Le indagini sul delitto di Daniela Roveri procedono spedite e nelle prossime ore potrebbero sopraggiungere le prime risposte attese soprattutto dagli inquirenti, consci del fatto che i giorni che seguono un delitto sono quelli utilissimi a portare sulle tracce dell’assassino. Proprio il killer della manager aziendale potrebbe essersi tradito lasciando le sue tracce biologiche, o almeno è questa la speranza della polizia Scientifica. Le risposte potrebbero celarsi proprio dietro una traccia biologica ritenuta interessante e trovata in una mano di Daniela Roveri, proprio la stessa sulla quale dall’autopsia sarebbe emersa una ferita da taglio. Un gesto che indicherebbe l’istinto della vittima a difendersi ma che potrebbe anche aver raccolto la traccia dell’assassino. Ora, come rivela Il Giorno online, occorrerà del tempo per comprendere se quanto recuperato dai Ris possa essere analizzato e soprattutto se sarà possibile risalire ad un Dna estraneo a quello della donna uccisa. Di certo c’è che l’autore del delitto conosceva perfettamente movimenti ed orari della donna e che quindi avrebbe agito pienamente consapevole di cosa stesse per compiere nel lasso di tempo di 14 minuti. Quanto basta per confermare la volontà del killer di uccidere.



L’omicidio di Daniela Roveri appare sempre più vicino ad un vero e proprio rebus. La domanda degli inquirenti è una sola: chi avrebbe mai voluto così ardentemente la morte della donna? Una domanda che si innalza sopra le altre alla luce della sua vita “anonima”, come evidenzia il quotidiano Il Giorno nella sua versione online. Nonostante ricoprisse un posto di responsabilità nella ditta Icra di S.Paolo d’Argon, Daniela Roveri pare avesse una vita privata normale, senza ombre nel suo passato e nel suo presente e senza situazioni particolari da segnalare. Dalle indagini emerge dunque la personalità di una donna attaccata al suo lavoro, amante dei viaggi (stessa passione condivisa anche dalla madre con la quale viveva) e della cura del corpo (per questo frequentatrice della palestra di Azzano S.Paolo). Eppure in un simile contesto ritorna più che mai la domanda iniziale: chi avrebbe potuto volere la morte così violenta di Daniela Roveri? Qualcuno covava un risentimento tale da ucciderla sgozzandola? Ignoto al momento anche il movente dietro l’omicidio di Bergamo.



Il delitto di Daniela Roveri, ribattezzato come l’omicidio di Bergamo, tiene occupati gli investigatori che in queste ore sono ancora alla ricerca dell’iPhone 6 della vittima. Si cerca anche la borsetta della donna sgozzata così come l’arma del delitto. Le ricerche si concentrano soprattutto attorno al quartiere nel quale la manager aziendale abitava insieme alla madre, in via Keplero a Colognola. Finora le numerose perlustrazioni non avrebbero dato alcun esito apprezzabile, stando alle ultime notizie rivelate dal quotidiano Il Giorno. Ritrovare il cellulare della vittima potrebbe fornire agli inquirenti tutta una serie di importanti risposte, ma anche le informazioni sull’eventuale materiale biologico isolato dal corpo di Daniela Roveri e rivelato dagli esiti della Scientifica potrebbe rivelarsi altrettanto importante alla chiusura di un cerchio che al momento vede ancora fin troppe mancanze. Al momento il caso appare più intricato del previsto e gli investigatori stanno facendo i salti mortali al fine di riuscire a sbrogliare la matassa e risalire così all’identità dell’assassino della donna.



Il delitto di Daniela Roveri, la donna manager d’azienda di Colognola, in provincia di Bergamo, resta un tragico mistero. Chi ha ucciso sembra aver agito senza lasciare nulla al caso e soprattutto sapeva perfettamente come muoversi nei pressi di via Keplero, dove la vittima abitava insieme alla madre. E’ proprio qui che Daniela Roveri è stata uccisa, eppure il suo killer dopo averla sgozzata sembra essersi dissolto nel nulla. E’ quanto emerso dalle ultime novità riportate dal quotidiano Il Giorno nella sua edizione online, per il quale l’assassino della manager avrebbe agito in modo scientifico, facendo bene attenzione a non essere ripreso da alcun occhio indiscreto. I filmati delle telecamere di videosorveglianza di una farmacia, di una tabaccheria e di uno studio di amministratori di condominio della zona, prontamente acquisiti dagli investigatori, non sembrerebbero aver immortalato nessun soggetto sospetto. Con ogni probabilità, tuttavia, gli investigatori avrebbero già acquisito i filmati delle telecamere installate nei pressi dell’azienda dove la donna ricopriva un ruolo di dirigente nel settore della contabilità. La pista iniziale della rapina dagli esiti drammatici potrebbe presto lasciare spazio al tentativo di simulazione e depistaggio delle indagini. In ogni caso gli inquirenti che si stanno occupando del delitto di Daniela Roveri continuano a cercare la borsetta della vittima ed il suo cellulare, un iPhone 6. A quanto pare, lo smartphone sarebbe rimasto acceso per un giorno e mezzo dopo il ritrovamento del corpo senza vita della donna, per poi non dare più alcun segnale. In quel lasso di tempo avrebbe agganciato anche la cella che copre via Keplero. Oltre alla borsetta ed al dispositivo, si cerca ovviamente l’arma del delitto. Ignaro anche il movente, solo uno dei tanti tasselli utili alla ricostruzione dell’intricato caso per il quale si continuano ad interrogare amici e conoscenti della vittima al fine di trarre informazioni e spunti utili dalla sua vita privata. Al momento le piste predilette restano quella professionale e quella passionale. Non è da escludere, infine, che l’assassino di Daniela Roveri possa aver agito facendo leva sull’eco mediatica avuta da un altro caso di cronaca, quello di Gianna Del Gaudio, in merito al quale in comune con la manager avrebbe solo il modo con il quale le due donne sarebbero state uccise, entrambe sgozzate.