Ha lavorato anche a Londra per un’agenzia d’intelligence Giulio Regeni, il 28enne ricercatore italiano ucciso a Il Cairo lo scorso 25 gennaio. Si viene a sapere anche di questo lavoro svolto dal giovane in passato mentre proseguono le indagini per capire come sia morto. Si è scoperto infatti che, secondo quanto riportato da La Stampa, per un anno, da settembre 2013 a settembre 2014, Giulio Regeni ha lavorato presso un’azienda d’intelligence, la Oxford Analytica. Fondata da un ex funzionario americano implicato nello scandalo Watergate, l’agenzia analizza le tendenze politiche ed economiche per enti privati e governi: Giulio ha lavorato alla produzione del “Daily Brief”, articoli pubblicati quotidianamente per clienti d’elite. L’autopsia sul corpo del giovane ha rivelato che Giulio Regeni aveva sette costole rotte e scosse elettriche sui genitali.
Una mail in cui descrive il malcoltento dei lavoratori. E’ questo il contenuto dell’ultimo messaggio che Giulio Regeni ha inviato alla sua professoressa, Maha Abdelrahman: preparando la sua tesi finale di marzo il ragazzo raccontava alla docente che cosa fosse accaduto nella riunione di sindacati dell’11 dicembre scorso. A riportare la notizia è La Repubblica che pubblica le parole scritte da Giulio alla prof: “Un malcontento molto diffuso tra i lavoratori ma che fino a oggi stentava a prendere forme in iniziative concrete”. Sarebbe questa la pista principale sulla quale lavorerebbero gli investigatori italiani al Cairo e a Roma. Il 28enne ricercatore italiano morto a Il Cairo potrebbe dunque essere stato ucciso per le sue ricerche accademiche sulla situazione sociale in Egitto. Le comunicazioni, secondo la ricostruzione fatta dal quotidiano, potrebbero infatti essere state
intercettate dagli egiziani e scambiate per il lavoro di un’analista di intelligence.
Il lavoro della Procura di Roma sul giallo dell’uccisione di Giulio Regeni si fa sempre più complesso. In base alle ultime notizie dell’Agi, l’attenzione degli investigatori italiani sarebbe ora tutta concentrata sulla fitta rete di conversazioni quotidiane tra Giulio Regeni 28enne ucciso in Egitto e le circa trenta persone con le quali era solito scambiare giornalmente mail, sms e chat. Si tratta di familiari, amici, docenti e colleghi universitari con i quali Giulio Regeni manteneva vivi i rapporti attraverso i social o le chat via Skype. E’ quanto sarebbe emerso dopo le prime analisi compiute sul pc del ragazzo, consegnato dalla famiglia dello stesso agli inquirenti al fine di fare chiarezza sul movente dell’omicidio. Sono molteplici i dati da analizzare e per i quali potrebbero essere impiegate diverse settimane. Per il momento però, ciò che sembra essere trapelato dalle dichiarazioni delle persone con le quali Giulio Regeni aveva avuto dei contatti nei giorni precedenti al 25 gennaio, quando fece perdere le sue tracce, sarebbe un profilo piuttosto basso del ragazzo, il quale avrebbe condotto fino a quel momento una vita sobria e riservata. Nelle sue conversazioni Giulio Regeni era solito descrivere il clima non semplice che si viveva in Egitto ma nulla lasciava presagire ad un imminente pericolo per la sua stessa vita. Nelle ultime ore, tuttavia, come riporta Il Fatto Quotidiano online, una nuova ipotesi si sarebbe fatta strada nel misterioso omicidio di Giulio Regeni: il ragazzo avrebbe potuto fare qualche domanda di troppo o stava forse eseguendo una ricerca che poteva dar fastidio a qualcuno? Tutto sembrerebbe far riferimento alla ricerca che Giulio Regeni stava compiendo sull’Egitto. Stando a quanto riportato da Repubblica e il Corriere della Sera, gli assassini del giovane studente avrebbero reagito in seguito ad un approfondimento richiesto a Giulio Regeni dall’Università inglese? La ricerca, ancora una volta si andrebbe ad intrecciare a forti interessi economici che nell’ambito di un territorio come quello egiziano avrebbero potuto portare ad un mix esplosivo. Sarebbe da rintracciare dietro questo ampio mondo il movente della morte del giovane?