E Solone sono due fratelli che vissero attorno al periodo delle persecuzioni nei confronti dei cristiani, ovvero nel 304. Questo due fratelli vissero nella città di Roma, dove vissero un’infanzia semplice, priva di moltissimi tipi di distrazioni e soprattutto di lussi: la famiglia di San Donato era molto semplice e seguiva le regole che vennero instaurate dai governatori Romani, ovvero lavorare fino allo stremo per poter ottenere il cibo e soprattutto il permesso di poter vivere in quella zona. San Donato, assieme al fratello, avevano però un’idea completamente differente della vita: i due supponevano infatti che, la vita, doveva essere vissuta interamente all’insegna della preghiera e della devozione nei confronti del Signore. Per questo motivo, San Donato in particolar modo, non faceva altro che parlare del Signore e della parola che egli diffuse durante gli anni della sua vita. L’uomo, accompagnato dal fratello, riusciva ad ottenere l’attenzione della popolazione romana grazie al suo modo semplice di parlare. Inizialmente, piccole folle si radunarono nei pressi delle varie zone dove San Donato parlava, mentre col passare del tempo e con l’aumento della sua popolarità, San Donato riusciva a radunare delle folle intere di persone. Il futuro santo riusciva a spiegare, in maniera comprensibile, tutto quello che il Signore aveva compiuto durante la sua vita, sottolineando come, la sua vita, fosse caratterizzata dalla preghiera e soprattutto dalla grande voglia di amare il prossimo. Grazie a questa parole, San Donato riusciva a far innamorare di Gesù le persone pagane, le quali chiesero a lui ed al fratello di battezzarli e farli diventare cristiani. Durante il 304 si ebbe un incremento delle persone che abbandonarono il paganesimo in favore della religione cristiana: col passare del tempo, le tante divinità non venivano prese in considerazione da parte dei Romani, che invece prediligevano il cristianesimo. Quando la voce si sparse, i governatori di Roma non presero di buon cuore tale cambiamento, in quanto lo reputavano una mancanza di rispetto, cosa che irritava parecchio i vari governatori che vivevano in quel periodo. In particolar modo, ad essere maggiormente irritato dal modo di fare di San Donato e del fratello fu Eufemio, uno dei governatori di Roma nonché maggior sostenitore del politeismo. Assieme alle sue guardie, il console decise di arrestare, sotto gli occhi terrorizzati di alcune persone che volevano essere battezzate, San Donato e suo fratello, imprigionandoli nelle prigioni romane. I due fratelli vennero frustati ripetutamente: questo perché, seppur torturati leggermente, essi non volevano abbandonare l’idea che, la parola del Signore, fosse sacra e dovesse essere seguita con grande attenzione da parte dei due.
Per questo motivo, visto l’ennesimo rifiuto di abbracciare la religione politeista, Eufemio decise di condannarli a morte, visto che San Donato non seguiva gli ordini che gli vennero impartiti. Trascinato di forza fuori dalle mura della città di Roma, San Donato e suo fratello vennero decapitati e le loro ossa vennero raccolte dai fedeli una volta che, le guardie romane, si assicurarono della morte dei due fratelli.
Vicenza e Gorizia sono le due principali città dove la memoria di SanDonato viene ricordata: nel diciassette febbraio di ogni anno viene organizzato un piccolo rituale che consiste in una breve processione, che attira le folle che appunto ricordano, con preghiere, canti e grazie ad una messa solenne, quello che fece Donato durante la sua vita, aiutato dal fratello che viene anch’esso festeggiato in tale giornata.
San Costabile, o Constabile, è invece l’abate che viene venerato in questa giornata: egli si batté affinché la popolazione di Cava Dei Tirreni potesse vivere in maniera migliore e fece il possibile per salvare alcune navi che sprofondavano nelle gelide acque del mare durante un periodo di tempeste e mare agitato.