Sono tante le notizie e le congetture in merito all’omicidio di Giulio Regeni, lo studente 28enne morto in circostanze misteriose in Egitto. Mentre procedono le indagini sul fronte italiano e su quello – più complesso – egiziano, il web si mobilita con una petizione online sul celebre sito Change.org, nella quale si chiede con forza massima chiarezza sull’uccisione di Giulio. La richiesta è rivolta alle autorità italiane ed egiziane ed all’Unione Europea e finora sono quasi 70mila le firme raccolte. A chiedere maggiore chiarezza e verità sull’omicidio del giovane studente connazionale è stata anche la cantante Elisa che su Facebook, tramite la sua pagina ufficiale ha invitato a firmare la petizione al coro di #?JusticeForGiulio? (clicca qui per il post Facebook di Elisa). Nella puntata di ieri della trasmissione Le Iene, anche la conduttrice Nadia Toffa ha voluto ricordare il caso Giulio Regeni, accendendo i riflettori anche in prima serata su un giallo dai contorni ancora oscuri. Pif le ha fatto eco, ironizzando: “Noi non possiamo certo pensare che sia stato un omicidio di Stato…”.



Saranno consegnate probabilmente entro domani all’Italia dall’Egitto le “prove” raccolte sul caso dell’uccisione di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano morto a Il Cairo lo scorso 25 gennaio. E’ quanto si legge sul Corriere della Sera. Finora la collaborazione è stata solo promessa dalle autorità egiziane e la verità sull’omicidio è ancora lontana. E la famiglia Regeni ha deciso di parlare. Secondo quanto riportato dal quotidiano è stata l’avvocatessa Alessandra Ballerini a “smentire categoricamente ed inequivocabilmente che Giulio sia stato un agente o un collaboratore di qualsiasi servizio segreto, italiano o straniero. Provare ad avvalorare l’ipotesi che Giulio Regeni fosse un uomo al servizio dell’intelligence significa offendere la memoria di un giovane e brillante universitario che aveva fatto della ricerca sul campo una legittima ambizione di studio e di vita”. Finora l’ipotesi più probabile è che Giulio Regeni sia stato torturato fino alla morte da qualcuno che voleva informazioni forse sul lavoro che stava portando avanti visti i numerosi contatti con dissidenti e sindacalisti che il ragazzo aveva. 



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