L’intervento di papa Francesco, svoltosi questa mattina presso la Sala Paolo VI del Vaticano durante la quarta Udienza Generale in programma per il mese di dicembre, si riallaccia – e conclude – il tema di questo mese: “La Speranza cristiana”, letta attraverso i passi fondamentali del Vecchio Testamento e le parole di San Paolo nella Lettera ai Romani. Nell’Udienza Generale dello scorso mercoledì (21 dicembre) l’approfondimento era rivolto al tema natalizio; la nascita del bambino Gesù. In quell’occasione il Santo Padre ha voluto sottolineare come l’Avvento segni il punto di origine della nascita della Speranza per il cristiano: Gesù bambino nella culla rappresenta la “sorgente della speranza” per ogni fedele. Con la nascita del Figlio di Dio “la Speranza è entrata nel mondo”; e cita San Paolo con una frase che sintetizza in sé il valore e il significato della nascita di Gesù «Nella speranza siamo stati salvati». Oggi invece Sua Santità, davanti ad una sala gremita di fedeli provenienti da ogni parte del mondo, ha riproposto il tema della Speranza evidenziando la figura di un grande padre della Chiesa, Abramo, e riallacciandosi al Libro della Genesi 15. In particolare rileggendo il passo in cui Dio, rivolgendosi ad Abramo gli promette che “non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede”; quindi dando speranza ad un uomo ormai vecchio, la cui moglie (Sara) è sterile. Quindi la possibilità di una progenie è per Abramo una speranza «in apparenza irragionevole», commenta papa Francesco. Ma l’attitudine di Abramo è proprio questa; ovvero di immergersi nella parola di Dio trasformando l’impossibilità concettuale della realtà in un sospiro di speranza: «speranza è anche non avere paura di vedere la realtà per quello che è e accettarne le contraddizioni». Con queste parole il Santo Padre introduce un concetto importante nella vita di un cristiano; quello di dubbio, perplessità. Non senza questa componente il fedele cammina verso la realizzazione dei progetti divini.
Il Santo Padre ha esposto con forza e con chiarezza il suo giudizio circa l’importanza dello “scontro” col Padre; uno scontro che è prerogativa dell’essere umano per arricchire la sua conoscenza e per camminare con speranza, nella speranza: «La speranza fa entrare nel buio di un futuro incerto per camminare nella luce». Papa Francesco augura a tutti i fedeli di identificarsi nell’esempio di forza che Abramo da nell’affidarsi, attraverso la fede e “contro ogni speranza”, alla parola di Dio. Il Santo Padre sottolinea con intensità e con la sua usuale dolcezza, come la speranza non sia attesa statica, ma un processo dinamico in cui fede, incertezza e lotta partecipano del rapporto umano con Dio: «Lamentarsi col Signore è un modo di pregare», dice – una frase che suggella col sorriso – e ancora, «Fede è anche lottare con Dio!». Significativa e toccante l’immagine con cui papa Francesco conclude questa sua quarta Udienza Generale, chiudendo un 2016 con forza, la forza della Speranza che augura ad ogni fedele, ad ogni uomo. Egli pronuncia ancora una volta le parole che Dio rivolge ad Abramo: «Guarda in cielo e conta le stelle […] Tale sarà la tua discendenza» e ancora, «Dio porta fuori Abramo dalla tenda, in realtà dalle sue visioni ristrette, e gli mostra le stelle». In questo gesto Dio fa una richiesta ad Abramo; quella di «continuare a credere e a sperare», poichè «la Speranza non delude». Seguono i ringraziamenti e la benedizione del Santo Padre ai presenti e alle loro famiglie; ai gruppi di pellegrini giunti a Roma per ascoltare la sua parola di speranza. Ma, in particolar modo, la sua benedizione va – come sempre – ai bambini e a coloro che soffrono.