pianeta la guerra è grave e presente, penso al Medio Oriente, alla Siria, ad Aleppo. Ma non dimentichiamo anche gli eventi che stanno colpendo la nostra Europa, a partire da quelli recentissimi di Berlino. Tutti questi fatti ci dicono dell’importanza della presenza dei cristiani, che i cristiani continuino a stare nella storia a partire dal bene messianico della pace. 



Che esperienza ha di queste zone di guerra?

Anch’io sono stato in queste zone, ho visitato Damasco e posso dire che anche lì c’è una testimonianza vera di non violenza e di pace. Ho visto con i miei occhi fratelli cristiani che sono stati toccati da fatti efferati, ma che non hanno mai pronunziato una sola parola di vendetta. Nello stesso momento però questo significa che la comunità internazionale non può ancora disattendere ad una situazione di questo genere. 

Di chi sono le responsabilità?

Continuare a far finta che tutto ciò non sia grave, potrebbe domani portarci ad avere il rammarico, se non addirittura il senso di colpa, per un vero e proprio eccidio che sta per accadere. E poi non dimentichiamo l’Africa e quelle zone in cui imperversa la guerra e nelle quali si toccano con mano le conseguenze di una certa logica, che è innanzitutto responsabilità dell’Occidente. Non dobbiamo dimenticare che la causa di quanto accade non risiede solo in quei luoghi, ma anche nello stile di vita, nelle scelte che abbiamo imposto noi come occidentali.

E il ruolo dell’Europa?

L’Europa sembra confusa, vive nello smarrimento e nella paura sol perché sta entrando al suo interno un milione di profughi. Questo significa che l’Europa, al di là della sua identità, delle sue radici cristiane, come ci ha aiutato a capire papa Francesco, deve fare appello all’intelligenza, alla ricchezza che ha al suo interno e che non può assolutamente sotterrare. Quello attuale non è il modo giusto di reagire. Bisognerebbe invece che l’Europa facesse leva sulle sue capacità, sulla sua tradizione. 

 

Che cosa ha smarrito l’Europa? 

Dopo aver posto al centro la giusta esigenza della valorizzazione della persona, ne ha smarrito il senso. Oggi non può solo affermare il diritto alla libertà, senza affermare al contempo il principio della responsabilità.

 

Ma l’Europa ha smarrito il valore dell’uomo o di Dio?

Ricordiamoci che la via di Dio è l’uomo e la via dell’uomo non può che essere Dio, soprattutto per noi che abbiamo una visione cristiana della vita. Noi abbiamo al centro del mistero l’incarnazione di un Dio che si fa uomo e se questo è vero per il cristiano, è anche vero per chi ha un’altra concezione della vita, perché non possiamo negare che il collante dell’essere umano è la sua dimensione spirituale. Qualsiasi cosa decida, l’Europa non può assolutamente sacrificare la dimensione religiosa in nome della libertà, in nome di un falso benessere che può dare soddisfazione solo alla dimensione materiale della vita. 

 

Il 15 dicembre scorso erano vent’anni dalla morte di Giuseppe Dossetti. Cosa ha da dire Dossetti oggi in un contesto così profondamente cambiato?

In lui coesistono una figura di laico animato dalla fede e anche una figura di sacerdote, di monaco che ci dice che la storia degli uomini dev’essere guardata a partire dalle cose in cui si spera. Per cui Dossetti ci ricorda che l’azione della Chiesa non può basarsi solo sulle sue capacità e sulle sue forze, ma deve nascere sempre e comunque dalla sua capacità di contemplare il Mistero.

 

Cosa vorrebbe fare a Natale e che non può fare?

Vorrei rendermi presente ovunque in questa famiglia che il Signore mi ha dato, particolarmente di quelli segnati dalla sofferenza di ogni tipo. Il Natale è la pienezza della felicità ed io la vorrei condividere con tutti.

 

Come si può definire il Natale in poche battute?

Il mistero del Natale ci racconta il mondo come lo vede Dio, perché se il Verbo si è fatto carne, vuol dire che Dio stesso è entrato nella storia degli uomini. In altre parole: se questo è vero, allora capiamo che a Natale Dio vede il mondo con occhi che partono dal basso, anzi lui stesso viene, scende tra noi. 

 

Nel suo messaggio di Natale ha citato anche alcune frasi di san Bernardo di Chiaravalle: “Voi che giacete nella polvere, svegliatevi e lodate… Grande è questa potenza, ma ancora più mirabile è la misericordia, poiché così volle venire Colui che si poteva accontentare di aiutarci”. Perché?

Perché è profondamente vero ed umano che Dio non solo ci aiuta ma ci salva, e nello stesso tempo ci coinvolge in questo suo movimento, ci invita a fare strada come fa lui con altri. Il mondo che viene visitato da Dio è un mondo che Dio ama, ed è un mondo che i cristiani, dunque, devono amare.