Parla anche dei giovani il Te Deum invocato da Papa Francesco, e tocca uno dei drammi maggiori di questa generazione: la mancanza di lavoro, l’assenza di una prospettiva di futuro stabile, e l’obbligo a emigrare verso nuove terre in cerca di fortuna. “Non si può parlare di futuro senza assumere la responsabilità che abbiamo verso i nostri giovani. Più che responsabilità, la parola giusta è debito”, ha detto Papa Francesco rivolgendosi ai suoi fedeli e all’umanità intera. Il dramma della disoccupazione giovanile e dell’assenza di un futuro per le nuove generazioni domina il dibattito politico e sociale ormai da anni ed è uno dei grandi interrogativi del nostro tempo a cui non è ancora stata data una risposta. “Abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati e costretti a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono. Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano ai giovani di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società”.



Il Te Deum, inno di ringraziamento che papa Francesco intonerà in Vaticano, si leverà anche laddove sembrerebbe non esserci motivo apparente per dire grazie, perché la furia del terremoto si è portata via vite e case. Ma anche nella diocesi di Rieti, vicino alla martoriata Amatrice, il Vescovo presiederà la liturgia che prevede il Te Deum. E lo farà nella cattedrale da poco riaperta. Domenico Pompili non avrà difficoltà a spiegare perché, nonostante quel che è sucesso, Dio è presente e vicino laddove il sisma ha colpito. E ieri ha potuto anche dare un’importante notizia che testimonia l’attenzione che papa Francesco ha per quanti stanno vivendo un momento non facile. Il 14 gennaio, a Santa Marta, infatti, il Santo Padre battezzerà otto bambini che sono nati a Rieti da famiglie di sfollati da Amatrice e Accumoli. Questi bambini nati dopo il terremoto, “sono l’incarnazione della speranza che la vita riprende e che c’è un futuro da ricostruire insieme, a partire proprio dai piccoli a cui bisogna dare una prospettiva”, ha detto il Vescovo.

Siamo in attesa del Te Deum pronunciato da Papa Francesco. Questo sabato 31 dicembre non solo rappresentano le ultime 24 ore dell’anno ma è anche la giornata dedicata alla tradizionale celebrazione religiosa del Te Deum nella quale viene ringraziato il Signore per l’anno che sta volgendo al termine. A Terni intorno nel tardo pomeriggio nei pressi della Cattedrale il vescovo Giuseppe Piemontese presenzierà la solenne celebrazione di ringraziamento ovviamente con il canto dell’antico inno Te Deum. Il vescovo ha voluto rimarcare l’importanza di tale liturgia: “La celebrazione del Te Deum di fine anno è l’occasione per dire il nostro personale e comunitario grazie a Dio per l’anno appena trascorso e per i successi religiosi, civili e sociali conseguiti e occasioni di riflessione, per un anno, carico di preoccupazioni e di sofferenze, ma anche arricchito da gioie, speranza e benedizioni del Signore. Invocheremo la benedizione di Dio e ci scambieremo auguri ed auspici per il futuro in unione con tutte le componenti della comunità cittadina”.

Il Te Deum è un inno liturgico di ringraziamento al Signore che oggi vedremo intonare da papa Francesco e sentiremo innalzarsi anche in moltissime chiese italiane. Ma ogni fedele, al di là del testo di questo inno, ha delle sue ragioni specifiche per essere grato a Dio per qualcosa che gli è capitato nel corso di questo anno che sta per chiudersi. O anche per qualcosa di cui si è reso conto nel 2016, ma di fatto avviene da tempo e probabilmente avverrà ancora in futuro. Per esempio, Costanza Miriano, giornalista e scrittrice, ha deciso di pubblicare sul suo blog un ringraziamento a Dio per suo marito. “Te Deum laudo per mio marito, che è rimasto ancora quest’anno con me” sono le prime parole che si leggono nel lungo post, che  si conclude così: “Te Deum laudo perché nella differenza feconda con lui, così altro da me, si apre la via per il totalmente Altro, che è Dio, lo Sposo che si nasconde dietro la sua faccia”.

Come tradizione impone, in quest’ultimo giorno dell’anno in tutte le chiese cristiane andrà in scena il Te Deum per ringraziare il Signore Iddio per quanto ci ha dato nell’anno che sta per chiudersi. Don Carlo Vallati nell’editoriale pubblicato nella rivista cattolica della diocesi di Cuneo, La Guida, ha voluto ricordare l’importanza del Te Deum e di ringraziare il Signore anche per quelli che non lo fanno. Don Carlo ha così scritto: “Quando si conclude un anno è interessante provare a fare un esercizio di memoria. Guardare al passato, ricordare, fare memoria è importante per il nostro cammino di uomini e di credenti. Il Te Deum invita ad una memoria che sa ringraziare. Prima dei pasti qualcuno ha l’abitudine di ringraziare per il cibo che mangerà e per chi l’ha preparato, ma quella gratitudine andrebbe estesa ad ogni aspetto della vita. Si ringrazierà anche per quelli che non lo fanno. Ed anche questa è una grazia, per tutti”.

Nell’ultimo giorno dell’anno, in tutte le Chiese del mondo andrà in scena la lettura e il canto del Te Deum per ringraziare Dio di quest’ultimo anno ricco di eventi, drammatici e speranzosi al tempo stesso. Da Assisi risuona un invito a tutti i fedeli e a tutti i cristiani per un ringraziamento nonostante le tante avversità del centro Italia vissute specialmente negli ultimi mesi di emergenza terremoto. Nel messaggio che accompagnerà oggi il canto del Te Deum, il vescovo mons. Sorrentino ha scelto queste parole per tutti i fedeli della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino: «L’anno che si sta per concludere ci ha regalato tanti doni. Due in particolare, in ordine di tempo, sono tra i più recenti e precisamente il “Santuario della Spogliazione” e la “Casa della Misericordia”. Due opere-simbolo che insieme alle visite di Papa Francesco e il trentesimo anniversario dello Spirito di Assisi con l’incontro di tutte le religioni mondiali ci hanno arricchito di gioia e ci esortano a continuare sul cammino sinodale avviato. Pertanto con questo spirito e con la speranza nel cuore vogliamo innalzare il nostro ringraziamento al Signore affinché possiamo camminare sempre di più come chiesa-famiglia sui passi del Poverello di Assisi», dichiara monsignor Sorrentino in una nota sul sito della Diocesi di Assisi. A Roma come ad Assisi, il Capodanno 2017 vede la celebrazione delle sante messe e l’inno del Te Deum che accompagneranno i fedeli ad entrare con compimento e preghiera nel nuovo anno imminente.

Il ringraziamento cristiano viene cantato grazie al Te Deum, in occasione della notte di San Silvestro, come da tradizione. Impossibile risalire ad un unico musicista che ne abbia scritto le note, dato che il canto liturgico è stato spesso incorporato in diverse liriche e canzoni. Per esempio viene utilizzato sia all’inizio che alla fine delle trasmissioni in Eurovisione ed anche intonato alla fine del primo atto della Tosca di Giacomo Puccini. Anche dal punto di vista cinematografico se ne trova traccia. Il colosso dei film animati, la Disney, ha infatti usato alcuni versi del Te Deum per la colonna sonora di una delle sue pellicole più celebri, Il gobbo di Notre Dame. Secondo Famiglia Cristiana, il testo del Te Deum è divisibile in tre parti. La prima è una lode indirizzata alla trinità del Padre, mentre la seconda, che va da “Tu rex gloriae a sanguine redemisti”, è una lode diretta al Cristo. La terza parte, da “Salvum fac” fino alla fine del testo, è composta da versetti tratti dal libro dei salmi.

Per l’occasione del nuovo anno che si avvicina, domani anche a Berlino il Te Deum verrà letto e intonato in tutte le chiese, a pochi giorni dal terribile attentato che ha scosso di nuovo la Germania in questo 2016 così difficile per l’Europa e per i continui attacchi del terrorismo contro usi, costumi e anche religione europea. In occasione di questa festa di Capodanno, ha parlato il vescovo di Berlino Heiner Koch, che ha dato le linee per cominciare al meglio il nuovo anno in un clima di tensione e fatica in ogni settore della società. «La festa della Sacra famiglia quest’anno non si celebra di domenica ma di venerdì, per rendere più particolare l’attenzione, con le festività del Natale che hanno trattato pienamente il tema della famiglia. E quest’anno è una festa incentrata sull’amore in famiglia, come ha scritto Papa Francesco nella lettera post-sinodale Amoris laetitia pubblicata in questo anno che sta finendo. Nella famiglia come nelle società che stiamo vivendo, quando veniamo offesi o delusi il perdono è possibile e auspicabile, ma nessuno dice che sia facile” (Al 57); “Nella famiglia ‘è necessario usare tre parole. Vorrei ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa», si legge nel report dell’agenzia AgenSir.

Si avvicina uno dei momenti più significativi del passaggio al nuovo anno: con il Te Deum, infatti, si ringrazia per l’anno appena trascorso. L’inno cristiano che viene cantato tradizionalmente l’ultima sera dell’anno, cioè il 31 dicembre, può essere diviso in tre parti. Scopriamo, dunque, il contenuto del Te Deum, estesamente Te Deum laudamus (Dio ti lodiamo). La prima parte è una lode trinitaria indirizzata al Padre, la seconda, invece, è una loda a Cristo Redentore, mentre l’ultima raccoglie una serie di suppliche e versetti tratti dal libro dei salmi. Il senso del Te Deum è stato ribadito dal vescovo Giuseppe Piemontese, che domani nella Cattedrale di Terni presiederà la solenne celebrazione con il canto dell’inno: «La celebrazione del “Te Deum” di fine anno è l’occasione per dire il nostro personale e comunitario grazie a Dio per l’anno appena trascorso e per i successi religiosi, civili e sociali conseguiti e occasione di riflessione, per un anno, carico di preoccupazioni e di sofferenze, ma anche arricchito da gioie, speranze e benedizioni del Signore» ha dichiarato, come riportato dal portale Tuttoggi.

Il Te Deum risuonerà domani 31 dicembre 2016 in tutte le chiese: si tratta dell’Inno cristiano di ringraziamento per eccellenza che viene cantato tradizionalmente la sera di San Silvestro per ringraziare il Signore dell’anno appena trascorso. Il Te Deum, per esteso Te Deum laudamus (“Dio ti lodiamo”), è cantato in prosa ritmica latina. L’Inno, come ricorda Famiglia Cristina, è stato musicato da diversi autori: Giovanni Pierluigi da Palestrina, de Victoria, Händel, Mendelssohn, Mozart, Haydn e Verdi. La musica del Te Deum è stata utilizzata in diverse occasioni: il preludio del Te Deum H. 146 di Charpentier viene usato come sigla di inizio e fine delle trasmissioni in Eurovisione ed è anche suonato alla fine di tutti i concerti dei Nomadi. Inoltre il Te Deum è intonato dal coro nel finale del primo atto dell’opera lirica Tosca di Giacomo Puccini. Alcuni versi del Te Deum sono stati usati per la colonna sonora del film “Il gobbo di Notre Dame” della Walt Disney.

Domani sarà l’ultimo giorno dell’anno e in tutte le chiese del mondo si intonerà l’inno del Te Deum: la bella preghiera cristiana che ringrazia Dio per l’anno appena finito e di miglior auspicio per il nuovo anno che avanza, verrà ovviamente celebrata anche a Milano, la più grande Diocesi del mondo, presieduto e intonato dall’Arcivescovo Cardinale Angelo Scola in un programma ogni anno diverso, peregrinando in vari punti della città milanese. Alle ore 16 domani Scola sarà in visita al Pio Albergo Trivulzio, dove incontrerà gli anziani ospiti dell’Istituto di cura: sarà invece alle 18.30 che il Cardinale di Milano intonerà nella parrocchia di San Fedele il canto del del Te Deum. «Insieme alla comunità religiosa dei Gesuiti e ai fedeli Scola celebrerà l’Eucarestia e ripeterà il canto del “Te Deum” (piazza San Fedele, Milano). Nell’omelia l’Arcivescovo rifletterà anche sull’anno ormai concluso e al termine della Messa si fermerà per l’incontro con i Gesuiti che reggono la parrocchia e il Centro San Fedele», si legge sul comunicato del sito Chiesa di Milano. Come Papa Francesco, anche il messaggio assieme al Te Deum del Cardinale milanese è uno dei momenti più attesi dell’anno.

Ritorna anche per questa fine anno 2016 il canto del Te Deum, l’inno cristiano per eccellenza che ogni ultimo giorno dell’anno viene letto e cantato in ogni Chiesa del mondo per salutare l’anno appena passato e per ringraziare il Signore Dio per l’anno che viene. Lo scorso anno Papa Francesco aveva magnificamente riassunto il significato di questo Te Deum e della fine d’anno non solo religiosa: «Nella preghiera non basta solo la nostra voce”: la preghiera “ha bisogno di rinforzarsi con la compagnia di tutto il popolo di Dio, che all’unisono fa sentire il suo canto di ringraziamento». Anche per quest’anno si rinnova l’intento di una delle preghiere più antiche della tradizione cristiana cattolica: Il Te Deum Tradizionalmente attribuito nel corso della storia a San Cipriano di Cartagine, ma in molti studiosi danno come opzione più probabile per l’autore del Te Deum, Niceta, vescovo di Remesiana nella Dacia Superiore alla fine del IV secolo. Importantissima però la prima intonazione del bel canto liturgico a Milano con Sant’Ambrogio e Sant’Agostino il giorno del battesimo del celebre filosofo e padre della Chiesa, proprio Agostino, nel 386 d.C. Una tradizione che da San Pietro con il Papa ogni anno a tutte le basiliche e chiese semplici in giro per il mondo, porta con sé un importante momento di riflessione su come è stato quest’anno e sopratutto per cosa poter ringraziare o chiedere come espressa intenzione dell’anno che sta arrivando. Anche oggi dunque Papa Francesco celebra dalle ore 17 nella Basilica di San Pietro, i Primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui faranno seguito l’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale canto dell’inno “Te Deum”, a conclusione dell’anno civile, e la benedizione eucaristica.

Come tradizione degli ultimi pontificati, accompagnato alla benedizione per il nuovo anno e al canto del Te Deum, il Papa provvede ad un breve ma sempre molto significativo discorso-omelia sui temi che più hanno contraddistinto l’anno appena trascorso e con una non banale disamina sull’anno che viene pone obiettivi e riscoperte da tener con molta attenzione anche per il 2017. Papa Francesco, come prima di lui anche Benedetto XVI, hanno sempre voluto offrire un pensiero a tutti i fedeli per ribadire con mitezza e allo stesso tempo vigore quale è davvero il centro dell’anno che si sta per aprire. Lo scorso 2015, Bergoglio lanciando l’anno santo della Misericordia, aveva sottolineato l’importanza della povertà, fulcro e simbolo del Giubileo Straordinario assieme al perdono divino della misericordia. Spiegando il Te Deum – «Nella preghiera non basta solo la nostra voce”: la preghiera “ha bisogno di rinforzarsi con la compagnia di tutto il popolo di Dio, che all’unisono fa sentire il suo canto di ringraziamento» –  Papa Francesco aveva posto l’attenzione nel suo discorso anche alla grande importanza che questo inno cristiano rivolge a tutti i fedeli religiosi: «Con questo inno ripercorriamo la storia della salvezza dove, per un misterioso disegno di Dio, trovano posto e sintesi anche le varie vicende della nostra vita di quest’anno trascorso”. “Quanto è colmo di significato il nostro essere radunati insieme per dare lode al Signore al termine di questo anno!». Un canto, un ringraziamento e un inno rivolto a Dio e in realtà rivolto anche alla propria fede libera e “drammatica”: «La Chiesa in tante occasioni sente la gioia e il dovere di innalzare il suo canto a Dio con queste parole di lode, che fin dal quarto secolo accompagnano la preghiera nei momenti importanti del suo pellegrinaggio terreno. È la gioia del ringraziamento che quasi spontaneamente promana dalla nostra preghiera, per riconoscere la presenza amorevole di Dio negli avvenimenti della nostra storia».

Noi ti lodiamo, Dio * ti proclamiamo  Signore. O eterno Padre, * tutta la terra ti adora.   A te cantano gli angeli * e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo * il Signore Dio dell’universo.   I cieli e la terra * sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli * e la candida schiera dei martiri;   le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; * la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico figlio, * e lo Spirito Santo Paraclito.   O Cristo, re della gloria, * eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre * per la salvezza dell’uomo.   Vincitore della morte, * hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. * Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.   Soccorri i tuoi figli, Signore, * che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria * nell’assemblea dei santi.   Salva il tuo popolo, Signore, * guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, * lodiamo il tuo nome per sempre.   Degnati oggi, Signore, * di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: * in te abbiamo sperato.   Pietà di noi, Signore, * pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, * non saremo confusi in eterno.