Oggi è il giorno in cui si ricorda la strage delle Foibe; molti non sanno che nel nostro paese, equiparata alla giornata del ricordo che onora le vittime dei massacri nazisti (27 gennaio), esiste una giornata dedicata a ricordare le migliaia d’italiani, scomparsi o uccisi dai partigiani comunisti di Tito nell’immediato dopoguerra, quel giorno è il 10 febbraio. La data simbolicamente scelta ricorda il giorno in cui nel 1947, a Parigi fu firmato il trattato di pace, in quelle righe decise dagli alleati, si cedeva buona parte dell’Istria a quella Jugoslavia che sedeva, a pieno titolo, al tavolo dei vincitori della seconda guerra mondiale. La cessione mai dimenticata dagli italiani d’Istria, fu spesso preceduta e a volte seguita, da numerosi episodi di violenza da parte dei comunisti del Maresciallo Tito, desiderosi di ripulire dagli italiani quelle terre che essi stessi rivendicavano, e che alla fine conquistarono con l’appoggio degli anglo-americani sul tavolo delle trattative di pace.



La giornata vuole ricordare tutti quelli che persero la vita, non tanto per il loro essere fascisti perciò parte in causa in una guerra sanguinosa, ma per il loro essere Italiani e per questo non meritori di vivere all’interno di uno dei regimi più duri del dell’orbita comunista di quell’immediato dopo guerra. La repressione in quegli anni nei territori istriani fu durissima, quelle che sono passate alla storia come le “volanti rosse” rastrellavano il territorio del Friuli Venezia Giulia alla ricerca di italiani, essi il più delle volte venivano arrestati arbitrariamente, detenuti ingiustamente, processati dai tribunali del popolo, e spesso uccisi. I cadaveri di molti di essi venivano gettati in crepacci carsici, le foibe appunto, in maniere che gli omicidi non venissero scoperti dai soldati alleati che ancora permanevano sul territorio italiano. 



Di fatto in quegli anni si perpetrò una delle prime pulizie etniche della storia recente, una pulizia etnica che tendeva a svuotare un territorio rivendicato dalle truppe jugoslave, e che per questo doveva essere liberato dagli italiani, che in quei paesi erano nati e cresciuti, e che sarebbero stati sicuramente un problema all’interno dei trattati di pace. Gli orrendi assassini passarono per decenni sotto silenzio, agli italiani non era permesso parlare visto che erano i perdenti di una tragica guerra, agli jugoslavi non interessava portare alla luce ciò che avevano fatto, gli alleati (americani e inglesi in testa) avevano la necessità di “pacificare” una zona che già in quegli anni era molto difficile da gestire. Solamente a metà degli anni cinquanta s’inizio a squarciare il velo di silenzio sugli “infoibamenti”, ma si dovette attendere un altro decennio perché iniziasse un’operazione organizzata, tendente al recupero dei corpi dall’interno dei crepacci. 



Le operazioni furono rese difficili dal territorio, molti crepacci erano profondi oltre 150 metri, in alcuni non fu possibile accedere, di fatto alla stato attuale potrebbero esserci foibe sconosciuti e mai esplorate. Il recupero fu affidato a volte ai vigili del fuoco italiani, e le loro tragiche testimonianze legate al ritrovamento di uomini, donne, bambini, a volte gettati vivi nei crepacci, riempirono le pagine dei quotidiani di tutto il mondo. Il numero delle vittime che emerse fu impressionante, i cadaveri recuperati furono oltre 5.000, ma alcuni studiosi si azzardano a quantificare in minimo 20.000 le vittime di quei tragici anni. Ma il giorno delle vittime delle foibe non ricordano solamente chi perse la vita, onora alche gli oltre 350.000 connazionali, cacciati in malo modo dalle loro case, italiani di serie B solamente perché facenti parte di una nazione, che in maniera disonorevole aveva perduto una guerra. Si dovette attendere gli anni 90 e la caduta della cortina di ferro, per cercare di avere un riconoscimento politico di quelle vittime, il merito fu di alcuni parlamentari di AN che presentarono varie proposte di legge per avere la legittimazione politica di un massacro, che faceva il paio con quello perpetrato dai fascisti negli anni del regime fascista.

All’inizio essi erano soli a rivendicare il diritto degli italiani d’Istria, in seguito le loro ragioni furono capite e spesso appoggiate da quel centro sinistra moderato, che aveva intenzione di acquisire la legittimazione dell’Italia intera. Fu il passo finale che portò all’approvazione della legge con cui si riconoscevano quelle stragi, una legge che onora l’intero parlamento che la approvò. La legge di istituzione fu promulgata, dopo un lungo iter, a marzo del 2004, e da quell’anno il 10 febbraio ricorda la “la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. Da allora le massime autorità politiche il 10 Febbraio, si raccolgono in preghiera nei luoghi simbolo di quegli eccidi, da quell’anno l’Italia intera conosce quei due anni tragici, da quell’anno le vittime e le loro famiglie hanno un riconoscimento a lungo negato. Piano piano il giorno fu slegato dalle polemiche politiche, esso divenne il ricordo di una tragedia tutta italiana più volte dimenticata, perché come disse anche Pansa nel “sangue dei vinti”, solo i vincitori scrivono la storia e ai perdenti, in questo caso i perdenti della Dalmazia, non resta che il dolore e il ricordo di quanti furono uccisi.