Per i terremotati di Umbria e Marche è un Natale diverso. Il primo lontano dal proprio paese, senza gli amici accanto, spesso senza neanche i parenti vicino. Per qualcuno anche il più doloroso, per l’assenza di un affetto caro, morto sotto le macerie del sisma di agosto. Ma pur essendo un clima poco festoso si respira, chiacchierando con gli sfollati di Arquata trasferiti a San Benedetto del Tronto, un forte senso di condivisione.



La voglia di stare insieme, di ritrovarsi, di guardare al futuro vedendo il bicchiere mezzo pieno. La mattina della vigilia di Natale Michele Franchi, vicesindaco di Arquata del Tronto è tornato in paese. Una tradizione che si è ripetuta, nonostante tutto. “Una vigilia molto sobria — ha raccontato al sussidiario —, in Municipio con i dipendenti comunali, pochi per la verità, per scambiarci gli auguri. Ho fatto una ricognizione in tutte le frazioni ed è stato desolante vederle vuote, buie se non per quei pochi alberi e le luci che abbiamo voluto far mettere per dare un segnale di speranza, per far capire che è Natale anche lì, dove la forza della natura ha distrutto quasi tutto”. 



Lo spirito della festa, dismesso, terremotato, sopravvive, anche se mancano le tradizioni più care. Le donne intente a preparare il cenone della Vigilia, con il pesce del Mar Adriatico, i bambini a caccia dei dolci natalizi della tradizione, lo scambio di auguri, i fiori che coloravano portoni e balconi. “La vigilia di Natale — ha aggiunto Michele Franchi — era l’occasione per il classico aperitivo nel bar del paese, tutti insieme a raccontarci, a festeggiare, poi la cena, con il baccalà, quindi la Notte di Natale, la messa. Adesso siamo divisi tra San Benedetto del Tronto, Ascoli Piceno e Roma. Per qualcuno è un Natale di tristezza, qualcun altro avrà la fortuna di stare comunque accanto ai propri parenti. Spero sia il primo e ultimo Natale trascorso lontano dal nostro paese. L’anno prossimo tutti ad Arquata, non dico tutti in casa, sarebbe impossibile, ma tra case agibili e casette spero in una comunità riunita. Vogliamo ripartire e questo è il nostro punto di forza”.



La notte di Natale i più l’hanno trascorsa a San Benedetto del Tronto dove la Santa Messa è stata celebrata per le popolazioni terremotate dal vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole, che aveva celebrato la messa di Natale, da vescovo ausiliare dell’Aquila, in Abruzzo nel 2009, dopo l’altro tragico terremoto dell’Italia centrale. A suonare durante la messa il pianista Giovanni Allevi, ascolano doc, che ha voluto essere vicino alle popolazioni terremotate.

“Sentiamo ancora la presenza delle istituzioni accanto a noi — ha aggiunto il vicesindaco di Arquata — il commissario Errani e il capo della Protezione civile Curcio sono presenti, ci siamo incontrati per continuare a lavorare secondo il programma che abbiamo preparato. Come comunità non faremo nulla neanche per Capodanno, ognuno, chi può, lo passerà accanto ai propri affetti. E’ difficile, in questo momento, metterci tutti insieme. Ma c’è un appuntamento, che era tradizione di Arquata a cui non vogliamo rinunciare e che, nonostante le difficoltà, vogliamo realizzare anche quest’anno. Ogni 6 gennaio abbiamo sempre organizzato la Festa degli Anziani. I giovani da sempre accanto agli anziani del paese, spesso ad ascoltare le loro storie, i loro ricordi. La festa la faremo anche quest’anno, a San Benedetto del Tronto. Ci saranno tante cose da ascoltare ma anche da raccontare. Organizzeremo il pranzo per gli anziani e a seguire la classica tombolata. Per l’occasione abbiamo invitato tutti coloro che fino ad oggi ci sono stati vicini, anche i politici. Dovrebbero essere presenti Errani e Curcio, ma abbiamo invitato anche l’ex premier Matteo Renzi. Non si tratta di politica, non è neanche della nostra parte politica. Ma ci è stato vicino fin da subito, abbiamo avvertito la sua presenza e lo vogliamo ringraziare in occasione della festa degli anziani, sperando che possa venire. Abbiamo invitato il presidente della Regione, quello della Provincia, tutti, indistintamente. Perché la comunità che si ritrova è anche questo, è ringraziare per quello che è stato fatto, ma anche continuare a chiedere. Dobbiamo ricaricare le batterie, forza e volontà non ci mancano e questo Natale sia un Natale di speranza per tutti”.