“Uccidere un giornalista o un ricercatore straniero non fa parte del modus operandi della polizia egiziana. Esistono modi molto più soft con cui le autorità del Cairo si liberano dei reporter occidentali sgraditi. Io stesso ho scritto articoli su temi sensibili e non sono mai stato ostacolato dalle forze di sicurezza”. Ad affermarlo è Cornelis Hulsman, il “decano” dei corrispondenti occidentali dal Cairo, che conosceva e frequentava il gruppo di amici di Giulio Regeni, il ricercatore torturato e ucciso in circostanze misteriose. Olandese, fondatore del sito web Arab-West Report, Hulsman vive al Cairo dal 1994 dove ha sposato una donna copta-ortodossa.



Che idea si è fatto dell’assassinio di Giulio Regeni?

Conosco personalmente il gruppo di amici che frequentava Regeni, ho parlato con loro e trovo completamente incredibile che sia avvenuta una cosa simile.

Dietro a questo omicidio potrebbe esserci la polizia?

Non lo so. Quello che so è che la gente è molto veloce nel formulare delle accuse, soprattutto se riguardano il partito opposto al proprio. Occorre compiere delle indagini accurate prima di poter fare un commento. Pochi giorni fa sono ritornato nei Paesi Bassi dall’Egitto, ma ho continuato a seguire quello che dicono i media egiziani. Gli investigatori italiani ed egiziani stanno lavorando insieme e ritengo che questa sia la cosa giusta.



Com’è la situazione della libertà di stampa in Egitto?

Personalmente non ho avuto problemi. Nei miei articoli ho trattato argomenti sensibili e non sono stato minimamente ostacolato dalla sicurezza egiziana.

E’ possibile che Giulio Regeni sia stato ucciso per l’articolo critico nei confronti del governo pubblicato sul sito “Nena News”?

No. Alcuni giornalisti stranieri avevano scritto articoli che non erano graditi alle autorità o alla sicurezza egiziana, e quando dopo un periodo di ferie hanno provato a ritornare in Egitto è stato negato loro il visto. Uno straniero spesso entra ed esce più volte dall’Egitto, e se è una persona indesiderata la cosa più semplice da fare è impedire che rientri nel Paese. Se Regeni avesse creato dei problemi, le autorità avrebbero fatto lo stesso anche nei suoi confronti.



Nelle ultime ore è emersa una collaborazione di Regeni con l’agenzia Oxford Analytica. E’ possibile che i suoi report siano caduti nelle mani sbagliate?

Sì, ovviamente è possibile, ma questo non è un movente sufficiente per un omicidio. Il modus operandi delle autorità egiziane che ho osservato finora non è quello di uccidere i giornalisti stranieri che scrivono cose sgradite.

Lei vuole dire che nel passato recente la polizia egiziana non è mai stata coinvolta in omicidi?

E’ stata coinvolta in omicidi, ma non di stranieri. La stessa rivoluzione del 2011 è stata innescata anche dal fatto che un cittadino egiziano era stato ucciso dalla polizia. Io stesso ho visto carceri super-affollate, e queste non sono certo le migliori condizioni per i detenuti. Ma per uno straniero quello che è successo a Regeni è un fatto più unico che raro.

 

E’ possibile che una scheggia impazzita dei servizi di sicurezza abbia ucciso Regeni senza un ordine preciso?

Le rispondo con un fatto che mi è accaduto poco dopo la morte di Regeni. Ho cercato di organizzare una visita nel Sud dell’Egitto insieme a un mio amico olandese. La polizia però non è stata molto collaborativa perché temeva che potesse accaderci qualcosa, e non voleva che le forze dell’ordine finissero sotto accusa. Il timore della polizia, legato evidentemente alla vicenda di Regeni, riguardava l’impatto mediatico che avrebbe prodotto un eventuale incidente che ci avesse visti coinvolti. Alla fine abbiamo dovuto rinunciare entrambi a fare il viaggio.

 

Vuole dire che la morte di Regeni danneggia innanzitutto la polizia?

Sì. Se risultasse che la responsabilità della morte di Regeni è di un singolo ufficiale di polizia, quest’ultimo perderebbe immediatamente il lavoro. La polizia è una realtà fortemente verticalizzata, e quindi un singolo ufficiale non può permettersi di assumere queste iniziative in modo spontaneo. Sarei però ugualmente sorpreso se fosse partito un ordine dall’alto per chiedere l’uccisione di Regeni.

 

Perché?

Non vedo perché l’Egitto dovrebbe rischiare di vedere saltare le sue commesse economiche con l’Italia e andare incontro a problemi politici altrettanto gravi con un importante Paese europeo. Mi risulta quindi incomprensibile quale potrebbe essere l’interesse delle autorità egiziane nell’assassinare Regeni.

 

E se dietro ci fossero altre entità, come i Fratelli musulmani?

Tutto è possibile, ma prima di elencare tutte le varie ipotesi vorrei conoscere i risultati dell’indagine congiunta condotta dagli investigatori egiziani e italiani.

 

(Pietro Vernizzi)