Per Padre Graziano, il frate accusato dell’omicidio volontario di Guerrina Piscaglia, questa mattina si sono aperte nuovamente le porte del convento a Roma dove sconterà gli arresti domiciliari. La decisione era giunta già lo scorso 8 dicembre, ma fino a ieri il religioso di origine congolese era rimasto nel carcere di Arezzo in seguito ad alcuni problemi legati al reperimento del braccialetto elettronico. Solo nei giorni scorsi era stata confermata la possibilità per l’unico indagato dell’omicidio di Guerrina, di uscire dal carcere e tornare nel convento dell’ordine a cui appartiene, quello dei Premostratensi, nel quale si trovava prima del suo arresto, lo scorso 23 aprile. L’applicazione del braccialetto elettronico (in realtà una cavigliera) è avvenuto ad opera dei tecnici Telecom. Come riportato dal “Corriere di Arezzo”, Padre Graziano sarà ospitato in una camera del convento ed avrà accesso solo al secondo piano dell’edificio, mentre a causa del mancato segnale GPS del braccialetto non potrà al momento accedere alla cappella.
Novità in vista per il caso di Padre Graziano Alabi e la scomparsa di Guerrina Piscaglia per cui il prete è sotto processo per accusa di omicidio: oggi infatti, questa mattina per la precisione, il prete congolese è uscito dal carcere per cominciare i domiciliari, stabiliti mesi fa ma impossibilitati ad accadere fino ad oggi per la mancanza del braccialetto elettronico, conditio sine qua non per l’arresto ai domiciliari in questo caso specifico. Padre Gratien si è stabilito, come convenuto dalla Procura di Arezzo, nel convento dei Premostratensi di Roma, in viale Giotto, all’interno dell’ordine di cui lui fa parte. Il trasferimento è avvenuto con un furgone della polizia penitenziaria di Arezzo, ad attenderlo l’abate generale del convento, padre Thomas Handgrattinger e i suoi avvocati Francesco Zaccheo e Risiero Angeletti, oltre che il consigliere diplomatico del Congo, Osango Benjamin. A Padre Graziano è stato applicato il braccialetto elettronico che lo controllerà negli spostamenti, sempre comunque all’interno del convento.
Da oggi, lunedì 1 febbraio, Padre Graziano, il frate congolese accusato dell’omicidio di Guerrina Piscaglia, uscirà finalmente dal carcere ed andrà ai domiciliari. L’attesa per il religioso è finalmente terminata, dopo circa due mesi dalla notizia dei domiciliari, durante i quali Padre Graziano sarà “seguito” a vista grazie ad un braccialetto elettronico che a differenza del nome sarà una cavigliera. Gratien Alabi, ex parroco di Ca’ Raffaello da dove si sono perse misteriosamente le tracce della casalinga 50enne Guerrina Piscaglia, sarà scortato dalla polizia penitenziaria fino al convento dei Premostratensi a Roma, dove proseguirà la sua custodia cautelare alternativa. Ad Arezzo farà ritorno solo in occasione delle prossime udienze, in merito alle quali la prima data è fissata tra qualche giorno, il 5 febbraio prossimo. In merito al giallo di Guerrina Piscaglia, proseguono le indagini per cercare di capire che fine abbia fatto la calinga della provincia di Arezzo scomparsa il primo maggio del 2014. Sembrano ormai sempre più vane le speranze di ritrovarla in vita, ma nel frattempo nel corso del processo sono state sentite due vicine di casa della donna. Nel corso della terza udienza per il processo a Padre Graziano e che si è tenuta lo scorso 29 gennaio, sarebbe emerso un particolare inedito svelato proprio da una delle donne chiamate a testimoniare. A prendere la parola è stata la merciaia ed edicolante del paese, la quale avrebbe svelato di aver avuto una conversazione con il religioso accusato di aver ucciso Guerrina Piscaglia, poco tempo dopo la sua misteriosa scomparsa. Alla sua domanda su che fine avesse fatto la casalinga, Padre Graziano avrebbe risposto: “Guerrina non tornerà più, forse se ne riparlerà tra trenta quarant’anni…”. Le sue parole, ovviamente, hanno reso la posizione del frate ancora più compromettente.