Il giorno 3 dicembre la Chiesa cattolica, luterana e anglicana commemorano la morte di san Francesco Saverio, nato a Navarra, vicino a Pamplona, nel 1506. Dopo gli studi parigini, e l’incontro con Ignazio di Loyola, san Francesco viene consacrato al sacerdozio a Venezia, nel 1534. Sei anni dopo, si unisce a Padre Simon Rodriguez, incontrato a Lisbona e, nel 1541, parte alla volta dell’estremo Oriente, per professare la catechesi cattolica in veste di nunzio apostolico. Durante il lungo e periglioso viaggio in nave, il santo approda a Goa il 6 maggio del 1542, trovando un comportamento degradato di sedicenti cattolici. San Francesco avvicina per primi i locali, lavorando nelle prigioni e negli ospedali, e chiamando a sè i bambini e gli schiavi per insegnare loro il Credo, assieme ai principi di base della condotta cristiana. Passati cinque mesi nella comunità di Goa, il santo accorre in aiuto della popolazione indiana dei pescatori di perle dell’isola di Mannar, celebrando messe, impartendo i sacramenti ed educando i locali alla moralità cristiana. Dopo ave esteso le sue attività fino a Travacore, san Francesco parte di nuovo e raggiunge, nel 1545, Malacca. E’ proprio qui che il santo sente parlare, per la prima volta, del Giappone che raggiunge nel 1549. La sua missione in terra nipponica è tutt’altro che semplice, ma porta comunque buoni frutti. Il santo si presenta personalmente davanti al governante dell’imperatore giapponese, consegnando dei doni raccolti nelle Indie con i quali ”compra” la libertà di professare il Credo, predicando apertamente la Parola e battezzando quasi duemila persone. La missione apostolica di san Francesco continua in Cina e si conclude proprio qui, ove il santo, ormai molto malato, non riesce a sopportare l’ennesima traversata in nave, viene abbandonato in una spiaggia e lasciato in balìa dei gelidi venti del nord. Le condizioni fisiche di san Francesco si aggravano a tal punto da causarne la morte, il 3 dicembre 1552. Vi sono molte testimonianze dell’umiltà e della forza spirituale, nonché fisica, di san Francesco che ha dedicato la sua esistenza alla professione del Vangelo e alla lotta contro gli effetti devastanti del colonialismo sui poveri e sugli oppressi di ogni razza. Le sue reliquie sono tutt’ora custodite nella chiesa del Buon Gesù di Goa. 



È stato canonizzato nel 1622 da Papa Gregorio XV; nel 1927 viene nominato patrono delle missioni straniere. Il santo è invocato contro le tempeste, gli uragani, i temporali e in qualità di taumaturgo, nonché come protettore dei marinai, dei turisti e dei fautori dell’espansione del cristianesimo. Al santo Gesuita, pioniere delle missioni cattoliche, viene dedicata la ”novena della grazia” il 4 marzo, mentre a Goa se ne rievoca la missione di Fede ogni 10 anni, con l’esposizione delle sue reliquie e una processione in suo onore. San Francesco Saverio è patrono dell’Oriente, delle missioni di “Santa Teresina di Gesù Bambino” di Lisieux e dell’Opera della Propagazione della Fede. In Italia si contano molte chiese consacrate alla figura del santo, tra cui spiccano quella di Trento, monumento religioso in stile barocco dei primi del ‘700, quella, ancor più antica, di Palermo e la chiesa eretta per volere di Pio XI nel quartiere della Garbatella, a Roma. Proprio questa parrocchia fu il primo luogo visitato da Giovanni Paolo II subito dopo la sua elezione a Pontefice. 



Il giorno 3 dicembre si ricordano anche i Santi e Martiri Lucio di Coira, Giasone, Mauro, Claudio e Ilaria di Roma, e Cassiano di Tangeri, nonché San Birino di Dorchester, Sant’Emma di Lesum e il profeta San Sofonia. Inoltre, si commemora la memoria dei Beati e Martiri Luigi Gallo, Ladislao Bukowinski, Corrado e compagni, Edoardo Coleman, nonché di Giovanni Nepomuceno e Guglielmo de Bas.

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