Sono ancora in corso le ricerche nel Mar Nero per estrarre tutti i corpi del aereo russo caduto il giorno di Natale e secondo cui pare vi siano alcuni errori tecnici o addirittura del pilota alla base dello schianto. Restano i misteri, soprattutto sulla teppistica dei risultati della scatola nera, arrivati in super anticipo rispetto alle normali pratiche consuete in questi cadi si stragi; qualcosa che non deve uscire a livello publico? O semplicemente un errore tecnico, come rivelato ufficialmente dal ministero della Difesa russo? Mentre le domande restano, le uniche risposte terribili arrivano dal Mar Nero: i sub hanno ritrovato altri corpi, in tutto ora sono 17 completi 239 resti umani disintegrati dopo lo schianto. Tra questi anche alcuni membri del Coro Alexandrov dell’esercito russo, che ora saranno inviati e trasporti al centro di medicina legale di Mosca per l’identificazione e la lunga analisi del dna.
Il giorno dopo la possibile spiegazione della dinamica per cui l’aereo russo sarebbe caduto non per un attentato e neanche per un errore del pilota, bensì per un errore tecnico e un difetto nel Tupolev schiantato nel Mar Nero, proseguono le ricerche dei sub nelle gelide acque. Oltre ai resti umani delle 92 persone disintegrate dalla tragedia aerea del giorno di Natale, le fonti da Mosca parlano di almeno 1500 pezzi ritrovati dal 25 dicembre fino a questa mattina dell’aereo schiantato sul Mar Nero. Nelle ultime 24 ore sono stati ritrovati altri 300 pezzi che proveranno ad essere utilizzati per ulteriori indagini al di là di quanto ritrovato nella Scatola Nera. Secondi infatti i servizi di sicurezza russi, i resti portati in superficie saranno tutti sottoposto a meticolosi controlli per poter davvero capire di che errore tecnico del volo si tratti e se non ci sono gli estremi per un reale abbattimento o attentato terroristico a bordo.
Alla fine la caduta dell’aereo russo nelle acque del Mar Nero pare essere dovuto ad un banale errore tecnico e non ci sarebbero gli estremi per un errore del pilota: giorni di notizie e scenari che si dividevano tra azioni di terrorismo siriano e addirittura attentati dell’Isis. Ogni ombra non viene tolta neanche dopo la conferma ufficiale della scatola nera arrivata ieri a Mosca: sul TU-154 vi erano a bordo 92 persone, tutte morte nello schianto dovuto a quanto pare all’errore tecnico ai flap. Ecco la nota ufficiale che arriva da Mosca: «Secondo gli elementi preliminari i flap dell’aereo (gli ipersostentari, quelle parti mobili dell’ala che in fase di decollo e atterraggio si estendono per aumentare la superficie alare e ridurre la velocità necessaria per decollare o atterrare) non hanno funzionato in modo sincronizzato, per cui le ali hanno perso portanza e la velocità non e stata sufficiente per prendere quota facendo entrare l’areo in stallo». Pare così che l’errore del pilota sia stato minimo, decade in sostanza la teoria più probabile delle ultime ore della giornata di ieri prima delle rilevazioni della scatola nera: «Il Tupolev Tu-154 precipitato nel Mar Nero subito dopo il decollo è caduto perché, per un problema tecnico, non ha raggiunto la velocità sufficiente per procedere in volo dopo essersi staccato dalla pista. Per questo il trireattore è entrato in stallo aerodinamico, ossia la spinta dei reattori non è stata sufficiente a mantenere la portanza (l’elemento che mantiene in volo un aereo) delle ali per cui il jet ha rallentato sempre più fino a fermarsi in volo e a precipitare», a quanto si apprende da una fonte del Ministero della Difesa russa. Niente attentato dunque? Non sembra, dopo queste ultime notizie, anche se resta misterioso come in tempi così stretti (circa 15 ore) sia stata prima trovata la scatola nera negli abissi del Mar Nero e poi subito analizzata e con riscontri praticamente immediati…
Un errore tecnico e non del pilota, una tragedia sfortunata e non un attentato: l’aereo russo caduto il giorno di Natale con a bordo il coro dell’Armata Rossa “Alexandrov” ha provocato la morte di 92 soldati innocenti, un lutto nazionale che Mosca sta ancora vivendo a tre giorni dalla terribile notizia. Sono dunque tanti i ricordi che i media russi riportano incessantemente per esaltare la memorie di un coro che ha fatto la storia dell’esercito russo, forse scrivendo le pagine più belle e lontane dagli infami crimini di guerra. Addirittura gli “Aleksandrovzy” si esibirono anche in Vaticano davanti a Papa Wojtyla in occasione del 26° anniversario del suo pontificato, in una delle scene più belle dei loro concerti in giro per il mondo: per il Papa polacco, il coro russo suonò pezzi storici del socialismo in Polonia negli anni 70, da Kalinka a Smuglyanka. Venne suonato quel giorno a Roma anche “i berretti rossi a Montecassino”, dedicata ai soldati polacchi che combatterono nella Seconda Guerra Mondiale. Il portale Sputnik riporta anche il commento di quel giorno fatto dallo stesso San Giovanni Paolo II che commosso ammise, «Oggi questa musica, queste canzoni, hanno dispiegato davanti a noi l’anima aperta della Russia ed il carattere generoso di questo popolo». Anni dopo la morte terribile in quella caduta dell’aereo nel Mar Nero: errore tecnico o strage premeditata, non cambia il fattore finale che vede l’ennesima strage aerea in questo 2016 funesto.
In attesa di capire le cause che hanno portato alla caduta dell’aereo russo nel Mar Nero con a bordo 92 persone, la Russia ha deciso di sospendere tutti i voli di aerei Tu-154 effettuati da forze dell’ordine e militari. A riferirlo è l’Interfax, che a sostegno di questa tesi cita una fonte “fonte vicina alla situazione”. Come riportato da Il Post, è dal 2009 che il Tu-154 dopo che per decenni è stato tra i velivoli più utilizzati dall’Unione Sovietica e in seguito dalla Federazione Russa. La progettazione del Tu-154 è avvenuta negli anni Sessanta, ma è stato soltanto negli anni ’70 che il modello è entrato pienamente in servizio ricevendo nella decade successiva aggiornamenti di diverso tipo, anche sotto il profilo della sicurezza. Il Tu-154 nel corso della sua storia è stato protagonista di 39 incidenti, solo in pochissimi casi riconducibili a problemi tecnici o di tenuta delle sue strumentazioni: fatali, il più delle volte, sono risultate essere le condizioni meteo avverse, o in altri casi le inefficienze dei centri del controllo aereo o il fatto che il velivolo fosse adoperato in zone di conflitto.
Sono al momento 4 le piste investigative principali che dovrebbero portare a fare chiarezza sulla caduta nel Mar Nero dell’aereo russo diretto in Siria sul quale viaggiavano 64 componenti dell’Armata Rossa. A chiarirlo è stato l’FSB (servizi segreti russi, ndr), i quali, come riportato da Il Sole 24 Ore, hanno sottolineato come le ipotesi più probabili siano “l’impatto di un corpo estraneo in uno dei motori, carburante di cattiva qualità, un errore dei piloti o un guasto tecnico”. Esclusa, dunque, la pista che parla di un attentato terroristico, come ribadito dal portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov, che ha dichiarato:”Al momento non prevale alcuna versione. È troppo presto per avere qualsiasi certezza. In ogni caso, l’eventualità di un atto terroristico è ben lontana dall’essere considerata la pista principale”. Dal Cremlino, dunque, si continua a credere che l’aereo russo sia precipitato per motivi che nulla hanno a che vedere con il terrorismo internazionale o interno.
È stata trovata poco fa anche la seconda scatola nera dell’aereo russo caduto nel Mar Nero e per il quale ancora restano aperte tutte le ipotesi sulla tragica fine del coro dell’esercito di Putin: attentato, guasto tecnico, oggetti nel motore, tutto resta in forse fino all’analisi e decifrazione delle scatole nere, subito inviate a Mosca per all’Istituto Centrale di Ricerche Scientifiche delle Forze Aeree russe che si occuperanno delle operazioni decisive di decrittazione. Secondo l’agenzia Interfax, dopo la prima scatola nera trovata alle 5.42 questa mattina anche la seconda pare versare in buono stato di condizioni il che renderà più semplice il riconoscimento di quanto avvenuto a bordo dell’aereo russo precipitato nel Mar Nero il giorno di Natale. Intanto, sono stati recuperati 13 cadaveri integri e 160 frammenti di corpi, bilancio macabro e tragico girato dall’agenzia Interfax: i lavori di recupero sono ovviamente ancora in corso e la tragedia immane che ha colpito la Russia non diminuisce di clamore.