Nei giorni scorsi Leonardo Cazzaniga, in carcere insieme all’amante Laura Taroni in merito all’inquietante caso che ha sconvolto Saronno e l’Italia intera, aveva rinunciato al Riesame. A giustificare la sua scelta era stato il suo stesso legale, l’avvocato Ennio Buffoli, che aveva così commentato: “Abbiamo rinunciato non perché non ci si voglia difendere, ma semplicemente per una questione di tempistiche: non c’era il tempo materiale per definire una relazione medica, predisposta dai periti, che potesse contrastare la tesi della Procura rispetto ai quattro casi contestati tra i pazienti deceduti in pronto soccorso”. In effetti, la documentazione si compone di ben 27 faldoni. In attesa dei nuovi interrogatori che riprenderanno con l’inizio del nuovo anno, il prossimo 1o gennaio, come rivela La Provincia di Varese online si andrà al Riesame per Nicola Scoppetta, ex direttore medico dell’ospedale di Saronno dove sarebbero state registrate le numerose morti sospette attribuite a Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni. L’udienza, come annuncia Il Giorno, si svolgerà presso il Tribunale del Riesame di Milano dove i giudici discuteranno il ricorso della Procura di Busto Arsizio contro la decisione del gip che ha detto di no all’arresto di Nicola Scoppetta, reo di aver coperto l’azione di Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni.
Nonostante le festività natalizie, le indagini in merito al caso di Saronno, esploso ufficialmente un mese fa con l’arresto di Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga, non si fermano. Lo rivela il quotidiano Il Giorno nella sua versione online sottolineando il lavoro degli inquirenti che procede su due differenti fronti: da un lato gli interrogatori a carico degli altri indagati nell’ambito della medesima vicenda, e dall’altro l’analisi della cartelle cliniche. Sul primo piano dovrebbero riprendere con l’inizio del nuovo anno gli interrogatori a carico degli altri indagati (oltre a Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga ce ne sarebbero altri 13), mentre le analisi cliniche finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sarebbero 45, tutte relative a pazienti deceduti in ospedale fra il 2012 ed il 2015, assistiti da Leonardo Cazzaniga. Il sospetto è che su di essi sia stato applicato il celeberrimo “protocollo”, ma il lavoro si preannuncia ancora molto lungo e complesso e non è detto che non possa richiedere tempi superiori a quelli previsti.
Non smette di destare scalpore il caso di Saronno che vede da un mese esatto in carcere i due amanti, Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga, accusati di aver causato diversi omicidi in corsia e tra i familiari dell’infermiera. Dall’inizio dell’inchiesta, inevitabilmente l’ospedale della città ha vissuto un declino della sua stessa immagine e per tale ragione, come rivela il quotidiano online Il Giorno, su Facebook è stato realizzato un gruppo in difesa del nosocomio nel quale operavano l’infermiera Laura Taroni ed il medico anestesista Leonardo Cazzaniga, noto in reparto come “l’angelo della morte”. E se il loro arresto ha portato a far calare un alone negativo sul medesimo ospedale dove sarebbero avvenute le morti sospette, l’intento del gruppo è proprio quello di risollevare le sorti della struttura sanitaria di Saronno. A tal proposito scrive l’amministratore del gruppo: “L’inchiesta Angeli e Demoni ha gettato discredito su tutta la struttura e sicuramente non facilitano il compito, ma i due amanti non rappresentano l’intero personale, che con onestà e impegno fa di questo presidio un riferimento per tutto il territorio”. Anche per questo l’invito agli utenti che vorranno accedere al gruppo è quello di postare solo fatti positivi “che vi hanno reso felici di aver utilizzato locali e servizi del “nostro” ospedale”.
Sarebbe potuta essere ancora più lunga la scia di sangue dietro l’operazione “Angeli e Demoni” e che ha portato lo scorso 29 novembre all’arresto di Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga. Il medico anestesista è accusato di aver provocato attraverso l’applicazione del suo “protocollo” quattro morti sospette in corsia, presso l’ospedale di Saronno dove lavorava. Qui esercitava la professione di infermiera anche la sua amante, Laura Taroni, anche lei in carcere con l’accusa di aver ucciso in concorso con Cazzaniga il marito Massimo Guerra. Eppure, stando alle intercettazioni shock rese note dal settimanale Giallo, le morti sarebbero potute essere molte di più. Nonostante Laura Taroni e Leonardo Cazzaniga sapessero di essere sotto inchiesta, non si risparmiavano di progettare altri omicidi oltre a quelli per i quali sono accusati. Nel mirino sarebbero finiti in modo particolare i parenti dell’infermiera e dalle sue inquietanti conversazioni emerge anche il coinvolgimento dei figli e della baby-sitter. Un cugino, una zia, ed ancora la nonna e l’ex marito di un’altra cugina: sono queste le potenziali vittime scampate dall’azione omicida della Taroni, stando alle terribili intercettazioni che la vedono protagonista. La prima riportata dal settimanale diretto da Andrea Biavardi farebbe riferimento al 15 giugno 2015. Parlando con Laura Taroni, Leonardo Cazzaniga sospetta che il cugino della sua amante sia un ladro: “Allora lo facciamo fuori, che sarebbe la soluzione migliore”, asseriva il medico. Davide – questo il nome dell’uomo nel mirino della coppia diabolica – a loro detta meritava di morire per aver rubato 50 euro. Pochi giorni più tardi, in un’altra conversazione intercettata, la Taroni parla con i figli e con la baby-sitter raccontando loro di aver messo l’idraulico liquido sui pomodori della zia. “Ma non l’avvisi la zia Irma, che sono avvelenati?”, chiedeva la baby-sitter. “Ma chi ca… avviso. Gliel’ho buttato giù apposta!”, replicava l’infermiera. Le conversazioni spesso coinvolgevano anche i figli di Laura Taroni, come accaduto nell’autunno dello scorso anno, quando la donna progettava di uccidere anche la nonna, risparmiando invece il nonno “perché ha i soldi”, come suggerito dai suoi stessi figli. L’ex marito della cugina della Taroni sarebbe stata una delle prossime vittime della coppia: parlando con Leonardo Cazzaniga l’amante giustifica la sua uccisione asserendo: “Prende lo stipendio non gli dà una lira a mia cugina… è mantenuto… quindi… basta!”. Una voglia di uccidere inspiegabile ma soprattutto difficile da controllare, quella dell’infermiera in carcere da un mese esatto. La stessa, parlando con l’anestesista artefice del cosiddetto “protocollo Cazzaniga”, gli confidava: “Quando sono down potrei uccidere veramente, cioè devi stare attento veramente tanto… Come se volessi… prendere la vita a qualcuno… per dare la vita a me stessa”.