E’ letteralmente scoppiata una vera e propria polemica legata a quanto accaduto alla sede romana di Almaviva che è stata chiusa con il licenziamento di 1666 dipendenti. Una notizia che ha sconvolto un po’ tutto il paese ancora a terra a causa della crisi economica. La polemica viene poi alimentata da un investimento recente fatto proprio da Almaviva come sottolinea il portale AffariItaliani.it. Pare infatti che la società da un lato abbia deciso di licenziare tutte queste persone, chiudendo la sede di Roma, ma che abbia deciso di investire in Brasile con un finanziamento da ben sei milioni di euro concesso a Simest. Una voglia di investire quindi le risorse sempre più fuori dai confini nazionali che non fa presagire nulla di buono e che ovviamente da molto fastidio a chi dovrà ricominciare un’altra volta tutto da capo.



Non è facile da accettare quello che sta accadendo a Roma dove è stata chiusa la sede di Almaviva con 1666 persone che verranno licenziate. In merito ha parlato il Vice Ministro Teresa Bellanova a Radio Cusano Campus: La vicenda si chiude purtroppo in maniera drammatica. E’ una vertenza che avrebbe potuto avere un epilogo diverso. Si poteva chiudere accentado la proposta che il governo aveva avanzato e che l’azienda in parte anzichè partire con i licenziamenti il ventidue dicembre e concedere tre mesi di tempo per dare alle parti la possibilità di confrontarsi sui temi su cui non si erano ancora confrontate. A Napoli questa è stata ritenuta una proposta utile, mentre a Roma è stata ritenuta praticamente inaccettabile. Io non discuto la scelta della Rsu, quello che mi lascia amareggiata è che si è ritenuto di non dare neanche opportunità ai lavoratori”.



Inevitabilmente la vicenda Almaviva Contact, con la chiusura della sede di Roma e il fallito accordo di ieri con i sindacati, arriva anche sul tavolo della politica: il Mise ha tentato di mediare con l’azienda, ma senza la firma dei delegati sindacali si è arrivati purtroppo al licenziamento dei 1666 dipendenti che da anni lavoravano nell’azienda di call center dai tantissimi clienti importanti. Ieri nella conferenza stampa di fine anno, il premier Gentiloni ha commentato con preoccupazione la situazione di Almaviva: «Abbiamo tantissimi problemi cui fare fronte. In queste ore si sta cercando di gestire con grande capacità, nonostante alcune difficoltà, alcune crisi aziendali. Tutti vediamo quanto siano delicate e che impegno il Governo ci stia mettendo – ha sottolineato Gentiloni -. In questo momento il Paese sa che può contare su un Governo e istituzioni solide». Molto più diretto è invece l’affondo di un altro esponente del Pd, Stefano Pedica, che su Facebook scrive questa mattina: «La chiusura della sede di Roma del call center Almaviva è l’ennesima sconfitta per la città di Roma. La capitale è sempre più povera e abbandonata a se stessa. In questo momento il pensiero va alle 1.666 persone per le quali sono già partite le lettere di licenziamento. E a loro devono andare le attenzioni di tutte le istituzioni».



Si chiude una parentesi molto triste del mercato italiano: Almaviva Contact, la storica azienda operante dal 1983 con servizi ad aziende private ed enti pubblici per servizi di Call Center, BPO e Customer Experience, vede chiudere la sede di Roma e soprattutto attuerà 1666 licenziamenti di lavoratori dipendenti. Fallito l’ultimo tentativo di mediazione ieri tra Sindacati aziendali e azienda in un testa a testa che fino all’ultimo minuto possibile per un accordo è stato tentato senza però un esito positivo. Una vicenda locale si trasforma in questione nazione vista sia l’importanza della società – con clienti del calibro di Tim, Sky, Fs Italia, Alitalia, Equitalia, Agenzia delle Entrare, Inps, solo per citare una piccola parte della vasta clientela – e sopratutto visto il numero di licenziamenti che ora l’azienda romana dovrà effettuare. «Solo chi non conoscesse la normativa o pensasse di ignorarla potrebbe ritenere di riaprire un procedimento formalmente concluso e sottoscritto dalle parti congiuntamente ai competenti rappresentanti dei Ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro», scrive Almaviva in una nota molto dura con cui ritiene del tutto finito il procedimento. Tentativo in extremis del Ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) a nulla è valso, con i dipendenti in strada che ora attaccano sia i vertici aziendali che soprattutto quelli sindacali delegati di Almaviva. Non volendo accettare la scelta proposta dalla società, i sindacati hanno di fatto “invitato” Almaviva a chiudere la vicenda negativamente.

– Fallisce l’accordo Almaviva-Sindacati, si chiude la sede di Roma e a rimetterci, come spesso accade, sono i lavoratori che di colpo vedono in 1666 perdere il posto di lavoro: questo il risultato misero della lunga e campale giornata di ieri, con la situazione drammatica per migliaia di famiglie che è evidente sfociata in rabbia per strada davanti alla sede romana del famoso call center. Non si torna indietro rispetto alla notte del 22 dicembre scorso quando al termine di un tavolo di confronto tra Almaviva Contact e le Rsu degli stabilimenti del gruppo, i 13 delegati della Rsu della sede di Roma non hanno firmato la proposta di mediazione: mentre poi la sede di Napoli aveva accettato la proposta mediata tra Almaviva, Governo e sindacati nazionali, i sindacati di Roma ieri non hanno voluto accettare, imponendo così anche l’ulteriore mediazione offerta dal Mise, guidato dal ministro Carlo Calenda. Tutto nasce quando ad ottobre, racconta il focus del Fatto Quotidiano, «la società di call center ha annunciato l’apertura di una procedura di riduzione del personale all’interno di un nuovo piano di riorganizzazione del personale. Una trattativa proseguita anche dopo che, in piena bufera post referendum, Almaviva ha ritirato la proposta di accordo, parlando di “indisponibilità al confronto” dei sindacati». Ora però, con la scelta “suicida” dei delegati aziendali, si arriva allo strappo senza deroghe o passi indietro: «le Rsu hanno ritenuto quell’accordo inaccettabile e quindi hanno determinato la perdita di lavoro di oltre 1.600 persone» ha dichiarato ai microfoni di RaiNews24 il vice ministro Teresa Bellanova, sottolineando che «non si è voluto prendere» nonostante la proposta del governo fosse stata giudicata positiva dai segretari generali dei sindacati. D’accordo anche il segretario generale di Uilcom, dopo la fumata nera dell’intesa con Almaviva Contact: «era stata fatta una scelta sbagliata da parte dei delegati aziendali di Roma che hanno rifiutato l’accordo dello scorso 22 dicembre”. “Oggi abbiamo fatto un tentativo, forti della raccolta firme con cui oltre 700 lavoratori hanno chiesto alle segreterie di poter accedere allo stesso accordo firmato per la sede di Napoli ma purtroppo abbiamo riscontrato la chiusura da parte dell’azienda perché tecnicamente essendo ormai chiusa la procedura, non c’erano più margini per riportare questi lavoratori all’interno dell’accordo». (Niccolò Magnani)