Ieri il Papa ha incontrato gli oltre 700 sacerdoti “missionari della misericordia ” — in tutto 1142 — di cui parla la Misericordiae Vultus e che dovranno da oggi, mercoledì delle ceneri, essere segno vivo di come il Padre accoglie quanti sono in cerca del suo perdono: predicatori convincenti della Misericordia, annunciatori della gioia del perdono, confessori accoglienti, amorevoli, compassionevoli e attenti specialmente alle difficili situazioni della singole persone.



L’incontro è stato ieri ma la notizia vera comincia da oggi. Sarà però una notizia senza cronaca, perché per questi missionari non ci saranno filmati né interviste perché non parleranno di ciò che fanno. Eppure la loro è proprio una missione: inviati dall’amore di Dio per l’amore di Dio. Pastori mandati alle pecore. Hanno anche una terra di missione: siamo noi, la nostra coscienza, i nostri atti, insomma la nostra vita. Come ha detto ieri il Papa: dinnanzi a loro non c’è il peccato, c’è il peccatore, il peccatore pentito.



Costruiranno ospedali anche loro. Anche loro distribuiranno medicine e cureranno e ridaranno salute e vita. I confessionali e il loro cuore saranno il nostro ospedale, Cristo la loro medicina, il perdono e la pace la loro cura.

Che caratteristiche ha un ottimo medico? Una volta ne ho incontrato uno, e dico che è quello che è stato malato della malattia che ora cura negli altri. In lui la sapienza medica si unisce a quella umana. Le sue mani sono più delicate perché non solo conosce quello che va a curare ma perché conosce “su di sé” quello che va a curare. Sa il  male che fa e sa il bene che può fare la sua arte. Un buon missionario della misericordia che caratteristiche ha?  Ha le caratteristiche di quest’ottimo medico: sa di essere peccatore e deve ricordarselo.



Il perdono è un mistero ricco e profondo. Non lo si capisce se non ci si immerge. Noi non diamo i nostri peccati al confessore. Diamo noi stessi. Diamo noi stessi a Gesù. Quando diciamo che Gesù si è caricato dei nostri peccati, si è fatto peccato per noi, diciamo il vero ma non tutto il vero. Gesù si è caricato noi, sulle spalle. Ecco perché il suo giogo è leggero, perché siamo noi. E l’amore rende leggero ogni peso. Le madri non fanno così? Non stanno sveglie per amore, non soffrono per amore? Pesa? Sì, ma è l’amore che ce lo mette sulle spalle.

“Si faranno artefici”, dice la Misericordiae Vultus. Sì, artefici. Perché verremo perdonati con la loro voce così come i nostri peccati avranno il nostro accento regionale. Si va dagli uomini per amare gli uomini. “Il perdono è una carezza di Dio e non un decreto di Dio”, ha detto Papa Francesco. E le carezze richiedono la distanza massima di un braccio.

“Un incontro carico di umanità”. Uomo davanti ad uomo. Peccatore davanti a peccatore. Così ha fatto Gesù piegato a terra accanto all’adultera, appoggiato al pozzo accanto alla Samaritana, inchiodato alla croce accanto al buon ladrone. Carichi entrambi, Dio e peccatore, di umanità. 

Usciamo dal battesimo come figli di Dio, usciamo dalla confessione come figli di Dio perdonati, bagnati di nuovo di un’acqua che fa nuove tutte le cose, e noi siamo appena usciti dalle mani di Dio, contemplati dopo una confessione come quel settimo giorno in cui Dio si fermò a riposare in noi.

“Ricco di responsabilità”. Le responsabilità sono delle risposte. Risposte alla domanda che è la nostra vita. Chi sono? Perché vivo? Un’unica risposta che è un’altra domanda: per chi vivo? Rispondiamo a questa domanda e sapremo il nostro nome. Quanto è bello questo Giubileo che ci pigia in fila verso la Porta Santa per entrare in una porta che ci farà uscire con un nome nuovo. Misericordia e amore. Misericordia è amore. Benvenuti missionari della misericordia.

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