Ho provato a non scrivere di lei, ho cercato di dimenticarla, quella piccolina fragile come un fiore. Da giorni tento di sfuggire al suo visino bianco, esaltato dal nero che le ricopre tutto il corpo. Il suo volto innocente, i suoi sguardi smarriti. Fra le braccia del padre, non sa rispondere alle domande dell’uomo. “Andrai a Damasco?” “…” “Compirai un’azione suicida?” “…” “Sei piccola, perché ci andrai?” “…” “Gli uomini non sono tutti scappati da Aleppo su pullman verdi?” “…” “Lascerai che i miscredenti ti violentino?” “…” “Non vuoi ucciderli? La nostra è una religione di gloria, glorifica Dio” “Allahu akbar“.
Così, Fatima si è spogliata del nero e ha indossato abiti colorati. La mamma l’ha resa bella come se stesse andando in sposa. Bella com’era, non si notava nemmeno la cintura esplosiva avvolta attorno al cuoricino, ai polmoni, al ventre, al grembo che mai ancora s’era riempito di vita. È rimasta in piedi vicino al posto di guardia, piangendo, un fiore colorato circondato dalla polvere della città distrutta dalla guerra, finché il poliziotto del dittatore non si è intenerito: “Dov’è la tua famiglia?” “Mi sono persa!”.
Fatima Abd al-Rahman Shaddad si è fatta esplodere a un posto di guardia della polizia di Damasco, dopo che i genitori l’avevano venduta a Dio. E Dio ha comprato! Morti viventi, assassinati e assassini. C’è chi odia in nome del Dio dell’amore, chi uccide in nome del Dio della vita, chi scatena guerre in nome del Dio della pace, chi si comporta in modo crudele in nome del Dio della misericordia. L’islam dell’Isis pensa che la via più breve per giungere a Dio sia la morte. Per questo loro amano la morte quanto noi amiamo la vita. Noi l’amiamo, perché sappiamo che non c’è altra via per giungere a Dio e alla vita eterna; per questo Isis vuole portarci a vedere la morte in ogni istante, in ogni cosa: nel volto di una bimba innocente, in un ragazzo che tiene le mani in tasca per scaldarsele o nello zaino di un immigrato povero. La morte è diventata facile, a basso costo, non ha bisogno di pianificazione e finanziamenti, basta un coltello da cucina per pugnalare i passeggeri della metropolitana o una macchina per schiacciare i passanti in strada. Isis vuole portarci a vedere il pericolo nella misericordia, il rischio nella compassione, l’ingenuità nell’amore per il prossimo, la stupidità nella speranza. Vuole portarci a vedere nell’altro solo la morte.
Il 22 dicembre, ho assistito al presepe vivente organizzato dalle Suore di carità dell’Assunzione. I miei figli, travestiti da angeli, hanno partecipato assieme a decine di altri bambini, musulmani e cristiani, al coro di Natale. Hanno cantato al miracolo della nascita e a una vita consacrata all’amore, le manine intrecciate, i sorrisi scambiati l’uno con l’altro, i corpicini vittoriosi sul freddo grazie al calore del canto. Il tuo posto è qui, Fatima, nel Natale, dove l’amore per il prossimo è una realtà in cui incontrare Dio.
https://www.youtube.com/watch?v=LqN-jF5-FBA
(Traduzione dall’arabo di Elisa Ferrero)