Dire addio alla propria figlia il giorno di Natale non ha spiegazioni su questa terra. Giorni che dovevano essere di felicità, giorni che dovevano significare la condivisione, lo stare insieme dopo mesi di lontananza si sono trasformati nello strazio terreno della perdita di Fabrizia. I funerali di Fabrizia Di Lorenzo hanno ammutolito Sulmona e l’Abruzzo intero, in un silenzio avvolto di tristezza. I funerali hanno visto la partecipazione di tantissima gente. Accanto ai genitori il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro dell’Interno Marco Minniti. Con loro gli abruzzesi D’Alfonso, presidente della Regione e Legnini, vicepresidente del Csm. 



Ma poco importava ai genitori di ruoli e istituzioni. Fabrizia non c’è più, volata in cielo per mano di un terrorista che ha tramutato in tragedia il clima di festa di un mercatino natalizio di Berlino. “Anche noi siamo qui a piangere la nostra sorella e amica Fabrizia, che ci ha lasciati all’improvviso in modo tragico, pronta come un angelo, con le ali aperte, a spiccare il volo”, ha detto nella sua omelia monsignor Angelo Spina, vescovo di Sulmona. “Il suo sorriso rimarrà sempre con noi — ha aggiunto il vescovo. Lei che amava la vita, con grandi ideali e forti valori, come tanti giovani ha dovuto lasciare questa terra per trovare lavoro altrove, perché questa nostra terra amata non riesce a dare speranza alle giovani generazioni che cercano lavoro. Quel lavoro che dà dignità alla persona umana”. 



Non certamente un’accusa ma un forte segnale di un prelato che vede il suo territorio svuotarsi dei giovani, un’Italia nel limbo tra nord e sud che vede svanire i posti di lavoro, che non offre certezze sul futuro dei figli della sua terra. Passaggi di monsignor Spina che ricalcano tante parole ascoltate in questi giorni da Papa Francesco, parole che invocano la pace, la preghiera, gli unici fattori umani che possono convivere con un dolore così forte. “La sua breve esistenza vissuta nella semplicità, nell’umiltà e nella purezza di cuore, per noi è un invito a vivere nel vangelo, ad essere miti e operatori di pace. Lei è una stella che brilla con la sua scia luminosa e la sua vita tragicamente spezzata dice a tutta l’umanità che la violenza è profanazione del nome di Dio e che solo la pace è santa. Il bene trionferà sul male, l’ultima parola non è della morte, ma della vita”. 



Al termine della celebrazione il coro del Venerdì Santo, di cui il padre di Fabrizia è componente, ha eseguito il Miserere mentre la salma usciva dalla Basilica per la benedizione finale. 

Rimangono tanti interrogativi, tante domande su un destino che appare spesso crudele, senza risposte capaci di dare conforto se non circondate dalla fede. E la forza dei genitori di Fabrizia in questi giorni sono stati testimonianza per molti che a loro erano vicini. 

Intanto, tra le tante iniziative si registra quella di Franco Rosa, consigliere comunale di Contursi Terme, paese in provincia di Salerno, che ha annunciato la volontà dei consiglio comunale di intitolare una strada a Fabrizia Di Lorenzo. Rosa ha partecipato ai funerali di Fabrizia Di Lorenzo e ha ricordato che il nonno paterno della ragazza, Antonio Di Lorenzo, era di Contursi. Mandato a svolgere il servizio militare a Sulmona aveva lì conosciuto la sua futura moglie e quindi deciso di stabilirsi in Abruzzo. Una storia di emigrazione di tanti anni fa, fatta per amore, un amore che ha unito una famiglia, un amore che oggi è tutto per Fabrizia.